(Le Figaro, Caroline Beyer e Stéphane Kovacs, 23 dicembre 2025)
Uno studio del think-tank Ceru denuncia come grandi scuole di economia francesi come HEC, ESSEC, ESCP, EM Lyon e Sciences Po abbiano progressivamente integrato nei programmi un’ecologia decrescente e anticapitalista, dedicandole centinaia di ore annue a scapito di materie fondamentali come gestione, finanza e marketing. Atelier come la Fresque du climat, test Sulitest e corsi su sostenibilità dominano, promuovendo ideologie radicali che arrivano a contestare il capitalismo e la crescita economica.
1. Sul rischio per la formazione di futuri manager critici verso la crescita economica delle imprese:
“La Francia sta forse formando una generazione di dirigenti che considereranno un dovere morale frenare, contestare o sabotare le strategie di crescita delle proprie aziende?”
2. Sulla sostituzione del prestigio accademico tradizionale con una conformità ideologica ecologista:
“Questo cambiamento traduce una ricomposizione profonda. Il prestigio accademico tradizionale è soppiantato dalla conformità ideologica. Le scuole di commercio, il cui oggetto è fondamentalmente l’insegnamento sulla produzione di ricchezze, fanno pubblicità alla decrescita!”
3. Sulla quantità eccessiva di ore dedicate all’ecologia nei programmi delle business school:
“In una decina d’anni le business school sono cambiate molto. L’ecologia e la sostenibilità hanno preso una dimensione sproporzionata, una centinaio di ore all’anno, ovvero un terzo degli insegnamenti, con atelier come la Fresque du climat e test come il Sulitest sul sviluppo sostenibile.”
4. Sulla critica all’insegnamento di un’ecologia radicale e anticapitalista nelle scuole:
“Non è l’ecologia a disturbarmi, ma l’ideologia. Si tratta di un indottrinamento che si ritrova lungo tutto il percorso scolastico. La missione primaria dell’insegnante è sviluppare lo spirito critico, non paralizzarlo.”
5. Sulle influenze ideologiche che spingono a una reinvenzione radicale del capitalismo nei corsi:
“In questo nuovo paesaggio alcuni ricercatori chiamano a una reinvenzione del capitalismo e a una trasformazione radicale dei modi di produzione, consumo e distribuzione delle ricchezze, integrando temi di sostenibilità e limiti planetari nei programmi.”
(Estratto dalla newsletter di Giuseppe Liturri)







