La Germania non è più il confine, ma la cerniera. Con il cambiamento degli equilibri geopolitici e l’espansione verso est dell’Alleanza Atlantica, Berlino ha assunto un nuovo ruolo centrale nella strategia difensiva della Nato: non più frontiera esposta, ma nodo logistico fondamentale per garantire il funzionamento dei rifornimenti in caso di conflitto. Lo illustra il “Piano operativo Germania”, una strategia articolata e in gran parte riservata che delinea la funzione del paese come piattaforma logistica su cui far transitare mezzi, uomini e materiali verso il fronte orientale.
DAL CONFINE AL CUORE DELL’ALLEANZA
Durante i decenni della Guerra Fredda, la Repubblica Federale Tedesca era considerata la prima linea dell’Occidente. I piani militari dell’epoca prevedevano che l’eventuale invasione delle forze del Patto di Varsavia si sarebbe combattuta sul suolo tedesco. La Bundeswehr, insieme agli eserciti alleati, si preparava a contrastare l’avanzata nemica in una guerra di posizione. Quel paradigma è ormai superato.
Con l’ingresso nella Nato di numerosi paesi dell’Europa centrale e orientale – dalla Polonia alla Romania, passando per le Repubbliche baltiche – la Germania si trova oggi in una posizione intermedia, più vicina al centro che al confine. In caso di crisi o aggressione proveniente dalla Russia o dalla Bielorussia, i combattimenti si concentrerebbero con tutta probabilità nei paesi più orientali dell’Alleanza. Questo spostamento ha ridisegnato anche i compiti della Germania, che da Stato di contatto è diventato retrovia operativa.
IL “PIANO OPERATIVO GERMANIA”
Per rispondere a questa trasformazione strategica, Berlino ha adottato un documento di pianificazione chiamato “Piano operativo Germania”. Sebbene molti dettagli siano classificati, le autorità militari hanno rivelato alcune linee guida essenziali. Il piano prevede l’organizzazione di un’enorme infrastruttura capace di ricevere, gestire e smistare equipaggiamenti, truppe, viveri e munizioni provenienti da Stati Uniti, Europa occidentale e meridionale. Tutto ciò sarà convogliato attraverso il territorio tedesco e poi distribuito ai diversi punti caldi lungo il fianco orientale della Nato.
Il generale di brigata Thomas Hambach, responsabile del comando regionale della Baviera, ha sintetizzato così, in una recente intervista ad ARD, la nuova missione della Germania: “Il nostro compito prioritario è garantire la piena operatività dei flussi logistici dell’Alleanza”. La sfida è immensa: accogliere contingenti alleati, allestire campi temporanei per il transito delle truppe, predisporre magazzini per armamenti e vettovaglie, e al contempo mantenere la capacità di reagire rapidamente alle variazioni del contesto bellico.
UNO SFORZO COLLETTIVO, CIVILE E MILITARE
La portata dell’impegno non consente che esso sia affidato esclusivamente alla Bundeswehr. Il “Piano operativo Germania” si basa su una mobilitazione congiunta che coinvolge forze armate, istituzioni civili, aziende private e organizzazioni umanitarie. Diversi attori del settore logistico e dei servizi stanno già collaborando con l’esercito per predisporre le infrastrutture necessarie. Alcune imprese sono state incaricate di fornire e conservare materiali per l’allestimento di 17 centri di sosta per truppe in transito, le cui ubicazioni sono ovviamente mantenute segrete per motivi di sicurezza.
Anche enti come la Croce Rossa tedesca e il Malteser sono stati integrati nella rete organizzativa. In caso di guerra, a loro spetterebbe la gestione dei rifugiati provenienti dalle aree di conflitto e la distribuzione dei feriti negli ospedali civili.
Martin Schelleis, incaricato federale per la resilienza del Malteser, ha raccontato ad ARD come, nonostante alcune resistenze legate a posizioni pacifiste, molti volontari siano disponibili a collaborare con le forze armate in caso di emergenza. “Ci sono opinioni critiche, ma anche persone che oggi vedono la questione con occhi diversi rispetto al passato”, ha dichiarato.
Il piano prevede inoltre il trasporto in direzione inversa: verso la Germania dovranno fluire mezzi danneggiati, feriti da curare, sfollati e, purtroppo, anche caduti. Un traffico bidirezionale che richiede coordinamento, prontezza e un sistema logistico estremamente articolato.
OLTRE LA LOGISTICA: DIFESA INTEGRATA
Ma il “Piano operativo Germania” non si limita all’aspetto logistico. Include anche la protezione delle infrastrutture digitali, l’impiego di riservisti e la preparazione continua in ambito cyberdifensivo. L’idea di fondo è costruire una difesa multilivello, che affianchi alla componente militare anche una forte dimensione civile, sul modello di quanto già avviene in Scandinavia.
La struttura del piano è modulare e in costante aggiornamento, pensata per adattarsi a scenari in rapida evoluzione. Tuttavia, il principio guida resta saldo: ogni settore della società deve essere pronto a contribuire. Non si tratta soltanto di mobilitare soldati, ma anche amministrazioni locali, operatori sanitari, trasportatori, tecnici delle telecomunicazioni e personale umanitario.
Questo approccio integrato riflette una visione moderna della difesa collettiva, in cui la sicurezza non è più demandata solo alle forze armate, ma diventa un’impresa nazionale e, nel caso della Nato, transnazionale.
Per la Germania, che si è a lungo concepita come una potenza contenuta, è un cambio di paradigma profondo: assumersi il compito non di combattere sul fronte, ma di rendere possibile la difesa comune grazie a una capacità logistica solida ed efficiente, sfruttando magari una solida tradizione maturata nel campo commerciale. In un’epoca segnata da tensioni crescenti sul fianco orientale dell’Europa, Berlino si prepara dunque a fare da colonna vertebrale per la proiezione strategica dell’Alleanza Atlantica. Non più baluardo, ma infrastruttura. Non più scudo, ma snodo.