A partire dal 2040 la Francia vieterà la vendita di auto endotermiche. Previsti incentivi per accelerare la diffusione delle vetture elettriche
Dopo la Norvegia e l’Olanda, anche la Francia ha deciso di dire stop alle auto a benzina e diesel. I tempi, però, sono lunghi: il divieto di immatricolazione, infatti, partirà dal 2040. Molto più coraggiose, invece, Norvegia e Olanda, pronte a rivoluzionare il mondo della mobilità a partire dal 2025. E l’Italia? Approfondiamo insieme.
Francia: stop alle auto a benzina, dal 2040
A partire dal 2040 la Francia fermerà la vendita delle auto diesel e benzina. A dare l’anuncio è stato il ministro per la transizione ecologica Nicolas Hulot, che ha anche promesso l’arrivo di incentivi economici per tutti coloro, con basso reddito, che vogliono acquistare auto a basse (o nulle) emissioni al tubo di scarico.
Le buone intenzioni in fatto di mobilità sono contenute nel “piano per il clima” in cui la Francia prova a delineare una strategia propria per centrare gli obiettivi di Cop21 e tener fede agli accordi sottoscritti dai 195 Paesi a Parigi, limitando le emissioni di C02.
Non si tratta di un processo semplice, soprattutto se si guarda al settore trasporti: l’industria automobilistica deve cambiare, adattarsi alle nuove esigenze e alle nuove norme.
La rivoluzionaria Norvegia
Una scelta positiva quella della Francia, ma certamente poco rivoluzionaria, soprattutto se si guarda alla Norvegia, campione mondiale dell’auto elettrica, grazie al più alto tasso al mondo di veicoli elettrici per popolazione. Secondo la Norwegian EV Association, le automobili a batteria, infatti,hanno superato le 100 mila unità in un Paese che conta 5,2 milioni di abitanti.
C’è da dire, che lo scorso anno le vendite di veicoli elettrici hanno registrato un più 40,2% delle nuove immatricolazioni nel Paese, con una crescita del 39,6% rispetto al 2015, per un totale di oltre 62 mila nuove auto elettriche immatricolate, secondo l’associazione norvegese Information Council for the Road Traffic (OFV).
L’importante incremento è dovuto alla sinergia virtuosa tra le politiche energetiche del governo norvegese e la lungimiranza dei privati. La Norvegia, infatti, secondo uno rapporto a firma dell’istituto ICCT di Washington, è anche il primo paese al mondo per diffusione di colonnine di ricarica in rapporto agli abitanti, con oltre 10 mila punti di rifornimento. I norvegesi, poi, sempre secondo il report americano preferiscono le auto elettriche a marchio Mitsubishi, Nissan, Bmw e Tesla.
I grandi risultati in fatto di auto elettriche incentivano la grande ambizione del paese e del Governo, che a partire dal 2025 vieterà le immatricolazioni di auto a trazione tradizionale, accettando le immatricolazioni di auto elettriche, a impatto zero sull’ambiente (per emissioni). Secondo quanto riportato dal quotidiano Dagens Naeringsliv, tutti gli schieramenti politici hanno trovato l’accordo.
E già da tempo Oslo, capitale della Norvegia, ha annunciato di voler proibire le immatricolazioni delle auto a benzina entro il 2019, mentre l’amministrazione pubblica ha dato un forte impulso all’installazione di colonnine per la ricarica pubblica.
Anche l’Olanda pronta a dire addio alle auto a benzina
Anche l’Olanda prova a dare una svolta al mercato della mobilità. Nelle scorse settimane, il Governo ha avviato un iter legislativo per vietarela vendita di auto a benzina o gasolio, entro il 2025. Questa, almeno, è la data stabilita dal Partito Laburista PvdA che ha fatto la proposta di una nuova mobilità.
Favorevoli al provvedimento, che ha già incassato una prima approvazione in Parlamento, sembrano essere anche i rappresentanti dei Liberal Democratic D66, dei verdi GroenLinks e dei partiti ChristenUnie, SP e Kuzu/Ozturk.
C’è anche chi è contrario ad una scelta così drastica, come la destra VVD, ma i tratta di numeri bassi che non intaccano la fiducia del largo fronte del “Si” alla nuova regolamentazione.
Ricordiamo che l’Olanda, nel dicembre 2015, ha dato vita alla Zero-Emission Vehicle Alliance assieme a Germania, Regno Unito, Norvegia, British Columbia, California, Connecticut, Maryland, Massachusetts, New York, Oregon, Québec, Rhode Island e Vermont. L’obiettivo? Arrivare, entro il 2050, alla vendita esclusiva di auto a emissioni zero. Ma se l’iter legislativo non incontra importanti ostacoli, l’Olanda ci arriverà molto prima a dire addio alle auto endotermiche. E ci arriverà da sola, tra i Paesi dell’Ue a 27.
E l’Italia?
Il Belpaese arranca in fatto di mobilità. E non solo perchè noi non abbiamo alcuna data in cui abbiamo fissato il nostro addio alle auto endotermiche, ma perchè l’auto elettrca fatica proprio a decollare.
E se i numeri delle colonnine elettriche sono bassi, ma non bassissimi, 2.874 su tutto il territorio nazionale; quelli delle auto elettriche rappresentano una quota davvero irrisoria del mercato. Le vetture elettriche in circolazione secondo i dati di CEI CIVES sono 8750.
Qualcosa, però, si sta muovendo. Diverse aree metropolitane del Bel Paese, da trino a Milano, ma anche Bologna, Varese e Firenze hanno deciso, insieme ad aziende del settore, di aderire alla Carta Metropolitana sulla Elettromobilità, provando a guidare la transizione dalla mobilità tradizionale a quella ad emissioni basse o nulle. Per spingere i cittadini a comprare auto elettriche, come spiega il Comune di Torino, bisognerà “offrire al consumatore valide motivazioni per il cambiamento culturale a partire da una pianificazione urbana della mobilità che elimini le inefficienze”. È necessario, ovviamente, anche “accelerare lo sviluppo di una rete di ricarica accessibile nelle strade”, ma anche “nelle aree residenziali e aziendali” e dare “impulso alla mobilità condivisa, tramite lo sviluppo dello sharing elettrico per agire più rapidamente sulla riduzione di emissioni”. E ancora. L’Italia è chiamata a “stimolare l’introduzione di mezzi elettrici nei segmenti di mobilità con maggior efficacia e praticabilità, come la logistica dell’ultimo miglio, ovvero la consegna delle merci dai mercati generali al commercio al dettaglio, il trasporto pubblico locale e le flotte aziendali, e lo sviluppo del bike sharing con bici a pedalata assistita”.