Con ogni probabilità il milione di autovetture che il governo ha chiesto a Stellantis non sarà prodotto nemmeno quest’anno. Il gruppo italo francese non solo si fermerà assai distante da quel traguardo, ma rischia persino di totalizzare un risultato inferiore a quello dell’anno scorso che, sul fronte del rateo di fuoco degli stabilimenti nostrani, portò le lancette indietro agli anni Cinquanta del secolo scorso. A lasciarlo presagire sono i dati del secondo trimestre che permettono di avere, sommati a quelli del primo, una lettura sulla prima metà del 2025.
Nel primo semestre 2025, secondo la fotografia scattata da Fim-Cisl, la produzione italiana di Stellantis si è fermata ad appena 221.885 unità tra autovetture e veicoli commerciali, in calo del -26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le autovetture registrano una flessione del -33,6% (123.905 unità), mentre i veicoli commerciali sono scesi del -16,3% (97.980 unità). Numeri che allarmano ulteriormente Fim-Cisl che oramai prevede una chiusura d’anno intorno alle 440.000 unità totali, con circa 250.000 autovetture prodotte.
LA PRODUZIONE ITALIANA DI STELLANTIS DA NORD A SUD
“Tutti gli stabilimenti auto – sottolineano i sindacati – evidenziano un forte peggioramento£. A differenza del 2024, “in cui almeno Pomigliano rappresentava un’eccezione positiva” nella produzione italiana di Stellantis fermata a più riprese da continui accessi alla cassa integrazione “oggi nessun sito sfugge alla situazione di forte difficoltà”, dichiarano da Fim-Cisl.
Nel primo semestre 2025, a Mirafiori in cui resterà attivo il contratto di solidarietà fino al 3 agosto, utilizzato al 40% dai mille lavoratori della 500 BEV, sono state prodotte 15.315 unità, in calo del 21,5% rispetto alle 19.510 del 2024. Di queste, 15.175 sono 500 BEV, mentre le Maserati si fermano a sole 140 unità, segnando ormai uno stop nella produzione italiana di Stellantis del marchio del Tridente.
TRIDENTE SPUNTATO
Stellantis ha annunciato lo spostamento della produzione di GranTurismo e GranCabrio a Modena entro fine anno, con avvio a ottobre. A Mirafiori resteranno solo lastratura e verniciatura. Le nuove Maserati, comprese le versioni elettriche Folgore, “non hanno avuto i risultati attesi”, sottolineano da Fim-Cisl che torna a insistere sulla “mancata sostituzione del Levante e l’abbandono della nuova Quattroporte” definite nuovamente “errori gravi”.
La situazione produttiva nello stabilimento di Modena “resta estremamente critica”. Nel primo semestre del 2025 sono state prodotte solo 45 unità, con una flessione del 71,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I giorni produttivi effettivi sono stati circa 11, negli altri il Contratto di Solidarietà ha coinvolto 130 lavoratori con un utilizzo medio intorno al 50%. Alla fine del 2024 è stata annunciata la sospensione della versione full-electric Folgore dei modelli MC20 e MC20 Cielo, inizialmente prevista per il primo trimestre del 2025.
L’APPELLO DI FIM-CISL
“È urgente – dicono i rappresentanti delle tute blu – che Stellantis chiarisca quale strategia intende adottare per Maserati, sia sui modelli che sui volumi. La linea Maserati a Mirafiori va assolutamente riempita con nuove produzioni”.
Proprio Fim-Cisl rivendica il piccolo successo che oggi mantiene attive le linee di Mirafiori: “Grazie alla mobilitazione sindacale del 2023, siamo riusciti a ottenere la produzione della 500 ibrida a partire da novembre 2025. È un risultato concreto che può contribuire a mantenere la missione produttiva dello stabilimento. Sono previste entro l’anno 5.000 unità. Stellantis ha annunciato che con la produzione della 500 ibrida, si arriverà a 100.000 unità prodotte e la progressiva uscita dalla cassa integrazione”. Quanto al prossimo futuro, nel 2027 arriverà una nuova 500 elettrica con batterie Stellantis e, nel 2030, debutterà la nuova generazione della 500e, sempre a Mirafiori.
IL BISCIONE NON STRISCIA A CASSINO
Nel primo semestre 2025, la produzione a Cassino è crollata a 10.500 unità, segnando “un pesante -34%” rispetto al 2024. Un dato “tra i più negativi nella storia dello stabilimento”, l’amaro commento dei sindacati che ricordano come dal 2021 si lavori ormai su un solo turno. La produzione attuale è così suddivisa: 26% Alfa Romeo Giulia, 49% Stelvio e 25% Maserati Grecale, anche in versione full electric. “Nel 2017 si produceva sette volte tanto, con circa 2.000 lavoratori in più rispetto agli attuali 2.400”.
Nei primi sei mesi del 2025, si sono registrate oltre 50 giornate di fermo produttivo; nelle giornate lavorate, circa 700 lavoratori sono stati coinvolti nel Contratto di Solidarietà. Lo stabilimento ha enormi potenzialità, ma senza un piano chiaro e tempi certi si rischia di prolungare l’incertezza. A Cassino è stata assegnata la nuova piattaforma STLA Large BEV, sulla quale si produrranno le future Alfa Romeo Stelvio e Giulia, anche in versione ibrida.
