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Vaccino Sputnik

Cosa faranno Spallanzani e Gamaleya su Sputnik

Ricerca, studio, dati e finanziamento: tutti i dettagli sul memorandum d'intesa tra Regione Lazio, Istituto Lazzaro Spallanzani e Istituto Gamaleya sul vaccino russo Sputnik

 

Allo Spallanzani la possibilità di studiare lo Spuntik V, il vaccino anti Covid-19 messo a punto dall’istituto Gamaleya. Alla Russia va l’ampia banca dati dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, centro italiano attivo nello studio delle malattie infettive. Sono questi i termini del memorandum d’Intesa siglato tra  Regione Lazio, Istituto Lazzaro Spallanzani e Istituto Gamaleya. Tutti i dettagli.

IL MEMORANDUM

La Regione Lazio ha approvato lo schema di Memorandum siglato tra l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, il direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, il direttore del Gamaleya, Alexander Gintsburg, e il direttore generale del Fondo russo degli investimenti diretti, Kirill Dmitriev. L’intesa darà il via libera ad uno scambio di informazioni e materiali biologici.

LO STUDIO

L’istituto Spallanzani di Roma, in particolare, darà avvio allo studio sul vaccino Sputnik, con l’obiettivo di stabilire se il farmaco russo può ottenere il via libera all’utilizzo in Italia, diventando una nuova arma contro il Covid e le sue varianti, e se potrà essere utilizzato come seconda dose in alternativa a medicinali per cui sono state denunciate alcune reazioni avverse.

COSA FORNIRANNO I RUSSI

I russi condivideranno, con lo Spallanzani, i sieri da soggetti che hanno ricevuto Sputnik V in Russia. Allo Spallanzani viene data anche, opzionalmente, “la disponibilità di ottenere campioni seriati nel tempo come quelli ottenuti dai volontari arruolati nei trial clinici condotti in Russia”, scrive Repubblica, che ha visionato il Memorandum.

AI RUSSI LA BANCA DATI DELLO SPALLANZANI

In cambio, invece, i russi potranno avere accesso all’ampia banca dati dell’Istituto nazionale per le malattie infettive. Una banca dati non da poco, se si considera, come viene specificato nell’intesa, che “l’Inmi gestisce una delle più grandi banche biologiche dell’Unione europea per gli agenti virali” e che “conserva legalmente 120 ceppi virali di Sars-Cov-2”, tra cui quelli delle varianti inglese e brasiliana.

L’istituto italiano, poi, può “attraverso la collaborazione con altre istituzioni, di avere accesso ad altre varianti”, tra cui la sudafricana.

IL FINANZIAMENTO

Ogni attività di ricerca dovrà essere finanziata: Roma e Mosca cercheranno finanziamenti, in modo congiunto, a livello nazionale e internazionale. La ricerca verrà condotta, “in base alla disponibilità autonoma dei soggetti di fondi da dedicare al programma, oltre ad altre risorse” acquisite anche ricorrendo a specifiche sponsorizzazioni. E congiuntamente, Roma e Mosca chiederanno “sovvenzioni a livello nazionale e internazionale”.

GLI INTERROGATIVI DI REPUBBLICA

Ma finanziamenti a parte, il memorandum lascia un po’ di amaro in bocca. Con l’approvazione “emergono particolari che suscitano qualche interrogativo”: dalla moneta di scambio (i dati) alla ricerca.

“Davanti a una campagna vaccinale che va a rilento mancando vaccini, da tempo la giunta di Nicola Zingaretti e in particolare l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato spingono su quello russo. Una posizione condivisa dal direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia. Gli stessi russi, del resto, da mesi stanno cercando aziende farmaceutiche nel Lazio per produrre lo Sputnik e, dopo i tentativi fatti da vari mediatori, alcuni imprenditori hanno cercato di prendere accordi direttamente con Mosca”, scrive Repubblica.

PROBLEMI E CONTROVERSIE

Nel Memorandum viene anche precisato che “nel caso di qualsiasi controversia o differenza di opinioni”, le due realtà si impegneranno nella risoluzione amichevole. “ La mancata risoluzione amichevole delle controversie comporta la risoluzione del memorandum d’intesa”.

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