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Vi spiego l’egemonia cinese nelle Stem

La Cina si afferma come leader nelle Stem, con 4,5 milioni di laureati annui e innovazioni in IA, 5G e biotecnologie. Estratto del Settimanale "Tech e Privacy", la newsletter di Claudia Giulia Ferrauto.

(La Cina è il nuovo epicentro Stem – Estratto del Settimanale “Tech e Privacy”, la newsletter di Claudia Giulia Ferrauto)

La Cina si afferma come leader nelle Stem, con 4,5 milioni di laureati annui e innovazioni in IA, 5G e biotecnologie. Il piano Made in China 2025 e progetti come DeepSeek sfidano l’Occidente, mentre la Trade War con gli USA intensifica la corsa all’autosufficienza. Pechino, Shenzhen e Hangzhou guidano un mondo scientifico post-occidentale, ma la competizione rischia di polarizzare l’innovazione globale.

LA CINA È IL NUOVO EPICENTRO STEM: LEADERSHIP TECNOLOGICA E LA NUOVA FRONTIERA DELLA TRADE WAR

Negli ultimi decenni, il baricentro dell’innovazione scientifica e tecnologica si è spostato dall’Occidente verso l’Oriente, con la Cina che si afferma come epicentro delle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Grazie a una strategia nazionale ambiziosa, investimenti massicci e una visione di lungo termine, Pechino sta ridefinendo gli equilibri globali, diventando leader in settori come l’intelligenza artificiale (IA), i supercomputer, il 5G e le biotecnologie. Tuttavia, questo percorso si intreccia con una Trade War sempre più aspra, aggravata dalle politiche protezionistiche degli Stati Uniti, in particolare dai dazi annunciati dall’amministrazione Trump nel 2025, temporaneamente sospesi ma ancora incombenti. Questo scontro commerciale intensifica la competizione tecnologica globale, con implicazioni che potrebbero rimodellare il futuro dell’innovazione.

L’EGEMONIA CINESE NELLE STEM: UNA POTENZA INARRESTABILE

La Cina ha fatto delle Stem una priorità nazionale. Ogni anno laurea oltre 4,5 milioni di studenti in queste discipline, un numero circa nove volte superiore a quello degli Stati Uniti. Questo è il risultato di strategie come il piano Made in China 2025, che mira a dominare settori come IA, biotecnologie, energie rinnovabili e semiconduttori entro il 2030. La produzione scientifica cinese è un punto di riferimento globale: già nel 2019 ha superato gli Stati Uniti per numero di articoli pubblicati, primato consolidato nelle pubblicazioni altamente citate (top 1% mondiale). La Chinese Academy of Sciences (CAS) è oggi la prima istituzione scientifica al mondo per volume di ricerche, superando i grandi centri americani. Università come Tsinghua e Peking sfidano le Ivy League in matematica, informatica, ingegneria e fisica.

Un esempio significativo è l’introduzione, annunciata nel febbraio 2024, di corsi di IA nelle scuole primarie e secondarie. Con 184 scuole designate come basi per l’educazione all’IA, la Cina sta formando una nuova generazione di innovatori, con programmi che spaziano dall’esplorazione sensoriale per i più giovani a progetti avanzati per i liceali, in linea con l’obiettivo di leadership globale nell’IA entro il 2030.

IL DOMINIO TECNOLOGICO: DALLA PRODUZIONE ALL’INNOVAZIONE

La Cina non è più solo la “fabbrica del mondo”, ma un centro di innovazione tecnologica:

Supercomputer e semiconduttori: La Cina sviluppa supercomputer tra i più potenti al mondo e accelera nella progettazione di chip avanzati, riducendo la dipendenza da fornitori stranieri nonostante le restrizioni occidentali.
Telecomunicazioni 5G: Huawei e ZTE dominano il mercato globale, espandendo il 5G in regioni come Africa e Asia.
Intelligenza Artificiale: DeepSeek, il primo modello LLM interamente basato su ricerca nazionale, compete con colossi come OpenAI e Google DeepMind. Secondo il rapporto State of AI: China Q1 2025 di Artificial Analysis, i modelli cinesi hanno raggiunto livelli di intelligenza comparabili a quelli americani, evidenziando la chiusura del divario tecnologico con gli Stati Uniti.
Biotecnologie: La Cina è all’avanguardia in terapie avanzate, come la ricerca sulle cellule staminali e la biologia sintetica.
Questi progressi sono sostenuti da investimenti massicci e da una visione strategica che integra ricerca, commercializzazione e politiche nazionali. L’indice Hang Seng Tech, che traccia i 30 maggiori gruppi tecnologici quotati a Hong Kong, è cresciuto di oltre il 20% da gennaio 2025, superando il Nasdaq 100 e i “Magnificent Seven” americani, a testimonianza della fiducia degli investitori.

