Brusco stop ai piani di Meta per blindare WhatsApp a favore della propria intelligenza artificiale. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha disposto la sospensione immediata delle nuove condizioni contrattuali che avrebbero estromesso i chatbot di IA concorrenti dalla piattaforma di messaggistica più diffusa in Italia.
Il provvedimento punta a neutralizzare quello che l’Antitrust configura come un abuso di posizione dominante, finalizzato a impedire che Menlo Park sfrutti il suo controllo sulla comunicazione via app per monopolizzare il settore degli assistenti virtuali proprio nella sua fase di crescita esponenziale.
IL PRONTO INTERVENTO DELL’AGCM
L’Autorità, ravvisando il rischio concreto di un “danno grave e irreparabile per la concorrenza”, ha deciso di intervenire prima che le clausole diventassero pienamente efficaci per tutti gli operatori il 15 gennaio 2026.
In particolare, la condotta di Meta è stata giudicata critica in quanto “preclude, ai soggetti che offrono sul mercato servizi di AI Chatbot alternativi a Meta AI, l’accesso all’ampio bacino degli utenti WhatsApp, con conseguente distorsione delle dinamiche concorrenziali del mercato interessato, a vantaggio di Meta”.
Senza questo intervento, la piattaforma sarebbe passata da ambiente storicamente aperto a canale esclusivo, consolidando un effetto di dipendenza funzionale per milioni di consumatori e ostacolando l’innovazione tecnologica non basata sui meriti.
L’EVOLUZIONE DELL’ISTRUTTORIA E IL SUB-PROCEDIMENTO
L’indagine ha avuto inizio il 22 luglio scorso per accertare una presunta violazione riguardo al legame tra il servizio WhatsApp e Meta AI tramite pre-installazione nell’applicazione. Successivamente, il 25 novembre, il procedimento è stato esteso per includere i nuovi “WhatsApp Business Solution Terms”.
Queste condizioni contrattuali stabiliscono un divieto esplicito di utilizzare il canale WhatsApp per fornire agli utenti servizi di chatbot o assistenti AI. Il provvedimento cautelare è stato avviato contestualmente all’ampliamento dell’istruttoria per verificare la sussistenza dei requisiti di urgenza e di pericolo per la dinamica concorrenziale.
Diverse società, tra cui OpenAI LLC, The Interaction Company of California e Factoria Elcano SL, hanno chiesto di partecipare al procedimento evidenziando le criticità della condotta di Meta.
COSA PREVEDONO LE NUOVE CLAUSOLE CONTRATTUALI
Le modifiche introdotte da Meta riguardano le nuove regole contrattuali, denominate “WhatsApp Business Solution Terms”, che ogni azienda deve sottoscrivere per poter utilizzare le interfacce tecnologiche (API) di WhatsApp nella propria attività commerciale. Questo significa che Meta ha aggiornato il “manuale delle istruzioni” legale della piattaforma inserendo un divieto specifico per i fornitori di intelligenza artificiale (AI Providers).
Secondo tali clausole, è vietato usare WhatsApp per offrire assistenti virtuali o chatbot quando l’intelligenza artificiale rappresenta il servizio principale dell’azienda e non un semplice supporto accessorio. Questo cambiamento ha imposto un blocco immediato ai nuovi sviluppatori e ha concesso a chi era già presente sulla piattaforma solo fino al 15 gennaio 2026 per cessare ogni attività.
LA POSIZIONE DOMINANTE DI WHATSAPP NEL MERCATO ITALIANO
L’Autorità ha rilevato inoltre che Meta controlla gran parte del mercato delle app di messaggistica, con una quota europea stimata tra il 60% e il 70%. In Italia la situazione è ancora più netta, poiché WhatsApp viene utilizzato da un numero di persone che corrisponde a una percentuale compresa tra l’80% e il 100% dell’intera popolazione.
Questa enorme diffusione rende WhatsApp un passaggio obbligato per chiunque voglia lanciare nuovi servizi di intelligenza artificiale e raggiungere facilmente il pubblico. Secondo l’Antitrust, bloccando gli altri sviluppatori, “Meta resterà, pertanto, l’unico fornitore di servizi di AI Chatbot su WhatsApp, a partire dal 15 gennaio 2026, con un’evidente preclusione concorrenziale e una drastica riduzione dell’offerta per gli utenti finali”. In questo modo, gli utenti rischierebbero di diventare dipendenti dai soli servizi di Meta senza poter scegliere alternative.
LA DIFESA DI META
Meta, fa sapere l’Agcm, ha sostenuto nel corso del procedimento che WhatsApp non è stato progettato per ospitare chatbot di intelligenza artificiale generalista. Secondo la società, l’utilizzo massiccio di queste tecnologie metterebbe a rischio l’integrità dell’infrastruttura digitale.
“La decisione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato è infondata”, si legge in una nota diffusa da un portavoce di Meta. “L’emergere di chatbot di intelligenza artificiale sulle nostre Business Api ha messo sotto pressione i nostri sistemi, che non erano stati progettati per supportare questo tipo di utilizzo. L’Autorità italiana parte dal presupposto che WhatsApp sia, in qualche modo, un app store di fatto. I canali di accesso al mercato per le aziende di IA sono gli app store, i loro siti web e le partnership di settore, non la piattaforma WhatsApp Business. Faremo ricorso”.
COSA SUCCEDE ORA
L’Antitrust ha quindi ordinato a Meta di bloccare immediatamente le nuove regole che escludevano i concorrenti, riaprendo così WhatsApp a tutti i fornitori di intelligenza artificiale sul territorio italiano.
La società ha ora quindici giorni di tempo per inviare all’Autorità una “relazione dettagliata sull’attività svolta per ottemperare alla presente delibera”. In caso di mancata applicazione di quanto stabilito, Meta rischia multe che possono arrivare “fino al 5 per cento del fatturato medio giornaliero realizzato a livello mondiale” per ogni giorno di ritardo.
Per il momento, l’Agcm ha deciso di non intervenire sulla posizione privilegiata di Meta AI dentro l’app, ritenendo che riammettere gli altri sviluppatori sia una misura “idonea e proporzionata, allo stato, al fine di evitare il danno grave e irreparabile alla concorrenza”.
Infine, l’Autorità italiana ha reso noto di essere in coordinamento con la Commissione europea per assicurare che il comportamento di Meta sia affrontato in modo efficace e coerente in tutta l’Unione.







