“Una bella storia italiana”. Viene definita così quella alle spalle di Industria italiana autobus nel sito del gruppo. “La storia di Industria Italiana Autobus è la storia del trasporto collettivo. Un viaggio iniziato a Bologna, nel 1919, da Menarini. Da allora costruiamo autobus per far muovere le persone in modo efficiente, sicuro e sostenibile, nel rispetto dell’ambiente.” La realtà però è meno romantica.
LA CORSA SINGHIOZZANTE DEL BUS TRICOLORE
E il viaggio intrapreso dal comparto bus italiano assomiglia sempre di più a uno di quelli che i pendolari della capitale in attesa di una corriera conoscono bene, tra ritardi, fermate saltate e motori che iniziano a singhiozzare se non persino a fumare. Perché la società di Leonardo (28,65%) e Invitalia (42,76%), dunque a guida pubblica ( l’unico socio privato è rappresentato dai turchi di Karsan, che detiene il 28,59%.) è ormai in uno stato di crisi perenne con le attività dell’ex Irisbus a Flumeri (Avellino) e dell’ex BredaMenarinibus a Bologna. Il governo intanto ha chiesto un nuovo autista, depositando alla prima fermata utile il presidente e amministratore delegato Antonio Liguori e tutto il CdA.
IL NUOVO CDA DI INDUSTRIA ITALIANA AUTOBUS
Il nuovo conducente del bus tricolore è Walter Perrotta come nuovo presidente ma soprattutto Giancarlo Schisano (è stato Managing Director della Divisione Aereostrutture di Leonardo dal 2018 al 2022, con un passato in Ferrovie) siede al posto che scotta dell’amministratore delegato. Fabio Barsotti, Ciro Accetta e Roberto Rizzardo sono i consiglieri. I beninformati hanno notato subito che non ci sono membri in rappresentanza della quota turca. Segno che Karsan potrebbe presto suonare il campanello per prenotare la prossima fermata e scendere da bordo.
URSO VUOLE SCENDERE DAL BUS?
Ma anche il governo sembra impaziente di lasciare Industria italiana autobus al proprio destino, con il ministro Adolfo Urso che, a dispetto del nome del suo dicastero (Made in Italy), non pare credere più nella storia del ‘campione italiano’ e ospite del Forum in Masseria di Bruno Vespa ha dovuto ammettere: “Sono stati commessi gravi errori da chi ritenne di affidare il gruppo a una cordata pubblica. Una grande impresa italiana che dovrebbe essere la seconda per bus prodotti dopo Iveco e che purtroppo è bloccata. Ma anche su quello interverremo”. Ogni riferimento alle condotte del governo di Giuseppe Conte è insomma voluto.
TRE POSSIBILI NUOVI SOCI
Tra fine aprile e inizio maggio il disimpegno del governo in Industria italiana autobus pareva cosa di giorni come riportato da Il Mattino: “Dopo le numerose indiscrezioni dei mesi passati, emerge da fonti ministeriali che non vengono confermate ufficialmente ma neppure smentite la presenza di tre manifestazioni di interesse per l’acquisizione di quote dell’azienda con sedi a Bologna ed in valle Ufita, in Irpinia“. Sarebbero stati avviati confronti per capire le intenzioni dei portoghesi di Caetanobus, del gruppo casertano Civitillo e di Gruppioni che ha già stabilimenti in Alta Irpinia. Poi però tutto si è nuovamente rallentato e il motore del gruppo italiano, che già singhiozzava prima, ha dato proprio segni di cedimento.
LE GARANZIE (A TEMPO) DI URSO
Non è dato sapere se nelle more delle trattative o in attesa di trovare acquirenti realmente interessati, il governo abbia deciso di scongiurare il fallimento, ma tant’è, nelle ultime ore, mentre i lavoratori del Gruppo protestavano sotto le sue finestre, Urso ha garantito che per il momento le carte dell’azienda non finiranno in tribunale, ma il nuovo management dovrà entro fine luglio varare il nuovo piano industriale.
Un piano che per l’ennesima volta dovrà prevedere un rilancio degli stabilimenti di Bologna e Flumeri e che per l’ennesima volta chiederà di mettere nel serbatoio una nuova iniezione di liquidità. Servono 50 milioni di euro per garantire da qui a fine anno le attività produttive, in portafoglio ci sono oltre mille bus. Poi, pare la linea dell’esecutivo, non ci saranno altri aiuti. L’obiettivo è trovare parte di questi soldi attraverso l’ingresso di un secondo socio privato.