Non si comprende perché il ministro Schillaci abbia revocato tutti i 22 membri del Comitato vaccini, anziché i soli Bellavite e Serravalle. Il disagio lo ha forse imbambolato e portato a fare un secondo errore, la classica toppa più grossa del buco, buco peraltro misurato con poca lucidità.
Nonostante il vertice Trump-Putin, il confronto diplomatico e politico, la morte di Pippo Baudo e altre notizie, la controversia sulla nomina di Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle nel NITAG, il comitato tecnico consultivo sulle vaccinazioni del Ministero della Salute, spicca per importanza strategica. I due medici, rispettivamente ematologo e pediatra, sono genericamente e sbrigativamente accusati di essere no-vax e omeopati e il ministro Orazio Schillaci, in seguito alle reazioni della “comunità scientifica”, cioè di alcune società mediche, di una petizione e di alcuni politici, ha revocato l’intero comitato e dichiarato di voler difendere la salute pubblica con rigore scientifico.
Basta questo per rimanere basiti. Ne deduciamo che Schillaci aveva firmato il decreto senza preoccuparsi di chi nominava, che il suo disagio nasce dal fatto che le opposizioni e alcuni colleghi medici gli imputino “populismo sanitario”, “oltraggio ai morti di Covid”, “legittimazione della pseudoscienza”. Quindi è stato tanto superficiale da trovarsi controllato da coloro che lui dovrebbe controllare.
Non si comprende poi perché abbia revocato tutti i 22 membri del NITAG, anziché i soli Bellavite e Serravalle. Il disagio lo ha forse imbambolato e portato a fare un secondo errore, la classica toppa più grossa del buco, buco peraltro misurato con poca lucidità. Le prove a sostegno delle accuse appaiono opinabili. Bellavite sostiene l’omeopatia, pratica priva di efficacia riconosciuta scientificamente ma utilizzata con beneficio da moltissime persone, probabilmente per effetto placebo che, in caso di prodotti innocui come quelli omeopatici, non è vietato e talvolta anzi è incentivato. È solo uno delle migliaia di medici e farmacisti che prescrivono e vendono prodotti omeopatici, spesso con il sostegno di strutture della sanità pubblica e casse private, esattamente come per i medicinali allopatici.
Bellavite poi ha affermato che i vaccini anti-Covid hanno causato “più effetti avversi gravi di tutti i vaccini della storia umana” e ha messo in dubbio la validità di alcuni studi, il che ha portato alla cacciata dall’Università di Verona. Il no vax nega in assoluto l’efficacia di tale presidio, spesso imputandogli intenzionali effetti nocivi. Lui è semmai uno dei molti free vax, scettici, esitanti, perplessi che evidenziano gli effetti avversi, invitano a valutarne cautelativamente l’uso, in epoca Covid contestavano le conoscenze insufficienti su quelli disponibili e prescritti in merito a durata dell’efficacia, effetto sulla patogeneticità e non sul contagio, conseguenze indesiderate specie a lungo termine. Magari esageravano ma non bestemmiavano e avevano per controparte esponenti medici e istituzionali che sottovalutavano tali aspetti e talvolta erano sospetti di cointeressenze personali (il riferimento è chiaro).
Che Bellavite abbia un basso H-index, cioè valga poco scientificamente, è critica indebolita dal fatto che la valutazione premia chi concorda rispetto all’ortodossia, non chi sostiene posizioni critiche. E comunque l’osservazione fa ridere se si spulciano i cv di tanti esperti infilati in vari posti pubblici. Simili le accuse di anti-vaccinismo contro Eugenio Serravalle che però, per tagliare loro la testa, ha già annunciato querele contro chi lo definisce “no-vax”.
La comunità scientifica che ha spaventato il ministro, invece, che peso e che pensiero ha? Considera membri non idonei di un comitato tecnico sui vaccini coloro che non li sostengono senza se e senza ma. Ma un comitato monocorde di questo tipo che senso e utilità avrebbe? Tra le reazioni istituzionali e scientifiche quella di Francesca Russo, che si è dimessa dal comitato per protesta, affermando il principio di non volersi confrontare con due colleghi di idee diverse in quanto impreparati, ma il confronto non è parte del metodo scientifico? E se i due sono dei cialtroni non potrebbe confutarli e zittirli facilmente? Il Patto Trasversale per la Scienza ha invece raccolto 22.000 firme per la revoca delle nomine: siamo a una visione della scienza bottom up, populista, per cui un gruppo che fa canizza incide su una scelta istituzionale: in termini di democrazia reale, dove ci sono ruoli e competenze, distinzioni tra delegato e delegante, la cosa fa correre un brivido lungo la schiena.
Filippo Anelli (presidente Ordine dei medici), Franco Locatelli, Silvio Garattini, Roberto Burioni, Matteo Bassetti hanno criticato le nomine. Si torna al modello usato durante la pandemia, alla popolarità che sostituisce l’autorevolezza: se uno studioso famoso dice una cosa gli si va dietro. Ma la scia è comprensibile per chi commenta sui social, non per un ministro.
A livello di reazioni politiche, FdI ha sostenuto le nomine, Forza Italia e Lega si sono divisi e questo avrebbe dovuto indurre il ministro a ulteriore prudenza, per evitare crisi di maggioranza. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, informa Palazzo Chigi, è irritata per la vicenda, teme il danno d’immagine e di consensi per il governo e rimprovera al ministro di non essersi coordinato. Intervento opportuno per ripristinare un minimo di serietà e indipendenza nelle scelte del Governo.
Ma ormai il danno è fatto. Speriamo che Schillaci ora legga e ascolti con attenzione anche gli articoli che subodorano, per altri membri del NITAG legati all’industria farmaceutica, potenziali conflitti d’interesse. Alla fin fine, chi contesta un farmaco può essere ignorante, chi lo difende può essere anche interessato.