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Chi brinda per la decisione della Cina pro investimenti esteri in auto elettriche. Fatti e analisi

Tutti i dettagli sull’annuncio della Cina che riguarda anche navi e aerei oltre le auto. Tesla gongola? L’approfondimento di Giusy Caretto  Pechino e Washington si sono minacciati a vicenda per settimane sull’introduzione di dazi, sollevando più volte la prospettiva di una guerra commerciale tra i due Paesi (e non solo). Ma qualcosa è cambiato nella…

Pechino e Washington si sono minacciati a vicenda per settimane sull’introduzione di dazi, sollevando più volte la prospettiva di una guerra commerciale tra i due Paesi (e non solo). Ma qualcosa è cambiato nella giornata di martedì 17 aprile 2018: la Cina ha fatto un passo per ridurre le tensioni, promettendo di facilitare alle case automobilistiche straniere e ai produttori aerospaziali il processo di costruzione di fabbriche nel paese.

Un gesto di pace verso Trump e soprattutto una mano tesa ad Elon Musk, ma Tesla è davvero pronta a sbarcare a Pechino?

LA DECISIONE DELLA CINA

La Cina cambia le regole: i tempi delle joint venture paritetiche obbligatorie per le aziende automobilistiche straniere che vogliono costruire veicoli nella Repubblica Popolare sta finendo. Il meccanismo che da anni consente agli stranieri di entrare nel mercato pechinese e di costruire localmente (con manodopera a basso costo) e che, allo stesso tempo, permette ai cinesi di acquisire know-how industriale prezioso dal resto del mondo sta cambiando. Meglio, sta per essere cancellato, secondo quanto dichiarato in una nota dalla National Development and Reform Commission e riportato dal sito specializzato Autonews.

A partire dal 2022 verrà eliminato il tetto del 50%, introdotto nel 1994, al possesso di quote azionarie delle joint venture da parte dei costruttori stranieri che volevano vendere le loro auto in Cina. Limite che verrà cancellato nel 2020 per i costruttori di veicoli commerciali e che potrebbe essere eliminato già nel 2018 per coloro che producono auto elettriche.

PECHINO ABBASSA L’ASCIA DI GUERRA

Una notizia che sembra quasi essere un annuncio di nuova pace commerciale verso gli Stai Uniti. E verso Tesla, in particolare, che più volte si è detta interessata al mercato cinese, senza però poi fare passi veramente importanti per entrarci.

UN ANNUNCIO SENZA IMPORTANTI CONSEGUENZE?

A brindare di una decisione simile, infatti, per ora è in particolare Tesla. Poco cambia per le altre case automobilistiche, che già sono entrare nel mercato cinese. Faw-Volkswagen automotori srl è stata fondata il 6 febbraio 1991, e riconosciuta ufficialmente dalla Repubblica Popolare Cinese nell’agosto 1997: l’azienda è controllata dalla First Automobile Works, la Volkswagen, l’Audi e la sezione cinese dellaVolkswagen.

Anche Daimler è già presente sul mercato di Pechino e, insieme a Baic, costruiranno una fabbrica di auto elettriche targate Mercedes-Benz per 1,5 miliardi di euro. Il gruppo Bmw in Cina è presente a Shenyang, in Manciuria, con due fabriche in joint-venture con Brilliance.

E già presenti sono anche Ford e General Motors. Ford, nei vecchi mesi, ha stretto un accordo strategico con Zotye per lo sviluppo delle auto elettriche, ma è previsto anche il lancio di un brand dedicato. General Motors vanta 10 joint venture, due imprese straniere interamente possedute e più di 58.000 dipendenti in Cina.

Nissan ha già annunciato che nel prossimo quinquennio investirà circa 10 miliardi di dollari per lanciare un’autentica offensiva di prodotto in Cina, in joint venture con la partner locale Dongfeng.

E se vero che il cambio delle regole permetterà alle case auto di avere più libertà imprenditoriale e maggiori profitti, è altrettanto vero che sarà difficile cambiare la struttura industriale dopo quasi 25 anni di meccanismo paritetico. I costruttori stranieri potrebbero temere un cambio degli equilibri che potrebbe essere controproducente per il business delle stesse aziende.

Che l’annuncio cinese non porti immediate conseguenze lo si è visto anche dall’andamento del mercato: le azioni delle società cinesi si sono mosse poco dopo nelle scorse ore, proprio a significare che la notizia non crea scompiglio importante sul mercato.

TESLA PRONTA A SBARCARE IN CINA?

D’altronde l’unica Casa che potrebbe beneficiare davvero del cambio delle regole, ora ha troppi problemi per pensare di occuparsi della realizzazione di una fabbrica in Cina. La produzione di massa delle Model 3 avrebbe dovuto essere la svolta per le vendite in Cina, ma le cose non vanno.

Una fabbrica di Tesla in Cina probabilmente produrrebbe solo Model 3 e “probabilmente” un modello Y destinato al mercato locale, come aveva raccontato Musk nel terzo trimestre del 2017. ma ora è bassa la probabilità che Tesla costruisca auto in Cina. Troppi problemi per liquidità e produzione a cui si aggiunge anche il ritiro di 9.000 automobili Model S. Per quanto potrebbe essere qualcosa di positivo, né Tesla né Musk sono pronti per la Cina.

NON SOLO AUTO

La libertà concessa ai produttori di auto viene anche concessa all’industria navale e a quella aeronautica, entro fine 2018.

E questo potrebbe essere anche un modo per dimostrare a tutti qual è il ruolo che sta assumendo la Cina nel mondo. Pechino è sempre più cosciente di diventare una prima economia mondiale nel giro di pochi anni e se ne assume la responsabilità.

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