Scontro tra lobby a Bruxelles in vista dell’incontro del prossimo venerdì 12 settembre quando torneranno a riunirsi le parti del Dialogo Strategico in merito al futuro della mobilità europea con la presenza del presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e diversi esponenti del settore.
MOTORE A SCOPPIO ADDIO? CHI INVITA AL PRAGMATISMO
Già chiare le posizioni di Ola Källenius (presidente Acea, nonché Ceo Mercedes-Benz) e Matthias Zink (presidente Clepa e responsabile Powertrain and Chassis presso Schaeffler), che rappresentano due delle maggiori associazioni di rappresentanza del settore automobilistico del Vecchio continente: l’Acea (costruttori) e la Clepa (fornitori).
Secondo quanto scritto nella lettera indirizzata alla presidente von der Leyen dalla filiera industriale in un ultimo, accorato, appello a correggere la traiettoria intrapresa col Green Deel dalla Ue che rischia di mandare fuori strada i marchi autoctoni e lasciare la carreggiata libera alle rivali cinesi, occorre essere realistici: “L’Ue attualmente regola i produttori sulla fornitura di veicoli nuovi, ma non riesce a fornire le condizioni per consentire la transizione”.
Acea e Clepa ricordano che “L’Europa deve affrontare una dipendenza quasi totale dall’ Asia per la catena del valore delle batterie, una distribuzione disomogenea delle infrastrutture di ricarica, costi di produzione più elevati, compresi i prezzi dell’elettricità, e tariffe onerose da parte dei principali partner commerciali, come il dazio del 15% sulle esportazioni di veicoli dell’Ue verso gli Stati Uniti”.
Insomma, gli industriali lamentano che la politica comunitaria stia chiedendo loro di “trasformarsi con le mani legate dietro la schiena. Di conseguenza, la quota di mercato dei veicoli elettrici a batteria è ancora lontana da quella che dovrebbe essere : circa il 15% per le automobili, circa il 9% per i furgoni e il 3,5% per i camion”,
CHI VUOLE SPINGERE LE AUTO ELETTRICHE
Di tutt’altro avviso invece chi ha interessi nella filiera delle auto elettriche. Oltre 150 aziende (molte peraltro extra Ue) tra cui figurano Volvo e Polestar (entrambe nelle mani della cinese Geely), produttori di batterie come Verkor o le sudcoreane Samsung, LG Energy, aziende attive nei sistemi di ricarica (Fastned, Ionity, Alpitronic), fornitori di materiali (Talga, Orano, Rock Tech Lithium) e gestori di rete (Iberdrola, Edp), vogliono che la Ue non segua gli Usa di Trump e resti sulla roadmap tracciata con il Green Deal.
“Le nostre imprese – lamentano – hanno investito centinaia di miliardi di euro e creato già oltre 150mila posti di lavoro”, evitando però di ricordare le cifre dei licenziamenti nel settore dell’auto nell’ultimo periodo. Per i firmatari della missiva ritardare l’obiettivo del 2035 “minerebbe la fiducia degli investitori” e “darebbe un vantaggio permanente ai concorrenti mondiali” in un momento in cui, secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia, una vettura su quattro vendute quest’anno è elettrica.
In loro soccorso si muove anche Charge France, che riunisce 18 grandi operatori della ricarica elettrica che negli ultimi giorni – non certo casualmente – ha pubblicato uno studio per ribadire i vantaggi delle auto elettriche. Secondo il paper chi le guida ha 1.600 euro di spese in meno l’anno rispetto ai veicoli ibridi. Non tiene però conto del maggior prezzo delle vetture a batteria nelle concessionarie.