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Insetti

Cosa si dice (ma soprattutto cosa non si dice) sull’introduzione degli insetti a tavola

Ecco perché il consumo alimentare di insetti da parte di oltre due miliardi della popolazione mondiale non può essere preso a pretesto per forzare gli europei. L'articolo su Charta Minuta di Francesco Zecca, docente di Politiche di sviluppo agricolo e rurale all'Università La Sapienza di Roma

 

Gli insetti sono da alcuni anni protagonisti del dibattito, non solo scientifico, riguardante il modo di alimentarsi partendo da considerazioni riguardanti il livello di sostenibilità dei processi di produzione e consumo degli alimenti tradizionali.

Con la recente approvazione del Regolamento 2022/188 della Commissione Europea il dibattito ha preso forma concreta al di là di qualsiasi tipo di valutazione inerente la sostenibilità dell’innovazione prodotta.

L’atto regolamentare ha infatti autorizzato con prescrizioni la vendita della polvere sgrassata di grillo comune da utilizzare quale ingrediente alimentare nella formulazione di una serie di prodotti.

Le prescrizioni indicate sono quelle rappresentate dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare che nel suo parere ha sottolineato la necessità di effettuare ulteriori prove riguardanti il rischio allergenicità del prodotto così come peraltro espresso in altre autorizzazioni concesse nel 2021 per altri prodotti della stessa origine.

Nonostante le autorizzazioni concesse l’Italia assieme ad altri pochi Paesi Comunitari in applicazione della misura transitoria contenuta nell’ art.35 comma 2 del Regolamento 2283/2015 ha, per il momento, negato l’autorizzazione alla commercializzazione.

L’ingrediente autorizzato a livello comunitario così come gli altri della stessa origine non è peraltro il frutto di una domanda latente di mercato ma nasce da un’attività di ricerca tipicamente “technology push” portata avanti da parte di alcune imprese produttrici in forma preventiva come già accaduto in passato con riferimento all’utilizzo degli organismi geneticamente modificati.

Risultano cioè totalmente estranei a questo processo i produttori agricoli e i consumatori Comunitari su cui andrebbe, eventualmente, a gravare l’impatto sovranazionale delle politiche commerciali riguardanti le modalità di approvvigionamento alimentare.

Verrebbe cioè ad essere leso il concetto di sovranità alimentare inteso come diritto dei popoli a cibo sano e culturalmente appropriato e anche come diritto a poter decidere riguardo al proprio sistema alimentare e produttivo.

Fondamentale in questo senso appare il ruolo dei nostri consumatori che hanno già manifestato una naturale diffidenza verso questa tipologia di innovazione come dimostrato dalla recente presa di posizione espressa nei confronti della Fondazione Barilla rea di aver solamente paventato in un video il possibile utilizzo alimentare di insetti come fonte di proteine di alta qualità e a basso impatto ambientale.

Il consumo alimentare di insetti da parte di oltre due miliardi della popolazione mondiale non può essere preso a pretesto per forzare l’estensione al consumo ai consumatori Europei.

Il ruolo della politica come nel caso degli organismi geneticamente modificati è, in ogni caso, quello di prendere decisioni a partire da pareri scientifici espressi su basi solide ed incontrovertibili.

È necessario, pertanto, anche in questo caso che gli organismi Comunitari facciano riferimento in via preliminare all’applicazione del principio di precauzione non limitandosi a dar luogo ad autorizzazioni vincolate.

In attesa che la questione sia chiarita dal punto di vista salutistico è opportuno soffermarsi sui pareri espressi dalla comunità scientifica in merito alla sostenibilità dell’innovazione proposta.

La principale giustificazione a supporto dell’utilizzo degli insetti è quella di essere una base proteica più sostenibile di quella rappresentata dalle fonti proteiche tradizionali (carne, latte, pesce). Ciò anche in relazione al previsto aumento della popolazione mondiale ed alla necessità di far fronte ad una maggior necessità di approvvigionamento alimentare e quindi alla ricerca di nuove sostanze nutritive.

La maggiore sostenibilità degli insetti quale fonte proteica viene supportata in primo luogo da considerazioni riguardanti il minor impatto ambientale dei processi produttivi.

La letteratura scientifica consultata ha evidenziato come in realtà il minor impatto ambientale sia da considerarsi in termini non assoluti.

Nel confronto tra le medie degli impatti ambientali delle fonti proteiche non sempre gli insetti si collocano, infatti, come sostituto proteico più sostenibile.

Inoltre, la variabilità dei sistemi di alimentazione adottati nei processi di produzione incide profondamente sulle differenze d’impatto riscontrate.

La tesi incentrata sulla necessità di ampliare le fonti di approvvigionamento proteico per far fronte al previsto aumento della popolazione mondiale si scontra con il dimostrato fallimento delle politiche di sicurezza alimentare basate sull’accrescimento della disponibilità di cibo in luogo del miglioramento delle condizioni di accessibilità fisica ed economica.

Sotto quest’ultimo punto di vista appaiono non sufficientemente dimostrati i dichiarati minori costi di produzione sopportati e i conseguenti minori prezzi applicati rispetto alle fonti proteiche tradizionali.

Il paradigma tecnologico proposto oltre ad essere in contrasto con le politiche di sviluppo agricolo disegnate a livello Nazionale andrebbe a rivoluzionare in maniera profonda, se adottato, lo spazio economico del nostro sistema agroalimentare basato sulla produzione e il consumo di prodotti della nostra tradizione culturale opportunamente innovati.

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