Nonostante il clima di tensione tra Stati Uniti e Cina, la casa farmaceutica Moderna ha firmato con Pechino un accordo per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di farmaci a base di mRNA che non saranno esportati ma verranno usati esclusivamente in Cina.
L’ACCORDO
Moderna ha riferito che un memorandum d’intesa e un accordo di collaborazione territoriale per lavorare sulle opportunità di ricerca, sviluppo e produzione di farmaci a base di mRNA in Cina sono stati firmati mercoledì scorso.
“I farmaci prodotti nell’ambito di questo accordo saranno destinati esclusivamente al popolo cinese… e non saranno esportati”, ha dichiarato un portavoce a Reuters, rifiutandosi però di commentare l’entità dell’accordo e di fornire ulteriori dettagli.
“Questi accordi – ha spiegato – sono incentrati sul rafforzamento della sicurezza sanitaria, mirando alle esigenze non soddisfatte e contribuendo all’ecosistema di soluzioni mediche disponibili per i pazienti in Cina”.
L’INCONTRO TRA BANCEL E LE AUTORITÀ CINESI
La conferma dell’accordo per una cooperazione strategica con Moderna è arrivata anche da Shanghai, hub finanziario della Cina, dopo che le autorità, tra cui il segretario del Partito Comunista di Shanghai, Chen Jining, hanno incontrato mercoledì l’amministratore delegato della società, Stephane Bancel.
“Speriamo di accelerare la realizzazione dei progetti di Moderna… e di promuovere lo sbarco a Shanghai di tecnologie più avanzate e prodotti innovativi”, ha dichiarato Chen.
La mossa, osserva Quartz, segna un importante investimento nel Paese, “anche se le relazioni tra Washington e Pechino continuano a inasprirsi” per questioni che vanno dalla sicurezza nazionale alla forte dipendenza dalle catene di approvvigionamento cinesi. L’amministrazione Biden, infatti, ha adottato misure severe per diversificare gli investimenti e il commercio dalla Cina.
QUANTO SCOMMETTE MODERNA SULLA CINA
L’agenzia di stampa cinese Yicai, riferiscono varie testate, afferma che la casa farmaceutica con sede nel Massachusetts è pronta a effettuare il suo primo investimento in Cina, che potrebbe avere un valore di circa 1 miliardo di dollari. L’azienda non ha confermato questa cifra.
Moderna, che ha registrato un’entità legale nel Paese l’anno scorso, prima non era presente nella Cina continentale. Nel 2022 ha aperto un ufficio a Hong Kong nell’ambito di un’espansione in Asia e già a maggio aveva dichiarato di “essere alla ricerca di opportunità in Cina”.
COSA FARE DOPO IL VACCINO ANTI-COVID?
L’espansione nella Cina continentale avviene mentre la crescita dei ricavi dell’azienda sta rallentando bruscamente a causa del calo della domanda globale del vaccino anti-Covid, l’unico prodotto di Moderna finora approvato.
La casa farmaceutica, infatti, scrive Reuters, “a febbraio ha previsto una possibile perdita netta per il 2023, definendolo un anno di transizione prima di iniziare a registrare vendite di vaccini sperimentali per il virus respiratorio sinciziale (RSV) e l’influenza”.
Questi vaccini, basati sulla stessa piattaforma di mRNA del vaccino anti-Covid, non hanno tuttavia ancora ottenuto l’approvazione.
PUNTI DI FORZA (E DI DEBOLEZZA) NELL’INVESTIRE IN CINA
Ma Moderna non è l’unica a guardare a Oriente. La Cina, infatti, è un mercato che fa gola a diverse Big Pharma per la sua popolazione numerosa e in via di invecchiamento, oltre che con una crescente prevalenza di malattie croniche, che la stanno facendo assomigliare a molti Paesi occidentali.
Mercoledì scorso, stando alla Cnbc, il ministero del Commercio cinese ha dichiarato di aver tenuto un incontro con alcuni dei principali produttori di farmaci del mondo per discutere delle loro operazioni commerciali nel Paese. Tra questi ci sono Pfizer, AstraZeneca, Novo Nordisk, Merck, Sanofi e GE HealthCare Technologies. Non si sa, invece, se vi abbia partecipato anche Moderna.
Però, c’è un però. Il mercato cinese, evidenzia Quartz, “presenta anche rischi e incertezze”. AstraZeneca, quotata in borsa nel Regno Unito, per esempio, scriveva qualche giorno fa il Financial Times, starebbe valutando la possibilità di scorporare le sue attività in Cina per isolare la multinazionale dalle tensioni geopolitiche. L’azienda, tuttavia, ha smentito la notizia.
Non solo. Un’altra sfida è rappresentata dalla protezione della proprietà intellettuale. L’anno scorso, infatti, Moderna ha dovuto rifiutare le richieste di Pechino di consegnare la proprietà intellettuale che sta alla base dei suoi vaccini anti-Covid. Questo, ha fatto fallire le discussioni per la vendita dei vaccini a mRNA di Moderna nel Paese.
I PIANI DI PECHINO PER L’INDUSTRIA BIOTECNOLOGICA
Infine, per la Cina, la biotecnologia è un’industria strategica con profonde implicazioni per la sicurezza nazionale e Pechino ha reso note le sue intenzioni di costruire una catena di approvvigionamento biotecnologico nazionale avanzata, dalle materie prime ai farmaci, fino alle attrezzature mediche più innovative, con l’obiettivo di superare i competitor occidentali.
Per Quartz, la Cina aprirà le sue porte alle imprese straniere “solo se ciò va a vantaggio degli operatori locali”, come avvenuto per l’industria automobilistica, in cui “i nuovi operatori stranieri si trovano a dover fare i conti con i concorrenti nazionali che si accaparrano quote di mercato in patria e si espandono in nuovi mercati all’estero”.
E non è escluso che uno scenario simile si verifichi anche nel settore delle biotecnologie.