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Monoclonali: il futuro per la lotta al Covid?

Lo studio presentato al congresso ECCMID, che presto verrà pubblicato su “Infectious Diseases and Therapy”, evidenza che non tutti i monoclonali sono efficaci su tutte le varianti. Gli anticorpi monoclonali possono essere il futuro della lotta al Covid? Spesso, erroneamente, sono messi in contrapposizione all’impiego del vaccino.  Cosa sono i monoclonali  Diventati famosi per aver…

Gli anticorpi monoclonali possono essere il futuro della lotta al Covid? Spesso, erroneamente, sono messi in contrapposizione all’impiego del vaccino. 

Cosa sono i monoclonali 

Diventati famosi per aver curato l’ex presidente USA Donald Trump, gli anticorpi sono proteine (immunoglobuline) prodotte da cellule del sistema immunitario che reagiscono con le sostanze (gli antigeni) che hanno stimolato il sistema immune. Sono in grado di distruggere o inattivare gli agenti infettivi. Riescono a inibire l’ingresso di un virus nelle nostre cellule. Gli anticorpi monoclonali non sono un’alternativa ai vaccini ma piuttosto un’arma complementare.

I pro e i contro dei monoclonali 

A differenza dei vaccini impiegati nella campagna vaccinale europea, i monoclonali non hanno ancora ricevuto l’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Inoltre, in quanto farmaci, hanno un’indicazione terapeutica precisa: vanno somministrati nelle prime fasi della malattia, per via endovenosa, e sono particolarmente indicati per i pazienti a rischio di forme gravi (cardiopatici, diabetici, ipertesi, soggetti fragili in generale). Infine, aspetto non affatto secondario, hanno un costo molto alto. Come scrive il Corriere della Sera, una singola dose costa allo Stato tra i mille e i 2 mila euro.

I monoclonali autorizzati in Italia

In Italia sono stati autorizzati in via temporanea con Decreto del Ministro della salute 6 febbraio 2021 tre anticorpi monoclonali: le combinazioni bamlanivamb/etesevimab  e casirivimab/imdevimab e sotrovimab. L’AIFA produce ogni settimana un report sull’impiego dei monoclonali sul territorio italiano al fine di raccogliere sempre più informazioni sulla sicurezza. Secondo l’ultimo report al 9 settembre 2021 sono state 9021 le persone curate con i farmaci monoclonali. 

I monoclonali contro le varianti del Covid 

Il primo studio real life che testato questi farmaci nella cura dell’infezione da Covid causato da varianti è stato condotto a Pisa e presentato al congresso ECCMID. Lo studio riguarda l’efficacia degli anticorpi monoclonali (bamlanivimab/etesevimab e casirivimab/imdevimab) contro le varianti del SARS-CoV-2 . “I risultati che abbiamo ottenuto dimostrano che purtroppo le varianti modificano il target di azione degli anticorpi monoclonali e potenzialmente ne possono diminuire l’efficacia. Ma questa diminuzione non è uguale per tutte le molecole”, spiega a Repubblica Marco Falcone, associato in Malattie infettive all’Università di Pisa, infettivologo presso l’U.O. di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana diretta da Francesco Menichetti e autore dello studio.

I risultati dello studio pisano 

Lo studio presentato al congresso ECCMID, che presto verrà pubblicato su “Infectious Diseases and Therapy”, evidenza che non tutti i monoclonali sono efficaci su tutte le varianti. Per le varianti beta e gamma bamlanivamb/etesevimab perde di efficacia, funziona molto meglio, invece, casirivimab/imdevima. 

Unica terapia domiciliare efficace

Lo studio condotto a Pisa ha dimostrato che, a oggi, i monoclonali sono l’unica terapia domiciliare efficace. “In realtà il paziente deve essere portato in ospedale per l’infusione e per la successiva osservazione ma poi può tornare a casa”, spiega Falcone a Repubblica. “Una gestione tutto sommato agevole che permette di intervenire in pazienti fragili per evitare che la malattia si sviluppi in forma grave”. 

Somministrazione dei monoclonali: le difficoltà 

La difficoltà nell’utilizzo di questi farmaci sta proprio nel fatto che, per essere somministrati, è necessario il ricorso a una struttura ospedaliera. “Però i monoclonali non sono presenti ovunque, non ci sono nel piccolo ospedale di provincia, isolato dal contesto urbano – ha detto a Il Giornale Andrea Mangiagalli, medico di medicina generale e membro dell’Associazione Terapie domiciliari Covid-19 -. Probabilmente i monoclonali ci sono nei grandi ospedali cittadini, in pochi di loro, e non sono nemmeno disponibili per i numeri dei pazienti che abbiamo oggi da trattare. È una procedura che deve essere fatta per endovena, se funzionano bene è un vantaggio per tutti ma portarli capillarmente ai primi sintomi a tutti i pazienti, magari fuori da grandi città, la vedo piuttosto difficile”. 

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