Mascarpone, mozzarella, burrata e stracciatella saranno ancora più un miraggio in Cina. Dal 23 dicembre, infatti, il Paese asiatico ha introdotto dazi temporanei sui prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione europea poiché, secondo le autorità cinesi, i prodotti europei beneficerebbero di sussidi che avrebbero causato danni significativi all’industria lattiero-casearia nazionale.
L’Italia, i cui formaggi rappresentano il secondo prodotto agroalimentare esportato in Cina dopo il vino, è direttamente colpita dalla misura.
L’INDAGINE ANTI-SOVVENZIONI AVVIATA DA PECHINO
A dare notizia dei dazi provvisori, compresi tra il 21,9% e il 42,7%, è stato il ministero del Commercio di Pechino sulla base dei risultati preliminari di un’indagine contro le sovvenzioni avviata dalle autorità cinesi nell’agosto del 2024.
Secondo le autorità, l’indagine avrebbe accertato che i prodotti lattiero-caseari provenienti dall’Unione europea beneficiano di sussidi pubblici e che tali aiuti avrebbero causato danni sostanziali all’industria lattiero-casearia cinese, con l’esistenza di un nesso diretto tra sovvenzioni e danno economico. L’inchiesta è stata avviata su richiesta della Dairy Association of China e della China Dairy Industry Association e, stando a Pechino, è stata condotta nel rispetto delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio.
I PRODOTTI COLPITI
La ritorsione – poiché arrivata proprio il giorno dopo l’annuncio europeo di imporre dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina – colpisce un’ampia gamma di prodotti lattiero-caseari europei. Tra questi figurano formaggi freschi e trasformati, formaggi erborinati, cagliata, latte, panna e creme. Le aliquote sono differenziate anche in base al livello di collaborazione delle aziende europee con le autorità cinesi durante l’indagine.
LE AZIENDE COINVOLTE E LE TARIFFE DIFFERENZIATE
Stando a Reuters, circa 60 aziende europee rientrano nel perimetro delle nuove misure. Quelle che hanno collaborato all’indagine sono colpite da dazi intorno al 28%, mentre per le altre è prevista l’aliquota massima del 42,7%.
L’italiana Sterilgarda Alimenti di Castiglione della Stiviere, in provincia di Mantova, è soggetta all’aliquota più bassa, pari al 21,9%.
COSA (E QUANTO) ESPORTA L’ITALIA IN CINA
Nel 2024, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Istat, le esportazioni di formaggi italiani verso la Cina hanno raggiunto un valore di circa 71 milioni di euro, con un aumento del 207% rispetto al 2020. I principali prodotti esportati includono mascarpone, mozzarella, burrata e stracciatella. L’associazione afferma infatti che il mercato cinese non è autosufficiente dal punto di vista lattiero-caseario e per questo ricorre alle importazioni, in particolare per i prodotti di fascia medio-alta.
In Cina si tratta di un’industria giovane, basti pensare che si producono circa 149 tonnellate l’anno di formaggi, contro 1,2 milioni di tonnellate dell’Italia. Tuttavia, il presidente di Assolatte Paolo Zanetti è un mercato in fortissima espansione: “È stato difficile entrare nel mercato cinese, ma negli ultimi cinque anni abbiamo messo a segno una crescita complessiva del 200% in volume e del 260% in valore”. Se i nuovi dazi dovessero rimanere in vigore, considerato che si aggiungono a quelli, intorno al 10%, già vigenti, “si uccide il mercato”, denuncia Zanetti. “Non è possibile che l’agroalimentare finisca sempre nel mirino delle ritorsioni”, aggiunge, auspicando che i governi nazionali ed europei aprano subito un canale di dialogo con Pechino.
Coldiretti segnala inoltre che i formaggi rappresentano il secondo prodotto agroalimentare italiano esportato in Cina dopo il vino. Nel 2024 l’export complessivo di prodotti agroalimentari italiani verso il mercato cinese ha superato i 600 milioni di euro.
NON SOLO FORMAGGI
Ma l’introduzione dei dazi sui latticini segue altre misure adottate da Pechino nei confronti dell’Unione europea. Nei giorni precedenti, per esempio, la Cina ha imposto dazi definitivi sulle importazioni di carne suina europea, con aliquote comprese tra il 4,9% e il 19,8% per un periodo di cinque anni. I Paesi più colpiti saranno Spagna, Paesi Bassi e Danimarca.
Il Vecchio Continente, si legge su Efa News, “è un importante esportatore di carne suina e un fornitore chiave di sottoprodotti come orecchie, musi, zampe e altri articoli considerati prelibatezze in Cina”, Paese che tuttavia, dal canto suo, “soffre di un’eccedenza di questi prodotti, legata anche alla propria recessione economica che ha frenato la spesa dei consumatori”.
Nel 2024, scrive Il Sole 24 Ore, il deficit commerciale dell’Unione europea nei confronti della Cina ha superato i 300 miliardi di euro.
LA REAZIONE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE
La Commissione europea ha dichiarato di aver preso atto “con preoccupazione” dell’annuncio delle nuove tariffe cinesi, ritenendole tuttavia “ingiustificate e immotivate” e affermando che l’inchiesta cinese è “basata su accuse discutibili e prove insufficienti”. Attraverso il portavoce Olof Gill, Bruxelles ha fatto sapere che sta esaminando la decisione preliminare e che fornirà osservazioni formali alle autorità cinesi nell’ambito della procedura prevista.







