Si possono accettare tante cose. Ma se si chiede di introdurre l’educazione affettiva nelle scuole vuol dire che non si ha la minima idea di cosa sia la Scuola.
Ed è singolare notare che, spesso, coloro che chiedono questa idiozia siano gli stessi che hanno benedetto l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro e di altre cose simili nelle istituzioni scolastiche. Magari perché ce lo chiedeva il mercato, o l’Europa, o l’ultimo degli editorialisti progressisti de noantri. Quelli, cioè, a cui se gli si diceva che la Scuola deve formare Persone e non lavoratori o consumatori, ti rispondevano – e ti rispondono – “eh sì, certo, bella la poesia, bella la letteratura, ma poi il lavoro come lo trovi? Con Leopardi, con Kant, con Quasimodo! Con Montale?”
Ecco, gli stessi soggetti, magari, chiedono ora l’educazione affettiva… E secondo loro, Leopardi, Kant, Quasimodo, Montale a cosa caspita “servivano”, e servono?!
La Scuola, se lasciata nelle mani giuste, fa educazione affettiva, cognitiva, critica e formativa. E forma le Persone. Persone a 360 gradi. Che conoscano la sconfitta, il negativo, il rifiuto, l’abbandono, lo struggimento (perché glielo hanno insegnato la poesia, l’arte, la filosofia…), senza pensare a uccidere chi ne sarebbe responsabile. Che conoscano la dimensione tragica della vita e ne siano immuni, grazie ai greci e all’immenso patrimonio della cultura occidentale.
Si faccia di tutto per farla lavorare serenamente, la Scuola, senza partorire altre bestialità politically correct, buone solo a soddisfare pancia, richiesta di consenso ed emotività mediatica… E basta.
(Tratto dal profilo Facebook di Cesare Natoli)