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Sanità Privata

Il governo punirà chi è stato costretto a scegliere la sanità privata in assenza di quella pubblica?

Il governo ha in cantiere misure per penalizzare la sanità integrativa. Fatti, rumors e commenti nell'editoriale di Pietro Romano per Ore 12 Sanità

 

L’emergenza Covid ha messo a nudo i problemi del nostro Servizio sanitario nazionale. Sarà sempre tra i migliori al mondo, anche per mancanza di parametri certi di confronto, ma ha dimostrato di non essere più in grado di garantire prestazioni adeguate agli italiani.

Non entriamo nel merito della risposta all’emergenza, perché le emergenze rappresentano sempre una incognita, ma le risposte alla “norma” sono state praticamente azzerate per due anni. E gli strascichi sono destinati a durare per lungo tempo. Alla faccia dei malati “normali”, anche di quelli che hanno patito e patiscono malattie gravi.

Un problema non solo italiano, questo, del blocco sanitario alle patologie ordinarie ma che nel nostro Paese era già insorto, sotto altra forma. Le lunghissime liste di attesa per le varie prestazioni sanitarie, lo ricordiamo tutti, erano diventate strutturali da ben prima della pandemia. Colpa, si è ripetuto, di una stagione ormai lunga (oltre dieci anni) di tagli alla sanità necessari a tappare i buchi della finanza pubblica. Senonché i tagli nel pubblico hanno giocoforza costretto a esborsi privati. Risultato? Oggi in Italia le spese sanitarie sostenute direttamente dai privati ammontano a quasi il 25% della spesa sanitaria complessiva contro una media europea del 16%.

Di fronte a questi numeri hai voglia di continuare a intonare la messa cantata del servizio sanitario nazionale migliore (o quasi) al mondo. O non è così o gli italiani sono impazziti e amano buttare i soldi dalla finestra.

In tale contesto, però, è nato un altro epiteto – quello di consumista sanitario – per marchiare i cittadini che decidono di ricorrere alla sanità privata. Un epiteto mirato non solo a offendere ma addirittura a colpevolizzare una categoria che, con il suo comportamento, sbugiarderebbe il mito – politico – della sanità pubblica, amministrata direttamente o indirettamente dalla longa manus degli amministratori locali. E in quanto tale, la migliore in assoluto. Una colpevolizzazione che rischia di penalizzare addirittura quanti, ricorrendo alla sanità privata magari con l’ausilio dei fondi di sanità integrativa nell’ambito della libera contrattazione lavorativa, comunque alleviano la sanità pubblica, oggi e/o nel futuro, prima di tutto grazie a cure e interventi preventivi.

Quale sottile e perfida strategia potrebbe essere attuata? La sanità integrativa gode di detrazioni fiscali e oneri deducibili che nel 2020 avrebbero comportato un mancato gettito per l’erario pari a circa 650 milioni di euro.

Secondo indiscrezioni, le vie della penalizzazione sarebbero due, che potrebbero essere imboccate insieme o in alternativa. La prima vedrebbe l’innalzamento delle prestazioni integrative a quelle garantite dal Servizio sanitario nazionale dall’attuale 20% minimo a una quota consistentemente più alta.

La seconda comporterebbe una riduzione delle aliquote delle detrazioni fiscali. L’alternativa? Aspettare le prestazioni pubbliche e spesso i loro tempi biblici. O rinunciare del tutto alle cure, magari perché ritenute superflue dalla burocrazia imperante. In puro stile orwelliano e in ossequio al mantra del Servizio sanitario nazionale migliore del mondo.

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