“Tuttavia, il lancio, inizialmente previsto per fine 2025, è stato rinviato ai primi mesi del 2026: un rinvio – l’accusa al management da parte dei sindacati – che giudichiamo negativamente, poiché rischia di allungare la fase critica e il ricorso massiccio agli ammortizzatori. Durante l’ultimo incontro al Mimit è stato confermato l’arrivo di un terzo modello “top di gamma” per il 2027, ma non è ancora stato comunicato il brand. Per tutto il 2025, purtroppo, la situazione produttiva resterà debole e preoccupante”, dicono da Fim-Cisl ribadendo l’apprensione per la produzione italiana di Stellantis che resta senza progetti industriali definiti.
FORTE RALLENTAMENTO ANCHE A POMIGLIANO
Lo stabilimento di Pomigliano, pur rappresentando il 64% della produzione nazionale di auto — a causa del calo generalizzato negli altri siti — chiude il primo semestre 2025 con 78.975 vetture prodotte, in calo del 24% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato negativo, in netta controtendenza rispetto al trend positivo dell’anno scorso. La Fiat Panda, con 67.500 unità, resta il modello trainante, coprendo da sola il 54% della produzione auto in Italia. “Ma anche su questo modello si registra una flessione del 15% rispetto al primo semestre 2024, che era stato il migliore degli ultimi quattro anni”, viene sottolineato.
“Preoccupante – comunicano sempre da Fim-Cisl – il calo produttivo su Alfa Romeo Tonale, con solo 10.115 unità (-20%), e il crollo della Dodge Hornet a 1.360 unità (-90%), ormai praticamente ferma la produzione al trimestre precedente. La linea Panda continua a lavorare su due turni, mentre quella di Tonale/Hornet è su un solo turno. Le giornate di cassa integrazione sono state 49 sulla linea Tonale/Hornet e 23 sulla Panda, coinvolgendo tra i 3.000 e i 3.900 lavoratori”.
C’è spazio per del moderato ottimismo dato dalla conferma della produzione della “Pandina” fino al 2030 e dall’arrivo della nuova versione, sempre a Pomigliano, così come l’assegnazione della piattaforma STLA Small con due nuovi modelli compatti dal 2028, “Tuttavia, la riduzione dei volumi, in particolare su Tonale e Hornet, è motivo di forte preoccupazione”.
IL DIMEZZAMENTO DI MELFI
Se negli altri stabilimenti la situazione è preoccupante per Melfi è difficile trovare termini idonei dato che nel primo semestre 2025 ha registrato un crollo produttivo del -59,4% rispetto all’anno precedente, con solo 19.070 unità prodotte. Rispetto al pre-Covid, la perdita è ancora più pesante: -88% (133.697 auto in meno). È, insieme a Pomigliano, il sito che perde più volumi in assoluto (-27.950 unità sul semestre). Un piccolo spiraglio arriva dal ritorno alla produzione della 500X da questo mese fino a settembre 2025: 5.000 unità destinate al mercato Algerino. Continua la produzione Compass e Renegade con 18.153 unità (-37%) e sono iniziate le prime produzioni della DS8 (circa 700 unità) e di altri modelli (200 unità in avvio). Nel semestre si sono registrati 25 giorni di fermo collettivo gestiti con Contratto di Solidarietà (124 turni). Negli altri giorni l’utilizzo medio del CDS è stato del 65%, coinvolgendo ogni giorno circa 3.160 lavoratori.
“La perdita di volumi – si legge nel report stilato da Fim-Cisl – ha già avuto conseguenze occupazionali: dal 2021, circa 2.200 lavoratori sono usciti incentivati su base volontaria, portando gli occupati a 4.860. Lo stabilimento è nel pieno della transizione verso la nuova piattaforma BEV STLA Medium. Grazie alle nostre pressioni, Stellantis ha rivisto il piano iniziale e previsto anche versioni ibride per quasi tutti i modelli (esclusa DS8 per tempi), portando a 7 i modelli previsti, rispetto ai 4 iniziali solo elettrici. Questo ampliamento è fondamentale per garantire maggiori volumi e salvaguardare l’occupazione. Il cronoprogramma prevede all’inizio 2025 la DS8 elettrica, seconda metà 2025 la Jeep Compass elettrica, nel 1° semestre 2026 la Compass ibrida e la DS7 (elettrica e ibrida), nel 2° semestre 2026: Lancia Gamma (elettrica e ibrida). Anche l’indotto è in forte sofferenza”, l’avvertimento dei sindacati.
FRENANO CABINATI E VAN AD ATESSA
Nel primo semestre 2025 la produzione di veicoli commerciali ad Atessa si è attestata a 97.980 unità, con un calo del -16,3% rispetto al 2024. Qui, ricordano i sindacati “Dalla seconda metà dello scorso anno, la situazione è progressivamente peggiorata: dalle iniziali previsioni su 15 turni si è passati al ricorso stabile alla cassa integrazione, che ha coinvolto tra i 700 e i 1.000 lavoratori. La causa principale è la contrazione degli ordini, prima sui cabinati e poi anche sui Van”. Nel primo semestre 2025 la media giornaliera dei lavoratori in Cig è stata di circa 700 unità.
Attualmente si producono: Fiat Ducato, Peugeot Boxer, Citroën Jumper, Opel/Vauxhall Movano e Toyota Proace Max. È stato attivato “per la prima volta” – sottolineano da Fim-Cisl – un piano di uscite volontarie incentivato che ha coinvolto 402 lavoratori. “Un’operazione che richiede monitoraggio per evitare ripercussioni future sull’occupazione”. Ma, come si è visto, questi numeri certificano che il monitoraggio dovrà esteso all’intera produzione italiana di Stellantis, anche attraverso nuove audizioni di John Elkann, presidente del Gruppo e Antonio Filosa (nuovo Ceo) in Parlamento per comprendere qual è la strategia in serbo per rimettere in moto l’automotive nostrano.