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Cop Di Panama Sul Controllo Del Tabacco

Cosa aspettarsi dalla Cop di Panama sul Controllo del Tabacco. E perché è importante

Al via la Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per decidere le azioni nella lotta al fumo. L'Ue arriva spaccata: l'Europarlamento favorevole al principio di riduzione del danno, la Commissione contraria. Fatti, pareri e aspettative

A Panama tutto è pronto per ospitare, dal 5 al 10 febbraio, la decima Conferenza delle Parti (COP) della Framework Convention on Tobacco Control (FCTC), ovvero la Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Durante i lavori i partecipanti discuteranno sulle azioni da intraprendere necessarie nella lotta al tabagismo.

Queste decisioni non saranno vincolanti per le parti, ma rappresenteranno un’importante indicazione per le politiche pubbliche. Non a caso, le Direttive Tabacco adottate in sede europea riportano un esplicito riferimento all’FCTC. L’Unione Europea, infatti, è annoverata tra le Parti della Convenzione e in quanto tale parteciperà ai lavori della prossima COP, contribuendo alla formulazione delle decisioni che verranno assunte.

L’Ue arriva all’appuntamento al solito in modo un po’ caotico, stante la sua storica struttura multicefala con cui conviviamo da decenni: la posizione che verrà espressa dai rappresentanti dell’Unione Europea in questa sede rappresenterà infatti la sintesi tra le diverse anime che compongono le istituzioni europee, ovvero Commissione e Parlamento Europeo.

LA POSIZIONE DELL’EUROPARLAMENTO

L’orientamento manifestato dal Parlamento Europeo è sempre stato – e risulta tuttora – sostanzialmente in linea con un approccio di riduzione del rischio, che riconosce un ruolo importante per i prodotti senza combustione nelle strategie di contrasto al fumo convenzionale, a integrazione delle tradizionali politiche di prevenzione e cessazione. Ovvero: poiché i cittadini europei fumano e secondo le stime continueranno a fumare anche nei prossimi anni, è fondamentale fornire loro delle alternative meno dannose che consentano quantomeno di ridurre i rischi.

L’EUROPARLAMENTO FAVOREVOLE AL PRINCIPIO DI RIDUZIONE DEL DANNO

In un rapporto del 2022 sulle attività della BECA – La Commissione Speciale che si occupa di individuare azioni e politiche per combattere il cancro – il Parlamento Europeo sottolineava di credere “fermamente” che tutte le politiche e tutti i programmi di finanziamento europei dovessero attuare azioni preventive globali contro il cancro basate su misure di riduzione del danno, oltre che di eliminazione totale.

Non solo, la BECA concludeva il report invitando formalmente la Commissione a dare seguito alle valutazioni scientifiche dei rischi per la salute derivanti da sigarette elettroniche, prodotti a tabacco riscaldato e nuovi prodotti del tabacco, anche in modo comparativo.

Anche lo scorso novembre, il Parlamento europeo ha votato in sessione plenaria in favore del rapporto sulle malattie non trasmissibili (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche e diabete), ribadendo quanto già espresso all’interno del rapporto BECA. Tra i cardini del rapporto, infatti, il sostegno alla riduzione del danno e alla condivisione di best practice fra gli Stati membri, il riconoscimento di una politica basata sull’evidenza, la valutazione dei rischi relativi dell’uso di sigarette elettroniche e prodotti innovativi del tabacco – tra cui quelli a tabacco riscaldato – oltre al riconoscimento della sigaretta elettronica come strumento di cessazione dal fumo.

La votazione del rapporto può essere interpretata come un messaggio rivolto alla Commissione Europea in vista della prossima COP e della revisione della Direttiva sui Prodotti del Tabacco (TPD) che farà seguito: tenere in considerazione le strategie di riduzione del rischio, sulla base dell’assunto che è la combustione – e non la nicotina – la principale causa delle malattie legate al fumo.

L’ORIENTAMENTO OPPOSTO DELLA COMMISSIONE UE

Ma nonostante i ripetuti solleciti del Parlamento, l’orientamento della Commissione Europea risulta essere sostanzialmente diverso, in un’ottica di progressivo allineamento alle posizioni dell’OMS, che oggi risulta ostile a tutti i prodotti contenenti nicotina a prescindere dal loro profilo di rischio.

Secondo indiscrezioni trapelate dalla stampa, infatti, la Commissione avrebbe trasmesso agli Stati membri una proposta di posizione redatta dai tecnici della Direzione Generale Salute che esprimerebbe il rifiuto del principio di riduzione del rischio: si tratterebbe di fatto di non riconoscere alcuna differenza tra i classici prodotti da fumo e i prodotti di nuova generazione senza combustione.

LE POSSIBILI MOSSE DELLA COMMISSIONE UE

Non solo: secondo le stesse indiscrezioni, la Commissione intenderebbe spogliare il Consiglio dell’Unione Europea e i Parlamenti nazionali degli Stati membri del proprio potere decisionale in merito alla regolamentazione di questi prodotti. Nella proposta della Commissione, infatti: l’UE dovrebbe esprimere una posizione unica che annulla la pluralità degli Stati membri;  ciò che verrà deciso in sede di COP avrà valore legale e dovrà essere trasposto negli atti comunitari;  si chiede una “delega in bianco” e quindi la possibilità di modificare in qualsiasi momento e in qualsiasi direzione la posizione unica dell’UE.

Questo nonostante siano ormai numerosi gli studi scientifici che dimostrano come i prodotti senza combustione (e-cig, tabacco riscaldato, snus e bustine di nicotina) pur non essendo prodotti a rischio zero, nel lungo termine possano portare dei benefici nei confronti dei loro utilizzatori e della popolazione nel suo complesso. Tra le più autorevoli prese di posizione scientifiche in merito, anche quella pubblicata su Nature Medicine (tra le venti riviste scientifiche più accreditate al mondo) la quale ha evidenziato il ruolo giocato dalle sigarette elettroniche nel promuovere la cessazione e ridurre il danno da fumo.

Ciò in virtù di una revisione sistematica Cochrane (organismo scientifico riconosciuto a livello internazionale, che ha concluso che “c’è un’elevata certezza che i tassi di cessazione dal fumo siano più alti nelle persone randomizzate alla nicotina (sigarette elettroniche) rispetto a quelle randomizzate alla terapia sostitutiva con nicotina”).

LA QUESTIONE ITALIANA

Tra gli osservatori si segnala inoltre che un approccio decisionale che non prevede il coinvolgimento degli Stati Membri rischia di avere gravi ripercussioni sui Paesi stessi dell’Unione. L’Italia sarebbe tra i Paesi più gravemente colpiti da un colpo di mano di questo tipo: sulle sigarette elettroniche e sul tabacco riscaldato il il nostro Paese ha sviluppato una filiera di migliaia di piccole e medie imprese, con decine di migliaia di addetti coinvolti dal nord al sud dello Stivale.

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