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Il lavoro è un diritto anche delle persone con disabilità

Il primo maggio è passato, viva il primo maggio, ma non dimentichiamo i lavoratori con disabilità. L'intervento di Francesco Alberto Comellini, attivista e membro del comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio Permanente sulla Disabilità

 

Ne converrete anche voi che il lavoro è un diritto.

Tutto vero, lo dice la nostra Carta fondamentale all’articolo 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Ma il lavoro, condizione di esistenza sociale dell’uomo, non esiste che con la libertà, tuttavia – come la libertà – occorre saperlo conquistare e mantenere, lavorando, secondo le proprie capacità e possibilità, ma senza rinunciarvi.

Lo Stato Italiano e l’Europa, di cui siamo parte costituente, hanno il dovere di creare le migliori condizioni, anche di sicurezza, affinché: da un lato chi cerca lavoro possa trovarlo in modo attivo (non restando sul divano di casa reso confortevole da sussidi non più sostenibili) e sulla base delle competenze acquisite, dall’altro chi crea posti di lavoro deve essere posto in grado di continuare a farlo, in modo sostenibile e sulla base di regole chiare, capaci di garantire sicurezza e continuità.

Secondo le recenti analisi provenienti dal mondo del lavoro, solo poco più del 30% delle persone con disabilità, nella fascia d’età 15-64 anni, risulta occupato contro il quasi 60% delle persone cosiddette normodotate.

Dunque la vera sfida di oggi e di domani è il saper garantire l’occupazione delle persone con disabilità affinché non siano un costo ma una risorsa, e per farlo non serve commentare le parole di chi, non sapendo nulla di disabilità, ha propugnato fantasiose teorie che ci riportano agli anni ’70 del secolo scorso, prima che le classi speciali fossero abolite con la legge 517 del 1977 che ha introdotto, per la prima volta, gli insegnanti di sostegno.

Serve invece ricordare che l’inclusione delle persone con disabilità è un valore costituzionale irrinunciabile e che questo valore deve permeare ogni politica di sviluppo sociale. Sulla base di tale valore irrinunciabile, dunque, ai bambini e alle bambine con disabilità, futuri uomini e donne dell’Italia e dell’Europa di domani, sarà possibile attraverso una costante azione di inclusione sociale, sin dai primi anni di vita, attuata anche sostenendo i loro nuclei familiari con misure adeguate e atte a garantire una piena conciliazione vita-lavoro, il poter godere di un futuro di libertà, partendo proprio da una loro piena integrazione scolastica prima, universitaria e occupazionale poi, in relazione alle loro capacità e alle abilità residue che lo Stato ha il dovere di tutelare e valorizzare.

Se è vero, com’è vero, che il lavoro è libertà, come ci ha voluto ricordare ieri il Capo dello Stato Sergio Mattarella, allora la piena valorizzazione delle persone con disabilità, dei lavoratori con disabilità, diviene un obiettivo politico prioritario per la premier Giorgia Meloni, e parte dalla messa a terra di politiche per le disabilità strutturali, concrete e adeguate ai tempi e al progresso, anche tecnologico, capaci di dispiegare i loro effetti positivi oggi, non domani, per un reale miglioramento delle condizioni di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Per rendere possibile questo cambio di passo, per far crescere dal 30% al 100% i lavoratori con disabilità realmente occupati, però occorre un cambio di vertice nella governance delle politiche per la disabilità, o quantomeno un suo poderoso rafforzamento, capace di rendere la progettazione e la messa a terra delle politiche per la disabilità, trasversale al complesso delle politiche attuate dal Governo.

In tal senso, tra le tante parole sul lavoro ascoltate ieri nelle piazze italiane, ho positivamente ascoltato le parole del  Segretario Generale della CONFSAL, Angelo Raffaele Margiotta, che ha affrontato nel suo intervento dal palco di Piazza del Plebiscito a Napoli, anche i temi delle disabilità, annunciando la stesura di un decalogo di impegni sulle disabilità. Una dichiarazione, quella di Margiotta, che va nella direzione giusta di una visione complessiva e trasversale delle disabilità e che pone il sindacato autonomo in prima linea nella tutela dei lavoratori fragili, con disabilità e delle loro famiglie, una visione quindi che dà corpo e valore al principio costituzionale dell’inclusione che si conferma irrinunciabile.

Francesco Alberto Comellini

Osservatorio Permanente sulla Disabilità – www.osperdi.it
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