skip to Main Content

Next Generation EU

Europa 2020: 100 miliardi per le infrastrutture

Si chiamano PON, POR, declinati in una miriade di acronimi e, nel complesso, costituiscono il quadro di riferimento all'interno del quale realizzare politiche di coesione, coerenti con le strategie europee.

 

Temi e risorse che hanno a che vedere con lo sviluppo, l’innovazione, la creazione di impresa e la capacità di rendere competitivo il sistema economico: cose che, come abbiamo scritto hanno avuto un ruolo marginale nel confronto della campagna elettorale.

Eppure sono questioni sulle quali si gioca il Futuro dell’Italia, in un contesto, quello europeo, dove vince chi è in grado di cogliere le opportunità e di utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione.

Siamo a fine maggio 2014, in teoria dal 1 gennaio è iniziato il nuovo periodo di programmazione, che avrà termine il 31 dicembre 2020: sei anni nei quali realizzare investimenti infrastrutturali per circa 100 miliardi di Euro.

Aspetti importanti che hanno a che fare con lo sviluppo del territorio, con investimenti in reti e infrastrutture, con l’estensione della banda digitale, interventi per l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, l’innovazione sociale: non sono cose trascurabili ma elementi capaci di cambiare lo scenario di crescita e di competitività di un sistema economico.

La campagna elettorale ha avuto, viceversa, uno svolgimento fin troppo ripiegato su questioni interne, tra slogan tipo “No Euro” e rivediamo le regole europee: serve ben altro per far ripartire l’economia e superare un blocco che, oggi più che mai, è culturale e psicologico, tutto teso a rifiutare l’idea di una visione comune, in uno spazio europeo fatto di 28 paesi membri e circa 500 milioni di cittadini.

Servirebbe la serietà di saper affrontare il cambiamento, spostando la visione e la ricerca di un equilibrio che non può essere quello del cortile di casa: piuttosto che aggirare le regole bisogna saper governare adottando regole e comportanti coerenti.

La partita dell’Europa è questo, tutto il resto è voler continuare a giocare con un pallone sgonfio, dove i pali delle porte sono segnati solo con il gessetto.

 

Ecco cosa riporta il sito internet del Governo Italiano a tal proposito:

Per il periodo 2014-20, è previsto, complessivamente, un contributo europeo di circa 30 miliardi di euro, di cui 7 per le regioni più sviluppate, 1 per le regioni in transizione e 20 per le regioni meno sviluppate.

A tali cifre vanno aggiunti gli importi del cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche di coesione europee), pari agli stanziamenti comunitari.

Nel quadro degli interventi per lo sviluppo regionale, le politiche comunitarie si sommano alle politiche nazionali, incardinate sul Fondo Sviluppo e Coesione che ha una dotazione, indicata nella legge di stabilità, di circa 54 miliardi distribuiti negli anni di attività dei fondi.

Nel complesso le politiche di sviluppo e coesione conteranno su circa 100 miliardi di euro.

È previsto, per il periodo 2014-2020, un nuovo programma di intervento sulle città: città che possono essere il motore della ripresa dell’economia italiana, luoghi nei quali più facilmente nascono e sviluppano nuove imprese utilizzando i saperi delle persone. I programmi urbani saranno costruiti mirando a una pluralità di ambiti fra loro integrati, fra cui spiccano per importanza le forme di mobilità sostenibile, gli interventi per l’efficienza e il risparmio energetico, per l’economia digitale e l’inclusione sociale.

Allo stesso modo attenzione particolare viene dedicata alle aree interne del paese, per rompere i vincoli dell’isolamento, garantire quantità e qualità dei servizi pubblici, mettendole in grado di contribuire maggiormente al rilancio del paese.

 

Nell’ambito della strategia nazionale, le azioni per il Mezzogiorno sono caratterizzate da uno sforzo maggiore di individuazione di interventi a scala macro-regionale, evitando i rischi di isolamento delle programmazioni regionali e definendo temi comuni di lavoro, a partire dal rafforzamento di filiere produttive di specializzazione (nel manifatturiero, nell’agricoltura, nell’agroindustria e nel turismo di qualità) e dalla realizzazione di infrastrutture leggere di connessione e integrazione delle reti. (fonte: Governo italiano) .

Back To Top