Il mercato dell’auto non smette di riservare sorprese a ripetizione: a queste latitudini avevamo conosciuto Leapmotor per via di un modello che si ispirava un po’ troppo spudoratamente alla Fiat 500 e all’epoca i più ghignarono pensando alla solita cineseria. Non Carlos Tavares che, tra le sue poche intuizioni nel periodo in cui fu amministratore delegato del Gruppo italo-francese può annoverare la decisione di averci scommesso 1,5 miliardi per il 21 per cento della startup. Dalla partnership è nata la Leapmotor International, società controllata al 51% da Stellantis che si occupa della produzione e della distribuzione dei veicoli della casa cinese all’estero, a iniziare dal Vecchio continente fino al Sud Amerca. Non sono passati nemmeno 5 anni da quella versione corsara della city car italiana e Leapmotor fa già profitti. Ma non tutto nella jv è idilliaco.
TUTTI I NUMERI DI LEAPMOTOR
I numeri di Stellantis, in particolar modo per ciò che concerne la produzione italiana, sono tristemente noti e ne fotografano il costante e incessante declino. Di diverso avviso sono quelli di Leapmotor: la startup cinese ha visto il proprio fatturato sfondare quota 3,2 miliardi di euro, con un aumento del 174% rispetto all’anno precedente.
Merito dei crediti sulle emissioni: lo scorso anno l’azienda a metà anno perdeva 2,21 miliardi di yuan, oggi guadagna 30 milioni (utile netto). Probabilmente è ancora troppo presto perché i numeri fotografino l’importanza del mercato occidentale, ma non bisogna dimenticare che è una situazione inedita che una startup giovanissima possa avvalersi della medesima catena distributiva di alcuni dei più grandi brand europei dell’auto: 400 punti di vendita in 13 Paesi del Vecchio continente. Solo in Italia parliamo di almeno 80 concessionarie.
SCARAMUCCE INTERNAZIONALI
Stellantis mantiene fede ai propri impegni trasportando in pompa magna migliaia di Leapmotor B10 per le concessionarie europee con una nave del Gruppo Grimaldi, la Grande Tianjin. Proprio il marchio cinese “sarà protagonista, insieme a tutto il Brand e il suo management, allo IAA MOBILITY MUNICH 2025, in Germania, il prossimo 8 settembre”, comunica il Gruppo.
La convivenza tra Stellantis e Leapmotor è insomma idilliaca? Non proprio: nei mesi scorsi infatti Pechino ha puntato i piedi volendo dire la sua sulla geografia produttiva europea del marchio e costringendo il Gruppo italo-francese a spostare la produzione delle auto “made in China” da Tychy alla Spagna per assestare un colpo di coda alla Polonia il cui governo si era espresso favorevolmente rispetto ai dazi europei sulle auto elettriche.
I DIKTAT DI PECHINO CAUSANO UN RITARDO DI SEI MESI
Secondo le notizie delle ultime ore, infatti, la Casa cinese partner di Stellantis avrebbe infine scelto Saragozza (l’Italia per le stesse ragioni polacche era off limits) per la produzione europea dei suoi veicoli elettrici. Una vicenda che avrebbe già causato, riportano alcune testate, un ritardo di sei mesi sul piano originale, da qui l’esigenza di far spedire in blocco le vetture prodotte nel Paese asiatico in direzione del Vecchio continente.
Se tali voci fossero confermate, peraltro, sarebbe lecito domandarsi se il 51 per cento che Stellantis ha in Leapmotor International le dia davvero la maggioranza, visto che il Gruppo ha comunque dovuto piegarsi alle direttive umorali dei dirigenti di partito a Pechino.
LE LEAPMOTOR SULLE STRADE EUROPEE
Comunque sia, sono già tre i modelli che Stellantis ha portato in Europa (ben più insomma di quelli visti in tempi recenti per marchi come Maserati, Lancia o Alfa Romeo) concedendo loro spazi nelle concessionarie: l’utilitaria T03 e le due suv B10 e C10. Come se non bastasse, il reparto marketing è già al lavoro per attirare l’attenzione su di un quarto modello, la nuova elettrica hatchback B05 che verrà svelata all’imminente Salone di Monaco.
Da quanto si apprende sarà strutturata sulla stessa piattaforma della B10 e si porrà in concorrenza diretta con vetture europee del calibro di Volkswagen ID.3, Renault Megane E-Tech Electric o delle cinesi Byd Surf e MG4 (il marchio britannico è nel portafogli di Saic).
Certo, in Europa l’elettrico è ancora al palo e i dati sulle vendite lo dimostrano a ogni rilevazione (sopravvive invece l’ibrido), ma questo ai cinesi sembra importare relativamente dato che il loro unico obiettivo attuale è piantare bandierine in quanti più Paesi possibili. Col rischio per Stellantis di ritrovarsi un nuovo competitor in casa. Anche perché, stando al quotidiano economico cinese Cailian Press, il gigante statale Faw starebbe puntando al 10% della startup partner di Stellantis per poi divenirne azionista strategico.