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Ecco il disastro digitale della sanità italiana. Parola di medici e infermieri

Che cosa è emerso sulla sanità digitale in alcuni audizioni nella commissione Sanità del Senato

 

È desolante il quadro dello stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale che emerge dalle audizioni informali su potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell’epoca post Covid svoltesi nella commissione Sanità del Senato. 

Una mal interpretata aziendalizzazione 

“Chi negli ultimi decenni ha concorso nei processi decisionali in sanità ha travisato il concetto di aziendalizzazione, non coltivandone la sua accezione positiva, l’appropriatezza, ed esasperandone quella negativa, il profitto – si legge nel documento che l’Associazione Scientifica Sanità Digitale (Assd) ha presentato al Senato -. Il risultato è stato che i professionisti sanitari hanno dovuto affrontare l’emergenza in pochi, mal equipaggiati, all’interno di modelli organizzativi confusi e sulla base di indicazioni spesso contraddittorie”.

I tagli alla sanità 

Un’aziendalizzazione sbagliata non è l’unico problema della sanità italiana. “Tutti i governi – come scrive Nino Cartabellotta, Presidente di GIMBE e come riportato da ASSD – hanno “saccheggiato” la spesa sanitaria per fronteggiare ogni emergenza finanziaria, certi che il SSN possa fornire sempre e comunque buoni risultati in termini di salute. Per non vanificare ogni azione di rilancio del finanziamento pubblico, è indispensabile dunque anzitutto “sanare” il vulnus sopra descritto per evitare inesorabili periodiche revisioni al ribasso”. Con l’epidemia da Covid19 il Sistema Sanitario Nazionale ha ricevuto in un solo anno più risorse aggiuntive che nei cinque precedenti. “L’arrivo, tutto insieme, di una “valanga” di risorse, rischia di creare le premesse per un successivo effetto boomerang – come si legge nel Libro Bianco dell’ASSD -; le principali ragioni di preoccupazione sono due: la prima è che non possiamo “rimuovere” che l’Italia post COVID-19 sarà gravata da un debito stratosferico; la seconda è che, purtroppo, questo è il Paese dei “tagli di nastro”, seguiti però da una grave carenza di manutenzione. Serve prestare la massima attenzione, perché, purtroppo, l’esperienza degli ultimi anni ci restituisce un Paese dove larga (troppa) parte degli investimenti non ha dato ritorni, di fatto esitando in sprechi di risorse pubbliche”.

Le patologie croniche pesano per l’80% dei costi della sanità

L’OMS stima che l’80% dei costi in sanità sia assorbito proprio dalle patologie croniche, quei problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi. Tali condizioni richiedono un ingente impegno di risorse, umane, gestionali ed economiche, in termini sia di costi diretti (ospedalizzazione, farmaci, assistenza medica, ecc.) che indiretti (mortalità prematura, disabilità nel lungo termine, ridotta qualità di vita, ecc.), necessarie per il loro controllo. Le malattie croniche, come si legge nel Libro Bianco dell’ASSD,  sono in progressivo aumento e sono spesso presenti contemporaneamente nello stesso individuo. Ciò si traduce in un nuovo modello di malato che, specialmente in età avanzata, non è più un individuo affetto da un’unica e ben definita patologia acuta, ma un malato cronico, affetto da più patologie contemporaneamente incidenti.

La riforma delle cure primarie: la proposta di ASSD

La proposta di riforma delle cure primarie avanzata da ASSD si articola in tre punti: 

  • la riorganizzazione delle cure primarie con la istituzione di articolazioni professionali organizzative e funzionali del Distretto composte dai Medici di Medicina Generale e gli altri operatori del distretto; 
  •  il potenziamento delle case della salute o della comunità;
  • l’implementazione della telemedicina, e in senso più ampio della sanità digitale, come strumento indispensabile per realizzare la medicina dell’iniziativa.

