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La Sentenza della Corte Costituzionale n. 192/2024: un baluardo contro le disuguaglianze regionali nei diritti essenziali

L'intervento di Francesco Alberto Comellini, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell'Osservatorio Permanente sulla Disabilità

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 192 del 2024, si è espressa in modo netto sull’importanza dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), riaffermando che la loro determinazione e garanzia spettano esclusivamente allo Stato. La pronuncia rappresenta un passaggio cruciale per il sistema di welfare italiano, soprattutto in settori delicati come quello della disabilità.

La Corte ha messo un punto fermo: le Regioni non possono modificare o derogare ai Lep definiti dallo Stato. Una tutela necessaria per evitare che l’autonomia differenziata possa trasformarsi in uno strumento di disparità. Il nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi per le persone con disabilità è un esempio emblematico. Questo elenco di dispositivi, aggiornato di recente per includere tecnologie avanzate come strumenti informatici e soluzioni domotiche (sebbene il suo aggiornamento dovrebbe essere anche una occasione per eliminare gli ausili oramai superati), è essenziale per garantire dignità e autonomia alle persone con disabilità.

Secondo la Corte, il rischio era evidente: senza un vincolo statale, alcune Regioni avrebbero potuto fornire servizi migliori rispetto ad altre, creando cittadini di “serie A” e “serie B”. La sentenza impedisce questa deriva, garantendo a tutti i cittadini italiani accesso agli stessi ausili, indipendentemente dal territorio di residenza.

Ma come garantire che questa uniformità non rimanga una promessa vuota? Qui entra in gioco l’aspetto finanziario, su cui la Corte ha posto particolare attenzione. La sostenibilità economica dei Lep è stata individuata come una priorità: la loro attuazione richiede un sistema di finanziamento che sia equo e solidale. Le Regioni non possono scaricare sui cittadini i costi delle prestazioni essenziali né approfittare di un’autonomia finanziaria per offrire livelli superiori a scapito di altre aree del Paese.

La Corte ha sottolineato l’importanza di un coordinamento tra Stato e Regioni per assicurare un’equa distribuzione delle risorse. Questo principio vale non solo per il settore della disabilità, ma per tutti i diritti civili e sociali garantiti dai Lep. È una questione di bilanci e priorità, ma soprattutto di rispetto del principio costituzionale di uguaglianza.

La pronuncia non si limita a proteggere i diritti delle persone con disabilità. Al contrario, si proietta su tutto il sistema di welfare, stabilendo che i Lep devono essere il perno di una politica nazionale che garantisca equità e inclusione. In questo quadro si inserisce anche la recente riforma della disabilità, che introduce il progetto di vita individuale personalizzato, uno strumento che mira a soddisfare le esigenze specifiche di ogni individuo. La sentenza della Corte garantisce che questo progetto venga implementato senza differenze territoriali.

In un contesto di crescenti pressioni verso l’autonomia differenziata, la Corte Costituzionale ha lanciato un messaggio chiaro: la solidarietà non può essere sacrificata sull’altare del federalismo. La sentenza n. 192/2024 non è solo un argine contro le disuguaglianze, ma anche una riaffermazione dei principi fondamentali della nostra Costituzione. In un Paese dove il diritto alla salute, all’istruzione e all’assistenza non può dipendere dal codice postale, il ruolo dello Stato rimane cruciale per garantire che nessuno venga lasciato indietro.

 

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