LA CHINESE ACADEMY OF SCIENCES: IL MOTORE DELL’INNOVAZIONE

La Chinese Academy of Sciences (CAS) è il cuore di questa rivoluzione. Integra università, aziende e think tank, con tre funzioni principali:

Ricerca avanzata: Leader globale in pubblicazioni scientifiche, con focus su IA e tecnologie emergenti.

Commercializzazione: Trasforma scoperte in applicazioni pratiche, come la creazione di Lenovo tramite Legend Holdings.

Politiche S&T: Influenza le strategie nazionali, promuovendo l’autosufficienza tecnologica.

Nonostante le sfide, come bilanciare ricerca pura e applicazioni commerciali in un sistema burocratico complesso, la CAS resta cruciale per gli obiettivi tecnologici di Pechino.

LA TRADE WAR E LE SUE IMPLICAZIONI: UNA NUOVA GUERRA FREDDA TECNOLOGICA

L’ascesa della Cina nelle STEM avviene in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche. Gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni su semiconduttori, tecnologie sensibili e collaborazioni accademiche, percependo la strategia tecnologica cinese come una minaccia. La competizione si è intensificata con i dazi annunciati dall’amministrazione Trump nel 2025, temporaneamente sospesi per alcuni paesi ma ancora mirati alla Cina. Tuttavia, un segnale di distensione è emerso di recente. In questi giorni la Cina ha dichiarato di essere aperta a colloqui commerciali con gli Stati Uniti, come riporta il Financial Times.

Questo potrebbe aprire spiragli per una de-escalation, nel tempo, anche se le tensioni di fondo restano e le ripercussioni sono evidenti.

La “guerra fredda tecnologica” ha spinto la Cina a investire in ricerca e sviluppo per l’autosufficienza. Aziende come Huawei e SMIC stanno sviluppando alternative nazionali ai chip occidentali, mentre Pechino rafforza alleanze con paesi del Sud globale per espandere l’influenza del 5G e dell’IA.

Le restrizioni occidentali, se da un lato rallentano l’accesso a tecnologie chiave, dall’altro stimolano l’innovazione interna, rendendo la Cina potenzialmente più indipendente e competitiva. La volatilità economica causata dai dazi continua a influenzare i mercati globali, con ripercussioni su investitori e consumatori.

IL COMMENTO

L’Occidente conserva vantaggi, come centri di ricerca eccellenti e supremazia nei chip avanzati, ma il trend è chiaro: l’innovazione si sposta verso Oriente.

Pechino, Shenzhen e Hangzhou emergono come nuovi poli tecnologici globali, e progetti con l’eco di DeepSeek segnalano un’ondata di innovazioni che potrebbero ridefinire gli equilibri mondiali.

La Cina sta tracciando, anzi ha già tracciato, la strada per un mondo scientifico e tecnologico post-occidentale.

La domanda non è più se la Cina diventerà una superpotenza tecnologica, ma quanto velocemente lo farà e come il mondo si adatterà a un panorama scientifico post-occidentale. La Trade War, con le sue incertezze, rappresenta una sfida ma anche un’opportunità per la Cina.

L’apertura della Cina a colloqui commerciali con gli Stati Uniti, come segnalato dal Financial Times, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella Trade War, ma non elimina le profonde rivalità tecnologiche.

La competizione tra le due potenze sembra destinata a intensificarsi, con il rischio di frammentare l’ecosistema globale dell’innovazione in blocchi contrapposti: un Occidente guidato dagli Stati Uniti e un Oriente dominato dalla Cina.

Una domanda importante da porsi a mio avviso è: questo scenario potrebbe rallentare la collaborazione scientifica internazionale, essenziale per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico o le pandemie?

D’altra parte, la spinta cinese verso l’autosufficienza tecnologica potrebbe accelerare scoperte in settori come l’IA e le biotecnologie, con ricadute positive a livello globale, a patto che Pechino adotti un approccio inclusivo.

Il futuro dipenderà dalla capacità di bilanciare competizione e cooperazione, evitando una deriva verso un mondo scientificamente polarizzato.

 

(Estratto dal Settimanale “Tech e Privacy”, la newsletter di Claudia Giulia Ferrauto)

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