La sanità digitale: portare la sanità al cittadino 

Lo scopo primario della sanità digitale, dicono i medici di ASSD, è portare la sanità dal cittadino in base ai suoi bisogni. Un risultato che oggi sarebbe più semplice da realizzare grazie allo sviluppo dell’informatica, della digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale, all’irruzione di nuove tecnologie e nuovi trattamenti sempre più indirizzati verso la personalizzazione delle cure e alla maggiore disponibilità di risorse economiche.

La sanità digitale non è solo telemedicina 

Sanità digitale, secondo i medici dell’ASSD, non è sinonimo di telemedicina. Tra le professioni sanitarie protagoniste dell’innovazione digitale ci sono “la Radiologia domiciliare, la medicina molecolare e la medicina di precisione, la realizzazione dei POCT Point Of Care Testing per test analitici eseguiti vicino o al punto di cura del paziente”. In quest’ambito il Covid “ha evidenziato quanto sia fondamentale avere le informazioni cliniche del paziente condivise tra il personale sanitario che si prende cura del paziente, ecco allora la conferma della importanza di avere un FSE aggiornato con i dati clinici del paziente”, si legge nel rapporto. Un altro lascito dell’esperienza Covid è la dematerializzazione della ricetta medica. “Per limitare gli spostamenti e ridurre la diffusione del Coronavirus, ora è possibile ottenere dal proprio medico di Medicina Generale il “Numero di Ricetta Elettronica” (NRE) – si legge -, con cui ritirare i farmaci a carico del SSN direttamente in farmacia, senza ricetta cartacea”.

Ridurre il divario digitale 

Il Libro Bianco “La Sanità italiana dopo l’emergenza Coronavirus. La proposta dell’Associazione Scientifica Sanità Digitale ASSD” sottolinea che il nostro Paese è ancora molto indietro nello sviluppo di quelle reti necessarie perché la sanità digitale possa prendere corpo. Il Libro Bianco cita il rapporto Colao, presentato al Governo Conte durante la pandemia, con un possibile piano per riavviare il Paese. Uno dei capitoli è dedicato alle Infrastrutture per le telecomunicazioni: “È necessario un intervento sistematico per ridurre il divario digitale e rendere il Paese totalmente e universalmente connesso, permettendo così l’ampia diffusione tra aziende e privati delle tecnologie innovative (ad es. Sanità Digitale e Telemedicina, istruzione in e-learning, acquisti e-commerce, pagamenti contactless, ecc.) – si legge nel rapporto -. Lo sviluppo ubiquo della rete in fibra ottica è la priorità assoluta, dal momento che genera attività economica nell’immediato e stimola la crescita futura”. La connettività a banda ultra-larga in Italia è assai più limitata che in altri paesi, con grandi differenze tra le diverse aree geografiche in termini di penetrazione e qualità.

Formazione e ritardo nel radicamento dei sistemi digitali 

Altro tema su cui i medici dell’ASSD pongono l’attenzione è la formazione professionale delle competenze digitali. “Competenze digitali specialistiche per il personale informatico, competenze digitali di base per gli operatori sanitari e amministrativi, competenze di eleadership per le Direzioni strategiche sanitarie, formazione digitale di base anche per i cittadini, pazienti e caregiver – scrivono -. Eppure la formazione e l’aggiornamento continuo risultano ancora insufficienti sia nell’ambito delle nostre Università sia nelle Aziende Sanitarie in cui gli operatori sanitari lavorano”. Lento è anche il processo di radicamento dei sistemi digitali nei percorsi assistenziali “a causa della carenza di una massa critica sufficiente di investimenti economici e della mancanza di una riprogettazione profonda dei processi organizzativi. Senza dimenticare che, come segnalato da tutti gli stakeholders, urge l’aggiornamento delle dotazioni informatiche degli ospedali, degli ambulatori territoriali e dei medici ed operatori del SSN per hardware, software e reti”. 

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