L’Istituto Pasteur avverte che il virus dell’influenza aviaria, in rapida diffusione tra uccelli selvatici, allevamenti e alcuni mammiferi, potrebbe rappresentare una minaccia pandemica qualora acquisisse la capacità di trasmettersi tra esseri umani.
L’annuncio arriva mentre il quadro globale mostra un aumento delle rilevazioni dell’influenza aviaria in Europa, il primo caso umano di H5N5 negli Stati Uniti e dati aggiornati della sorveglianza europea.
L’ALLARME DELL’ISTITUTO PASTEUR SUL RISCHIO PANDEMICO
La direttrice del centro infezioni respiratorie dell’Istituto Pasteur, Marie-Anne Rameix-Welti, ha avvertito del potenziale rischio rappresentato dal virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). La ricercatrice ha spiegato che “ciò che temiamo è che il virus si adatti ai mammiferi e, in particolare, agli esseri umani, diventando capace di una trasmissione da uomo a uomo, e quel virus sarebbe un virus pandemico”.
L’influenza aviaria ha già provocato l’abbattimento di centinaia di milioni di uccelli, con conseguenze sulle forniture alimentari, mentre le infezioni umane restano rare. Rameix-Welti ricorda che le persone non possiedono anticorpi contro il ceppo H5, evidenziando che, a differenza del Covid-19, i virus influenzali possono colpire anche individui sani, compresi i bambini. “Una pandemia di influenza aviaria sarebbe probabilmente piuttosto grave – ha detto -, potenzialmente anche più grave della pandemia che abbiamo vissuto”.
IL RUOLO DELL’ISTITUTO PASTEUR NELLA PREPARAZIONE SANITARIA
L’Istituto Pasteur, ricorda Reuters, è stato tra i primi laboratori europei a sviluppare e condividere i test diagnostici del Covid-19 con l’Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante l’allarme, Rameix-Welti ha sottolineato che, se il virus H5 dovesse mutare, il mondo disporrebbe oggi di strumenti più immediati: “L’aspetto positivo dell’influenza, rispetto al Covid-19, è che disponiamo di misure preventive specifiche. Abbiamo candidati vaccinali pronti e sappiamo come produrre rapidamente un vaccino”. A questo aggiunge che “abbiamo anche scorte di antivirali specifici che, in linea di principio, sarebbero efficaci contro questo virus dell’influenza aviaria”.
COSA DICONO LE AGENZIE INTERNAZIONALI SUL RISCHIO PER L’UOMO
Per Gregorio Torres dell’Organizzazione mondiale per la salute animale, il rischio attuale di una pandemia umana rimane basso: “Dobbiamo essere preparati a rispondere abbastanza presto. Ma per il momento, si può tranquillamente passeggiare nei boschi, mangiare pollo e uova e godersi la vita. Il rischio pandemico è una possibilità. Ma in termini di probabilità, è ancora molto basso”.
L’Oms segnala quasi 1.000 infezioni umane da virus H5 tra il 2003 e il 2025, prevalentemente in Egitto, Indonesia e Vietnam, con una mortalità del 48%.
IL PRIMO CASO UMANO DI H5N5
Intanto, all’inizio del mese un residente della contea di Grays Harbor, nello Stato di Washington, è stato ricoverato con sintomi gravi e il 14 novembre è stata confermata l’infezione da virus influenzale H5N5, il primo caso umano noto. Il paziente, un adulto anziano con patologie pregresse, è deceduto il 21 novembre.
L’H5N5, si legge su The Conversation, è un virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità, diffuso tra uccelli selvatici in varie regioni del mondo. Il paziente possedeva un piccolo allevamento di pollame esposto agli uccelli selvatici, una possibile via di contagio. Gli studi citati mostrano che questo ceppo è geneticamente distinto dal più diffuso H5N1.
CARATTERISTICHE DELL’H5N5
I virus dell’influenza A, inclusi H5N1 e H5N5, sono classificati in base alle proteine di superficie emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). L’H5N5 condivide il sottotipo HA con l’H5N1, ma presenta una diversa neuraminidasi. Pur essendo un rischio per fauna e allevamenti, il pericolo attuale per l’uomo è considerato basso.
Le infezioni da influenza aviaria nell’uomo sono generalmente eventi isolati e la maggior parte non porta a una trasmissione sostenuta. Gli scienziati osservano attentamente eventuali segnali di adattamento all’uomo, soprattutto la trasmissione interumana, che al momento non è stata rilevata nel caso di H5N5.
CASI (IN AUMENTO) IN EUROPA
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) segnala che tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono state identificate 1.443 rilevazioni di influenza aviaria altamente patogena A(H5) negli uccelli selvatici in 26 Paesi europei. Si tratta del numero più elevato dal 2016 e di un valore quattro volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2024.
In numerose aree europee gli uccelli acquatici sono stati particolarmente colpiti, con contaminazione ambientale diffusa e focolai ad alta mortalità in Germania, Francia e Spagna. L’Efsa indica inoltre che il 99% dei rilevamenti riguarda il sottotipo H5N1.
Infine, secondo l’Autorità è urgente rafforzare la sorveglianza, garantire sistemi di biosicurezza nelle aziende avicole e prevenire l’ingresso del virus negli allevamenti domestici, per limitare la diffusione tra gli stabilimenti e ridurre il rischio di nuove trasmissioni.






