A Varsavia, il convitato di pietra del Global Forum on Nicotine è stato il legislatore europeo. Nei delicati giorni di avvicendamento della Commissione e di rinnovo dell’Europarlamento, gli attori di quel comparto economico e del mondo scientifico hanno seguito i lavori che porteranno alla definizione delle nuove istituzioni, nella speranza che chi raccoglierà il testimone sia più favorevole al dialogo e meno propenso a istituire la “tassa sullo smettere di fumare”, come viene chiamata da alcuni relatori del convegno la lotta del Vecchio continente ai vapes, alle buste di nicotina, al tabacco riscaldato e a quello da fiuto.
L’ELEFANTE DELLA STANZA DEL GLOBAL FORUM ON NICOTINE
Il messaggio che si vuole recapitare al prossimo legislatore comunitario è che “la riduzione del danno per i fumatori è senza dubbio una delle sfide più urgenti nella salute pubblica contemporanea”.
Gli esperti riuniti al convegno internazionale dedicato al ruolo dei prodotti contenenti nicotina concordano nell’affermare che una exit strategy convincente per aiutare i fumatori ad abbandonare le sigarette tradizionali sia proprio quella in favore di alternative a rischio modificato. Tassarli, dunque, comporta che un minor numero di tabagisti decida di abbandonare le sigarette tradizionali a favore di questi nuovi prodotti.
STIAMO PERDENDO LA GUERRA CONTRO LE SIGARETTE?
“L’aumento delle malattie non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, i tumori e il diabete è drammaticamente correlato a comportamenti come il fumo, l’uso eccessivo di alcol e l’inattività fisica”, ha ammonito Andrzej Fal, capo del Dipartimento di Allergologia, Malattie Polmonari e Malattie Interne presso l’Istituto Nazionale di Medicina di Varsavia.
“L’impatto economico del fumo sulla società è enorme – ha proseguito -. Questo non solo provoca un alto numero di morti dirette, con oltre 8 milioni di decessi all’anno, ma ha anche un costo indiretto sulla produttività e sul sistema sanitario altrettanto devastante. I costi associati alle malattie correlate, inclusi i congedi per malattia e la perdita di produttività sul posto di lavoro, rappresentano un onere significativo per molti Paesi”.
Secondo Fal è opportuno adottare tre livelli distinti di intervento: “la prevenzione primaria, che include l’educazione pubblica e l’adozione di politiche fiscali mirate come le accise sulle sigarette; la prevenzione secondaria, concentrata sulla diagnosi precoce delle malattie correlate al fumo; e la prevenzione terziaria, che include la gestione e la riduzione del danno per i fumatori cronici”. Per ottenere risultati, ha ricordato Fal, è fondamentale una maggiore coordinazione internazionale e utilizzare la tassazione in maniera proporzionale rispetto alla tipologia di prodotto: “Sappiamo come usare le tasse, sappiamo come introdurre divieti pubblici, sappiamo cos’è la riduzione del danno ma, nonostante ciò, stiamo perdendo la guerra contro le sigarette”, ha concluso.
UN SISTEMA ESCLUSIVAMENTE COERCITIVO
“Il sistema di controllo del fumo è coercitivo. È dall’alto verso il basso, è verticale, e non è inclusivo come può essere la riduzione del danno. La riduzione del danno si integra molto bene con molte altre delle nostre iniziative di sanità pubblica e i nostri tentativi di aiutare le persone”, ha detto Michel Minton, senior policy analyst presso la Reason Foundation di impostazione libertaria.
Minton ha quindi proposto un approccio più integrato, sostenendo che la riduzione del danno potrebbe essere una soluzione più efficace e umana rispetto alle politiche fin qui adottate. “Molti problemi potrebbero essere risolti con la riduzione del danno che potrebbe integrare le politiche anti-fumo con altre iniziative di salute pubblica”, ha concluso.
SERVE UN APPROCCIO CHE TENGA IN CONSIDERAZIONE LA SALUTE PUBBLICA
“La nostra missione è non solo quella di discutere dei benefici per la salute pubblica di queste innovazioni, ma anche di educare e influenzare le politiche pubbliche globali”, ha dichiarato Grzegorz Król, Direttore di Knowledge Action Change, psicologo sociale e specialista.
“Dobbiamo superare l’ortodossia del ‘smetti o muori’ e abbracciare soluzioni che rispettino la scelta individuale e migliorino la salute collettiva. Dobbiamo continuare a sfidare questo con prove, con dati, e mettendo in evidenza le voci di coloro che hanno usato prodotti a base di nicotina più sicuri per smettere di fumare”.