Caro direttore,
160 milioni di euro di incremento in tre anni del FOE, il cosiddetto “fondone” per gli EPR, gli enti pubblici di ricerca. Misura decisa dal Consiglio dei ministri e spiegata in conferenza stampa dal ministro Anna Maria Bernini, che ha puntato tutto sul precariato, ricordando che anche lei è stata “idonea non chiamata” quindi sa quanto sia dolorosa l’incertezza del proprio futuro professionale.
Tutto bello, anzi ottimo, non si capisce solo come evitare che così, con queste misure e questi messaggi, si rinforzino e giustifichino l’ipertrofia disorganizzata e la inefficiente gestione del personale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che macina a ritmi impressionanti sempre nuovi precari che convivono con complementari, relative sacche di inefficienza.
Due dei punti su cui doveva intervenire il commissario da tutti atteso, da molti annunciato e poi miracolosamente scomparso nello spazio di un mattino.
Leggiamo che il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni, dei Ministri dell’università e della ricerca, dell’istruzione e della salute, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di università e ricerca, istruzione e salute. Finalizzate, tra l’altro, a potenziare l’attrattività degli enti pubblici di ricerca (l’idea di evitare la cosiddetta fuga di cervelli e che i genii internazionali a rischio di espulsione dal mercato americano della conoscenza vengano a lavorare da noi, sembra di capire).
“L’approvazione è un’ottima notizia: viene approvato un significativo aumento del Foe, con cui gli enti finanziano le proprie attività, dalle ricerche scientifiche alle infrastrutture”, ha affermato Antonio Zoccoli, presidente della CoPER, la Consulta dei Presidenti degli Enti pubblici di Ricerca. “Ringraziamo il ministro per il continuo impegno a sostegno della ricerca in una prospettiva di sempre maggiore possibilità di programmazione delle risorse, umane ed economiche”.
Il Prof. Zoccoli, oltre ad essere presidente del COPER, svolge un ruolo importante nel comitato di selezione per le candidature alla presidenza del CNR, quindi nella procedura avviata dal Ministero a sorpresa, quando si dava per certo il commissariamento, con grande sollievo tra i direttori CNR, tra i precari CNR (circa 4mila, quasi la metà rispetto al personale, dopo pochissimi anni da un’altra mega-stabilizzazione) e tra gli esponenti delle opposizioni, che avevano lanciato alti lai per le sorti dell’ente, spalleggiati da due pezzi da 90: il premio Nobel Giorgio Parisi e la senatrice a vita Elena Cattaneo.
Forse è stata l’autorevolezza di questi personaggi a convincere il MUR a recedere dalla scelta di un “repulisti” gestionale e finanziario del CNR.
Zoccoli guida il “search committee” incaricato di selezionare le candidature per la presidenza Cnr, è favorevole alla concessione di fondi per stabilizzare i precari, pertanto presumiamo proporrà al ministro nomi di manager-scienziati su questa linea.
Il processo di selezione dopo l’avviso di chiamata pubblica prevede che i candidati inviino domande e curricula vitae, il comitato di selezione le esamina e propone una rosa di cinque nominativi al Ministro che effettua la scelta. L’avviso rimane aperto 30 giorni, il comitato impiega un mese o due e la scelta finale può richiedere fino a 30 giorni. In totale, da 4 a 6 mesi.
“Garantiamo continuità ai progetti PNRR e rafforziamo una ricerca italiana sempre più competitiva”, ha dichiarato il ministro, che ha assicurato “un aumento del Fondo di finanziamento ordinario delle università di 336 milioni di euro rispetto all’anno scorso”, “150 milioni di euro per la ricerca al sud, dove alcune università stanno ottenendo performance straordinarie” (il Piano “Ricerca Sud”) e “che aggiungiamo al Fondo ordinario di finanziamento degli enti pubblici di ricerca una premialità di 160 milioni”, è 40 per l’anno 2025 e 60 milioni di euro per ciascuno nel 2026 e 2027. Questo, “è solo l’inizio, continueremo ad alimentare, come fatto con i 300 milioni in legge di Bilancio”.
Tante cifre da perderci la testa, come “risposta all’appello dei ricercatori Pnrr le cui preoccupazioni comprendo molto bene. So cosa vuol dire – ha aggiunto – trovarsi in un limbo in cui non si conosce il proprio futuro professionale. Continuiamo a dare fondi agli enti di ricerca per una collocazione definitiva dei ricercatori”.
Tu chiamale, se vuoi e anche se non vuoi, semplicemente stabilizzazioni. Che con le strategie e la competitività c’entrano fino a un certo punto.
Grazie dell’attenzione anche nel fine settimana, caro direttore, e cordiali saluti.
Luigi Pereira