“Questa Ue non ha futuro” su Die Welt, del 23 dicembre, dove Ulf Poschardt critica duramente l’attuale Unione Europea, accusandola di aver abbandonato l’obiettivo originario di prosperità economica per diventare una macchina burocratica che frena la crescita, spaventa investimenti e innovazione, favorendo invece regolamentazioni eccessive e redistribuzione. Sottolinea il fallimento di accordi commerciali come Mercosur, la debolezza in migrazione, clima e politica estera, e i rischi autoritari di misure come il controllo dei social.
E vi segnaliamo questi due passaggi al vetriolo:
“L’Ue del 2025 appare piuttosto frenante che promotrice della crescita. I protagonisti dell’Ue sono focalizzati ermeticamente sulla propria bolla come quelli della Repubblica di Berlino. In tempi di crisi globali sono nati sistemi autoreferenziali, quasi autistici, che si ritirano sempre più su se stessi.”
“In nessuna delle grandi sfide passate l’Ue si è dimostrata all’altezza. Nella politica migratoria è stata divisa e non ha trovato una linea comune. Il Green Deal è retrospettivamente la decisione più catastrofica della Commissione.”
Parole così dure, da rendere superfluo qualsiasi commento.
Solo il giorno prima era stata la volta di:
Chi consiglia davvero von der Leyen?
(Die Welt, Christoph B. Schiltz, 22 dicembre 2025)
Il vertice Ue ha assicurato il finanziamento all’Ucraina con 90 miliardi di credito comune per il 2026-2027, evitando la confisca diretta degli asset russi. L’autore critica la preparazione inadeguata della Commissione von der Leyen, che ha sottovalutato rischi legali, reputazionali e di ritorsioni russe. La soluzione adottata, con nuovo debito Ue, potrebbe rivelarsi un boomerang, caricando alla fine i contribuenti europei, mentre Putin potrebbe sfruttarla nei negoziati. Sarebbe stato preferibile un sostegno bilaterale nazionale, più trasparente e diretto.
E anche qui si spara a palle incatenate:
«Il protratto litigio sulla ulteriore finanziamento dell’Ucraina è stato vergognoso per l’Europa. Ai cittadini è rimasto impresso alla fine solo questo: litigi e caos a Bruxelles. Ciò gioca nelle mani di partiti anti-sistema come l’AfD.»
E la von der Leyen passa per una irresponsabile:
«Deve essere lecita la domanda: chi consiglia davvero la presidente della Commissione Ursula von der Leyen? Oltre ad esporci gravi rischi giuridici e possibili misure di ritorsione russe contro il Belgio come paese sede del fornitore di servizi finanziari Euroclear.»
Qualcuno penserà che sia finita qui, invece no, perché sulla Bild del 21 dicembre:
LA FATTURA DA 90 MILIARDI
L’Ue finanzierà l’Ucraina con un prestito a tasso zero da 90 miliardi, emesso con debito comune garantito dal bilancio Ue. Gli asset russi congelati (210 miliardi) restano per ora inutilizzati. Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca ottengono esenzioni. La Germania, con la sua quota elevata, pagherà gran parte degli interessi (circa 2,9 miliardi annui al tasso attuale del 3,25%).
«Merz ha lottato invano a Bruxelles per utilizzare i 210 miliardi di asset statali russi congelati: “Dal mio punto di vista è davvero l’unica opzione”, ha detto, senza riuscire a imporsi».
«Almeno gli interessi (circa 2,9 miliardi di euro annui al tasso attuale del 3,25%) resteranno a carico dei contribuenti; la Germania, come sempre, sarà in prima fila per quota di contribuzione».
Insomma Merz è andato per suonare ed è stato suonato.
Ma ancora:
CENSURA IN EUROPA
(Die Welt, Andreas Rosenfelder, 19 dicembre 2025)
L’articolo denuncia un preoccupante intervento dell’Unione Europea sulla libertà di espressione, con il Consiglio d’Europa che il 15 dicembre 2025 ha sanzionato individui e organizzazioni accusati di attività destabilizzanti russe, includendo però anche lo svizzero Jacques Baud, ex colonnello e analista, per aver diffuso narrazioni prorusse in programmi tv e libri. L’autore paragona queste misure repressive a quelle di Putin, avvertendo che l’Europa, nel combattere la disinformazione, rischia di introdurre una censura politica, perdendo così la battaglia tra democrazia liberale e autoritarismo.
