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L’Italia si scopre fragile: la bomba demografica che travolge la disabilità

Quale progetto politico sarà avviato per avviare la correzione in modo strutturale del sistema pensionistico e dell’assistenza alle persone con disabilità? L'intervento di Francesco Alberto Comellini, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell'Osservatorio Permanente sulla Disabilità Osperdi Ets.

Il «Rapporto ISTAT 2025» e il «Rapporto annuale INPS 2025» fotografano un’Italia che invecchia: over-65 al 34,5% entro il 2050 e 2,9 milioni di disabili, mentre le prestazioni a titolo di pensione d’invalidità civile sfiorano 3,4 mln.

Demografia e welfare corrono su binari divergenti. Entro il 2050 gli over 65 raggiungeranno il 34,5% della popolazione e gli over 80 il 13,6%, abbassando il rapporto attivi/anziani a 1:1. Secondo ISTAT i disabili nei nuclei familiari sono oggi 2,9 milioni, quasi tutti anziani, e il loro numero è destinato a crescere, trainato dall’aumento della longevità e dei nuclei unipersonali.

Nel frattempo la spesa comunale per gli anziani è diminuita del 14% fra il 2012 e il 2022 e l’offerta resta sbilanciata: 29 posti letto per non-autosufficienti ogni mille anziani nel Nord-Est contro 8 nel Mezzogiorno. Senza investimenti significativi, la pressione sul sistema di cura è destinata a intensificarsi. Le proiezioni demografiche ISTAT e i conti INPS convergono su un quadro critico. ISTAT, con rilevazione campionaria, stima 2,9 milioni di persone con disabilità, mentre l’INPS, su base censuaria, registra 3,4 milioni di prestazioni a titolo di pensioni di invalidità civile. I due numeri potrebbero allinearsi conteggiando i codici fiscali univoci nel database INPS, applicando un coefficiente correttivo che tenga conto dei beneficiari con più trattamenti.

Nel 2024 l’INPS ha speso complessivamente 22,9 miliardi di euro per invalidità civile, in aumento del 5,7 % annuo, con quasi 650.000 nuove liquidazioni (+6%). Se questo ritmo si limitasse a seguire l’espansione degli anziani e un’inflazione reale moderata, la spesa raggiungerebbe i 45 miliardi (valori 2024) a metà secolo, pari a circa l’1,8% del PIL, avvicinandosi al 2,1% stimato dalla Commissione UE per l’assistenza di lungo periodo.

La domanda in accelerazione, la disomogeneità territoriale dell’offerta e il calo delle risorse locali espongono il sistema a un rischio crescente di insostenibilità finanziaria e di iniquità nell’accesso alle cure, rendendo urgente un rafforzamento coordinato dell’assistenza domiciliare, delle strutture residenziali e dei criteri di valutazione dell’invalidità.

Nel 2024 le sole pensioni di invalidità civile sono state 3.414.007, con un importo medio di 491 euro —appena 10 euro in più rispetto al 2023— con 116.053 trattamenti aggiuntivi rispetto al 2023 che hanno comportato una maggiore spesa di 90.134.723 euro. Di fronte a queste cifre, e sulla base del trend di crescita della spesa, il peso complessivo della spesa sul PIL al 2050 appare realistico.

La domanda, allora, è inevitabile: quale progetto politico sarà avviato già dalla prossima legge di bilancio per avviare la correzione in modo strutturale, e non demagogico, del sistema pensionistico e dell’assistenza alle persone con disabilità?

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