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Il vaccino russo anti Covid è ok. Lo studio pubblicato su Lancet

Il vaccino russo anti Covid produce anticorpi. Che cosa è scritto nello studio dell'Istituto nazionale di ricerca epidemiologica Gamaleya di Mosca pubblicato sulla rivista specializzata Lancet

Il vaccino russo Sputnik funziona. A dirlo è uno studio pubblicato su Lancet: secondo quanto riportato dal gruppo di Denis Logunov, dell’Istituto nazionale di ricerca epidemiologica Gamaleya di Mosca, il vaccino avrebbe prodotto una risposta immunitaria in tutti i 76 volontari, adulti sani tra i 18 e 60 anni, coinvolti nelle fasi 1 e 2 della sperimentazione.

Andiamo per gradi.

LO STUDIO

Lo studio sul vaccino, prodotto dalla Binnopharm, è stato condotto da Denis Y Logunov e colleghi del NF Gamaleya Research Institute of Epidemiology and Microbiology.

LA SPERIMENTAZIONE

In occasione della sperimentazione, i ricercatori hanno arruolato, tra il 18 giugno e 3 agosto, 76 volontari adulti sani (di età compresa tra 18 e 60 anni) in due diversi studi (38 persone in ciascuno studio); 53 (70%) partecipanti erano uomini e 23 (30%) erano donne.

Le principali misure di valutazione erano la sicurezza e l’immunogenicità (immunità umorale antigene-specifica). Nella fase 1 di ciascuno studio, due gruppi di nove volontari hanno ricevuto una dose del vettore dell’adenovirus ricombinante tipo 26 (rAd26) o del vettore dell’adenovirus ricombinante tipo 5 (rAd5), entrambi portatori del gene per la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 ( SARS-CoV-2) glicoproteina spike (rAd26-S e rAd5-S), in forma liofilizzata o congelata.

Nella fase 2, un altro gruppo di 20 volontari adulti sani in ciascuno studio ha ricevuto dosi sequenziali di rAd26-S seguite da rAd5-S di una delle due formulazioni.

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LE REAZIONI AVVERSE

Nessun evento avverso grave. Le controindicazioni sono stati dolori al sito di iniezione (44 [58%]), ipertermia (38 [50%]), mal di testa (32 [42%]), astenia (21 [28%]) e muscoli e articolazioni dolore (18 [24%]), secondo quanto riportato su Lancet.

LO SVILUPPO DEGLI ANTICORPI

Da un punto di vista immunologico, invece, nella fase 2, l’85% dei partecipanti aveva anticorpi rilevabili 14 giorni dopo la dose di priming, salendo al 100% entro il giorno 21.

I LIMITI DELLO STUDIO

Non mancano, riporta Lancet, i limiti. Il vaccino congelato è stato somministrato a giovani militari, ed è probabile che i soldati siano più in forma e più sani della popolazione generale, non presentando sintomi particolari.

Negli anziani, invece, la senescenza potrebbe rendere i vaccini meno immunogenici. Nessun anziano, però, è stato incluso nello studio.

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