Già dalla fine degli anni ’80, negli Stati Uniti, alcuni dottori si accorsero che la pubertà tra le ragazze stava iniziando prima rispetto al passato. La dottoressa Marcia Herman-Giddens, che all’epoca era la direttrice dell’équipe che si occupava di abusi sui minori presso il Duke University Medical Center di Durham, in North Carolina, cominciò a raccogliere dei dati.
Circa dieci anni più tardi il suo studio su oltre 17.000 ragazze ha fatto da apripista per i successivi, in cui si è cercato di indagare le cause, che oggi si ipotizzano essere varie ma non vi è ancora alcuna certezza.
IL PRIMO GRANDE STUDIO
Non essendo disponibili i dati per provare che la fase pubertà tra le bambine arrivava prima del tempo, Herman-Giddens iniziò a raccoglierne e dopo circa dieci anni pubblicò uno studio in cui mostrava che, in media, le ragazze della metà degli anni ’90 hanno cominciato a sviluppare il seno – considerato uno dei primi segni di pubertà – intorno ai 10 anni, ovvero più di un anno prima di quanto registrato in precedenza.
Questa scoperta fu di fondamentale importanza per gli studi che vennero dopo, i quali – scrive il New Yorker – hanno confermato, in decine di Paesi, che dagli anni ’70 l’età della pubertà nelle ragazze si è abbassata di circa tre mesi per decennio. Qualcosa di simile, anche se meno netto, è stato osservato anche nei ragazzi.
LE (POSSIBILI) CAUSE
Nonostante si sia continuato ad approfondire e indagare il fenomeno, a oggi gli esperti non sanno ancora affermare con sicurezza quali siano le cause.
“L’obesità – afferma il New York Times – sembra avere un ruolo, ma non può spiegare completamente il cambiamento. I ricercatori stanno studiando anche altre potenziali influenze, tra cui le sostanze chimiche presenti in alcune materie plastiche e lo stress”. Inoltre, “per ragioni poco chiare, i medici di tutto il mondo hanno segnalato un aumento dei casi di pubertà precoce durante la pandemia”.
UNA SCOPERTA A TAPPE E PER TENTATIVI
L’obesità, alla fine degli anni ’90, sembrava una causa possibile perché mentre negli Stati Uniti si riscontrava un aumento della malattia in età infantile, in Paesi tipo la Danimarca, dove non si era verificato, l’età della pubertà iniziava in media intorno agli 11 anni. L’obesità, tra l’altro, è stata collegata alla comparsa di un ciclo mestruale precoce fin dagli anni ’70.
Tuttavia, a distanza di dieci anni dallo studio di Herman-Giddens, anche in Danimarca si iniziò a notare un aumento dei casi di pubertà precoce nelle ragazze, che in alcuni casi sviluppavano il seno a 7-8 anni. Anche il ciclo mestruale compariva prima. Ma più che l’obesità, il cui andamento non era variato nel Paese, la causa che gli esperti hanno indagato è stata l’esposizione a sostanze chimiche, di cui uno dei più convinti sostenitori è il dottor Anders Juul, endocrinologo pediatrico presso l’Università di Copenaghen.
Juul osservò, infatti, che nei casi di pubertà precoce le ragazze presentavano nelle urine livelli più alti di ftalati, “sostanze utilizzate per rendere più durevoli le materie plastiche che si trovano in qualsiasi cosa, dai pavimenti in vinile alle confezioni alimentari”, spiega il Nyt. Sono dette anche “interferenti endocrini” perché possono influenzare il comportamento degli ormoni. Le prove del collegamento restano tuttavia poco chiare e i dati insufficienti.
STRESS, TRAUMI E… COVID
Tra le altre cause che possono giocare un ruolo nella pubertà precoce ci sono poi stress e traumi, come nel caso di abusi sessuali subiti nella prima infanzia, ma anche insufficiente attività fisica, madri che hanno una storia di disturbi dell’umore e padri biologici che lasciano la famiglia.
Inoltre, durante la pandemia, gli endocrinologi pediatrici di tutto il mondo hanno notato un aumento dei casi di pubertà precoce nelle ragazze. In particolare, uno studio italiano associa il fenomeno a una maggiore sedentarietà e mancanza di attività fisica.
LE RICADUTE DI UNA PUBERTÀ PRECOCE
Sebbene sia difficile stabilire con certezza le cause, l’arrivo in anticipo della pubertà può avere effetti negativi sulle ragazze, che corrono un rischio maggiore di andare incontro a disturbi alimentari, depressione, ansia, abuso di sostanze e altri problemi psicologici, oltre che di sviluppare un tumore al seno o all’utero in età adulta.