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Quando Mattarella bocciava i bis al Quirinale

Mattarella bocciava o non bocciava i bis al Quirinale? Cronaca e storia tra frasi, auspici e aneddoti

 

“Se serve ci sono”. Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiuso la disputa intorno al prossimo inquilino del Quirinale. La scelta, obbligata, di chiedere al Presidente in carica di acconsentire a un secondo mandato, proprio come fu per il suo predecessore Giorgio Napolitano, sancisce l’incapacità delle forze parlamentari di trovare un accordo su un nome condiviso che sia diverso da quello di Mattarella.

L’annuncio di Matterella sul bis: “Ci sono”

“Il Presidente Mattarella ci ha detto che aveva altri piani per il suo futuro, ma vista la situazione ha detto che serve una mano lui c’è, si è messo a disposizione”. A dirlo è la capogruppo delle Autonomie al Senato Julia Unterberger mentre lasciava il Quirinale. “Lo abbiamo pregato, vista la situazione, di restare per un altro mandato” ha aggiunto ancora Unterberger. Nella giornata di sabato si è registrata la settima fumata nera ma nelle votazioni della mattina il presidente uscente aveva ottenuto 387 voti contro i 64 dell’ex magistrato Carlo Nordio 64.

Gli scatoloni da riporre

A dire la verità il Presidente Mattarella aveva provato in molti modi, espliciti e meno, a esprimere la sua contrarietà a un’ipotesi di un bis. Diventerà celebre la foto pubblicata il 22 gennaio 2022 da Giovanni Grasso, direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica dal 2015, che inquadra degli scatoloni pronti per il trasloco dal Quirinale. Un trasloco che dovrà aspettare.

 

Mattarella agli studenti: “Tra otto mesi potrò riposarmi”

Lo scorso 19 maggio il Presidente Mattarella ha fatto visita ai giovani alunni della scuola primaria Geronimo Stilton a Roma.  Il Capo dello Stato ha risposto alle domande dei ragazzini incuriositi dal suo ruolo. “Sapevo quanto era impegnativo il compito. Ma due cose mi hanno aiutato: ho ottimi collaboratori ma soprattutto il fatto che in Italia in base alla Costituzione non c’è un solo organo che decide, ma le decisioni sono distribuite tra tanti organi. Il presidente della Repubblica deve conoscere tutti, seguire tutti per poter intervenire con suggerimenti – aveva detto il presidente – Ma tra otto mesi il mio mandato di presidente termina. Io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi”.

Il saluto al CSM: “Auguri al prossimo Presidente”

Un nuovo no al bis arriva anche quando Mattarella presiede per l’ultima volta il Csm, convocato nel plenum per la conferma di Pietro Curzio e Margherita Cassano nei ruoli di primo presidente e presidente aggiunto della Corte di Cassazione. “Questa occasione imprevista – aveva detto Mattarella – mi fa ripetere al Consiglio superiore della magistratura gli auguri più intensi per l’attività che il Consiglio svolgerà nei prossimi mesi con la presidenza del nuovo capo dello Stato“.

Mattarella cita Leone e Segni: “Inserire non rieleggibilità del Presidente”

Il 12 novembre 2022, in un incontro al Quirinale in occasione dei 20 anni dalla morte dell’ex Presidente Giovanni Leone, il Presidente Mattarella ricordò che Leone, in un messaggio in merito alle riforme istituzionali inviato al Parlamento il 15 ottobre 1975, chiese “la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica con l’eliminazione del semestre bianco”.

Qualche mese prima, il 2 febbraio 2021, in occasione di della commemorazione per Antonio Segni, Mattarella ricordò la stessa posizione espressa dall’ex presidente. Un appello rimasto inascoltato.

 

Il nuovo appartamento romano

A fine novembre dagli uffici del Quirinale lasciano trapelare la notizia che il Presidente Mattarella aveva non solo già trovato un nuovo appartamento romano ma ne aveva anche già firmato il contratto di affitto. Un appartamento da circa 120 metri quadrati tra il quartiere Parioli e il Salario Trieste a Roma Nord.

Il discorso di fine anno

Anche nel corso del discorso di fine anno il Presidente sottolinea che il suo mandato è in scadenza. “Tra pochi giorni si concluderà il mio ruolo di presidente” dice Sergio Mattarella in apertura del suo settimo discorso di fine anno. Il “no” non arriva per un capriccio del Capo dello Stato ma perché così “dispone la Costituzione“ e consiglia al futuro presidente di “spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale”.

Il ddl che vieta la rielezione del presidente della Repubblica

All’inizio di dicembre i senatori del PD Dario Parrini, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa hanno depositato un disegno di legge costituzionale che modifica gli articoli 85 e 88 della Costituzione, e che vieta la rieleggibilità del presidente della Repubblica e abroga anche il semestre bianco. All’epoca il quotidiano Libero interpretò la norma come uno spiraglio per la rielezione di Mattarella. Ma il Quirinale lasciò trapelare il suo stupore per tale interpretazioni. “La circostanza che in Parlamento ci si proponga di inserire nella Costituzione questo divieto – riportò l’Ansa – è infatti motivo di ulteriore conferma della ben nota opinione dell’attuale Presidente”.

Quando Mattarella non escludeva il bis (non suo)

Era il 1998 e il Capo dello Stato era Oscar Luigi Scalfaro. All’epoca Sergio Mattarella era capogruppo a Montecitorio del Partito popolare italiano, il Ppi, uno degli eredi della Dc. In un’intervista al Corriere della Sera, il 28 agosto 1998, proprio da Mattarella arrivò la proposta di una rielezione dell’ex magistrato piemontese. “Perché non rieleggiamo Scalfaro al Quirinale?”, si chiede il futuro Presidente della Repubblica dalle colonne del quotidiano. “Il futuro capo dello stato deve avere equilibrio, gran senso delle istituzioni e svolgere un ruolo di garanzia attiva. Proprio quello che Scalfaro ha realizzato in questo settennato”, diceva Mattarella che alla domanda “Insomma, lei pensa a una personalità simile a Scalfaro?” rispondeva sicuro: “No, io penso a Scalfaro”. La rielezione di Scalfaro doveva passare da un accordo con il centro destra sebbene “anche da soli avremmo la possibilità di eleggere il capo dello Stato”, ammetteva Mattarella. Nell’accordo sarebbe dovuta rientrare anche una riforma costituzionale in senso presidenziale, come richiesto dal centro destra. Non se ne fece nulla, il 13 maggio 1999 venne eletto Carlo Azeglio Ciampi alla prima votazione e l’Italia è ancora una repubblica saldamente parlamentare.

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