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Misure Covid Germania

Come cambiano le restrizioni anti Covid in Germania

Durante il fine settimana anche in Germania cadranno buona parte delle misure restrittive ma alcune questioni restano ancora aperte. Tra queste, il dilemma sulla quarta dose. L'articolo di Pierluigi Mennitti

 

Se non ci fosse la guerra in Ucraina a calamitare attenzione e preoccupazioni dei tedeschi, con il corollario di ansie energetiche e inflazione galoppante, questo fine settimana la Germania festeggerebbe in pompa magna il suo “freedom day”. Tre giorni in cui, a seconda del calendario fissato singolarmente da ciascun Land, la maggior parte delle regole restrittive per contenere il Covid vanno in soffitta.

Che questo significhi la fine della pandemia non lo crede nessuno, salvo coloro che da due anni vivono nel fantastico mondo del complottismo (e in Germania non sono pochi). Ma di certo si apre una fase nuova, quella della convivenza e del ritorno alla responsabilità individuale.

In concreto, non sarà più obbligatorio indossare mascherine protettive nei supermercati e negli esercizi commerciali, così come nelle scuole, in musei e teatri, e neppure in ristoranti e bar, dove cade anche la regola del 3G, cioè di quello che in Italia chiameremmo obbligo di green pass.

Restano alcune restrizioni di sicurezza pubblica: l’obbligo di mascherine sui mezzi del trasporto pubblico (bus, tram, metropolitane, treni) e nelle strutture sanitarie, dagli ospedali alle cliniche, dalle case di riposo agli ambulatori medici e, nelle scuole, l’obbligo di test tre volte a settimana per personale scolastico e studenti. Regioni e comuni in cui l’incidenza dei casi di Covid è ancora molto alta (hotspot) possono attenuare o addirittura sospendere le misure di alleggerimento e reintrodurre le restrizioni che ritengono opportune. Ma, a quel che riportano le cronache di stampa, solo pochi comuni ricorreranno a questa sorta di tempo supplementare.

L’allentamento massiccio delle misure avviene tuttavia in una fase in cui i casi di nuove infezioni non sono affatto bassi, sospinti dalla diffusione della cosiddetta variante “omicron 2” e questo ha provocato inevitabili discussioni. Ancora nella giornata di venerdì il Koch Institut (che dall’inizio della pandemia monitora l’andamento dei contagi) ha registrato oltre 250.000 nuovi casi, segno che la sesta ondata non si è ancora affievolita. I numeri sono tuttavia in calo (- 44.000 rispetto a una settimana fa), il picco è stato raggiunto e sarà interessante osservare nelle prossime settimane l’impatto della fine delle misure restrittive sull’andamento della curva.

L’incidenza di nuovi casi giornalieri su 100.000 abitanti (uno dei rilevamenti che ci ha accompagnato durante tutti i mesi della pandemia) è scesa sotto 1.600: era oltre 1.756 una settimana fa, i decessi dovuti al Covid sono da giorni stabilmente attorno ai 300 al giorno. Se rapportati con quelli delle ondate precedenti alla variante omicron restano numeri spaventosi (ancora si ricordano le ansie di Merkel quando l’incidenza superava i 50 casi), ma il loro impatto sul sistema ospedaliero tedesco è assolutamente gestibile e non suscita ormai da tempo allarmi.

Ecco dunque che la nuova stagione della responsabilità individuale nella gestione della pandemia suscita più speranze che timori, nonostante il tempo meteorologico non voglia dare una mano e, dopo tre settimane di anticipata primavera, sia tornato il freddo e la neve abbia fatto la ricomparsa in molte zone della Germania.

Il ministro della Sanità Karl Lauterbach, uno dei sostenitori della linea rigida nel contrasto al Covid prima di assumere incarichi di governo, è oggi in prima fila nelle politiche di riaperture e spinge per una svolta “liberale” anche nella gestione delle quarantene, proponendo, spalleggiato dagli esperti del Koch Institut, di portare da 10 a 5 i giorni di isolamento in caso di contagio.

Restano ancora molte questioni aperte, come la questione dell’obbligo vaccinale per i maggiorenni, per il quale Lauterbach si è speso moltissimo, ma che non sembra trovare una maggioranza in parlamento. Si sta ripiegando su un compromesso che preveda l’obbligo per gli ultra cinquantenni. E resta in sospeso la questione della quarta dose (o secondo “booster”): il Koch Institut l’ha finora suggerita solo per gli ultra settantenni e per le persone appartenenti alle categorie a rischio.

Prosegue intanto nei laboratori di Biontech il lavoro sul vaccino aggiornato contro la variante omicron che, secondo quanto ha detto il ministro Lauterbach qualche giorno fa, potrebbe essere disponibile in autunno: appena in tempo per affrontare il previsto ritorno dei contagi dopo l’estate.

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