In cui spicca questo passaggio:
«È più importante che mai difendere la democrazia liberale dalle minacce autoritarie, ma se l’Europa nel combattere Putin ricorre a repressioni simili a quelle note dal regime di Putin, ha già perso la confronto tra i sistemi.»
Ma è una grandinata quotidiana, perché i tedeschi non mandano giù più nulla:
La rischiosa e solo apparente soluzione dell’Ue.
(Die Welt, Dorothea Siems, 18 dicembre 2025)
L’editoriale critica il piano Ue di utilizzare i beni russi congelati presso Euroclear come garanzia per un maxi-credito all’Ucraina, anticipando ipotetiche riparazioni russe post-belliche. Considerato moralmente giusto sostenere Kiev contro l’aggressione russa, l’autrice definisce però la proposta rischiosa e contraria al diritto internazionale: in caso di mancata restituzione del credito o di rivendicazioni russe, gli Stati Ue finirebbero per pagare, accumulando debito nascosto.
Dove anche qui si martella duramente su Bruxelles:
“Una garanzia per un credito che con probabilità quasi certa non verrà rimborsato è un indebitamento mascherato. In realtà non pagano gli aggressori per il nuovo sostegno al Paese martoriato dalla guerra, ma i cittadini degli Stati Ue, lasciati all’oscuro”.
E, come se non bastasse, arriva anche questa bastonata sulle “idee” dei burocrati di Bruxelles:
“L’impegno dei beni russi rappresenta una grave violazione della tutela della proprietà. Se il mercato finanziario europeo non è più considerato sicuro giuridicamente, gli investitori da Paesi terzi lo eviteranno, rischiando di far perdere ulteriormente forza all’Ue indebolita e sprofondarla nel debito”.
Poi ci sarebbe questo:
“I contribuenti tedeschi pagheranno due volte”.
(Die Welt, Eduard Steiner, 17 dicembre 2025)
La Russia prepara una pesante controffensiva legale contro l’Ue che intende utilizzare i profitti degli asset congelati della Banca centrale russa (circa 185 miliardi presso Euroclear) per finanziare un prestito riparatorio all’Ucraina. Mosca ha già ottenuto in un tribunale arbitrale la confisca di beni lettoni e ora la Banca centrale russa reclama 195 miliardi di euro da Euroclear. Se i tribunali russi daranno ragione a Mosca, la sentenza potrebbe essere esecutiva in altre giurisdizioni, mettendo a rischio imprese occidentali ancora presenti in Russia e costringendo i contribuenti Ue a coprire eventuali perdite.
“Molte imprese occidentali ancora presenti in Russia temono ritorsioni, e la stessa Euroclear ha asset per circa 17 miliardi di euro nel paese, con il rischio che alla fine i contribuenti tedeschi e europei debbano pagare due volte per coprire eventuali perdite.”
Il pericoloso piano dell’Europa sui beni russi.
(Die Welt, Jochen Zimmermann, 15 dicembre 2025)
L’Unione europea valuta di trasformare i beni russi congelati in uno strumento di finanziamento per l’Ucraina, passando per Euroclear. Secondo l’autore, questa scelta supera una soglia pericolosa: da misura di politica estera a utilizzo politico della proprietà altrui, con effetti destabilizzanti su diritto, investimenti e credibilità economica europea.
Dove spicca questo colpo di frusta, che descrive la strada rischiosissima che si intendeva prendere a Bruxelles:
“Quando la politica rende disponibile la proprietà altrui per esigenze contingenti, la certezza del diritto si erode, la propensione a investire diminuisce e il capitale si sposta verso luoghi in cui i diritti restano affidabili e neutrali.”
Potremmo proseguire ancora a ritroso nel tempo, ma qui il vento che tira è chiaro: a Berlino vedono la Ue come una zavorra. E, si badi, qui non parliamo di AfD ed “ultradestra” (come piace dire alla gente che piace alla gente che piace) ma si tratta di Die Welt (ma anche su Tagesspiegel non si scherza), quotidiano tendenzialmente centrista o liberal conservatore. Quindi figuriamoci cosa ne pensano negli ambienti di AfD. Ma lo scopriremo presto nelle prossime elezioni…
(Estratto dalla newsletter di Giuseppe Liturri)







