Le città sostenibili e resilienti del futuro richiedono un’azione integrale che modifichi sia i protocolli progettuali che i dispositivi attuativi per aumentare le condizioni di successo
La transizione verso una società decarbonizzata e verso una economia circolare che rivedano il modello energetico delle città in un’ottica olistica è una delle sfide più importanti del Neo-Antropocene, la nuova era dello sviluppo responsabile. Le città sostenibili e resilienti del futuro prossimo chiedono un’azione integrale che modifichi sia i protocolli progettuali che i dispositivi attuativi per aumentarne le condizioni di successo. Servono alla città forme insediative e linee infrastrutturali più flessibilLa transizione verso una società decarbonizzata e verso una economia circolare che rivedano il modello energetico delle città in un’ottica olistica è una delle sfide più importanti del Neo-Antropocene, la nuova era dello sviluppo responsabile. Le città sostenibili e resilienti del futuro prossimo chiedono un’azione integrale che modifichi sia i protocolli progettuali che i dispositivi attuativi per aumentarne le condizioni di successo.

L’Europa sta ridefinendo la strategia 2050 verso una maggiore sostenibilità integrata fondata su una visione low carbon che superi l’occasionalità e spinga le città verso processi strategici permanenti e progetti urbanistici strutturali volti a trasformare la loro forma spaziale e l’economia che le alimenta entro un nuovo metabolismo basato sulla riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 in atmosfera. La conservazione delle risorse e l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’adozione di una sobrietà energetica e la diversificazione delle fonti energetiche, la conservazione e la valorizzazione della biodiversità, del suolo e degli ambienti naturali trovano nelle città il migliore campo di sperimentazione.
E le pratiche si moltiplicano. La rete delle 100 Resilient Cities della Fondazione Rockefeller propone un insieme di esperimenti concreti di alleanza tra città resilienti e quartieri energeticamente attivi, in modo da condividere idee e testare le potenziali soluzioni prima di estenderle. E le città resilienti mirano a responsabilizzare i cittadini verso l’adozione di comportamenti più performanti per la transizione energetica. Ad Amburgo è stato costruito il primo edificio che usa le alghe come acceleratori energetici. La BIQ House, progettata da Arup e Splitterwerk per l’IBA 2013, è ricoperta da bio-reattori che racchiudono le alghe, producendo biomasse che possono successivamente essere utilizzate, ma anche catturano il calore solare termico. In questo modo entrambe le fonti energetiche vengono utilizzate per alimentare l’edificio, l’una in supporto all’altra. Un altro esempio di edificio eco-energetico è il MediaTIC di Barcellona, progettato da Cloud-9, formato da grandi travi in ferro rivestite con una pelle di plastica composta da bolle gonfiabili. Il rivestimento regola la luce e la temperatura, riducendo l’emissione di 114 tonnellate di CO2 all’anno ed offrendo un risparmio del 20% sul controllo del clima. A Londra è ormai una pratica consolidata il Beddington Zero Energy Development 
La resilienza e la sfida energetica, infine, è il nuovo campo di battaglia per le aziende più innovative. Il progetto di Bjarke Ingels e Thomas Heatherwick per la nuova sede di Google a Mountain View è un complesso di 316.000 mq. formato da strutture flessibili con coperture intelligenti che controllano il clima interno attraverso la luce e la ventilazione, annullando i confini tra ambiente naturale e costruito. A Seattle, Amazon sta realizzando Spheres, una innovativa struttura sferica capace di alloggiare molteplici forme di vita vegetale non solo come elemento paesaggistico ma soprattutto come dispositivi energiferi.
Maurizio Carta
Articolo Pubblicato sul primo numero cartaceo di Start Magazine






