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Perché la Francia è la grande malata d’Europa

Con Germania e Italia, la Francia è un pilastro economico, politico e -coi venti che corrono- pure militare dell’Ue. Senza una Repubblica francese che funzioni, diventerebbe complicato affrontare le sfide dell'Europa. Il taccuino di Guiglia

Troppo facile giocare con le date e concludere che ora anche la Francia ha un suo 8 settembre da quando, lunedì scorso, il primo ministro, François Bayrou, è stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale, mandando a casa il suo governo: prima volta che un simile e caotico atto di rottura -era stato lo stesso Bayrou a chiedere la fiducia sulla Finanziaria- si compie nella storia della Quinta Repubblica.

Si dirà che il Paese è una Repubblica presidenziale e che il potere vero è nelle mani del presidente, Emmanuel Macron. Ma è proprio lui il bersaglio colpito anche se non -o non ancora- affondato dal crescente e convergente malcontento cavalcato dal populismo di destra di Marine Le Pen e da quello di sinistra di Jean-Luc Mélanchon, artefici della disfatta macroniana.

Per evitare le insidie dei mercati, Macron ha già nominato nuovo primo ministro, Sebastien Lecornu, attuale ministro della Difesa.

Di fatto e non da oggi (cinque primi ministri in meno di due anni, un primato di instabilità perfino rispetto ai fugaci governi della prima Repubblica in Italia), la Francia è diventata la grande malata d’Europa.

I miliardi di debito pubblico hanno superato la cifra di 3.300, ma il grido d’allarme lanciato da Bayrou per imboccare la strada del rigore con un piano per ridurre debito e deficit è stato bocciato dall’Assemblea assieme a lui. E pure dai cittadini, come si desume dall’iniziativa “blocchiamo tutto” promossa in modo trasversale all’insegna delle più svariate proteste, e che oggi potrebbe paralizzare il Paese. Mai sottovalutare una rivolta nella Nazione che il 14 luglio 1789 la Rivoluzione l’ha fatta sul serio.

Ai numeri da profondo rosso bisogna aggiungere il declino geopolitico di uno Stato che spesso s’è cullato nell’impotente “grandeur” in politica estera e nella saccenza dei suoi leziosi rappresentanti.

Correva l’anno 2011: come dimenticare la sprezzante risatina che l’allora presidente, Nicolas Sarkozy, si scambiò con la cancelliera tedesca, Angela Merkel (altra personalità che col tempo s’è rivelata non all’altezza dell’interesse europeo) nei riguardi del nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi?

Tuttavia, sarebbe sbagliato il sorriso italiano della rivincita a fronte della grave crisi che oggi vivono i nostri cugini d’Oltralpe. “I francesi sono degli italiani tristi”, diceva il poeta e loro connazionale, Jean Cocteau, a conferma della parentela.

Con Germania e Italia, la Francia è un pilastro economico, politico e -coi venti che corrono- pure militare dell’Unione europea. Senza una Repubblica francese che funzioni, diventerebbe complicato affrontare le sfide poste dal guerrafondaio, Vladimir Putin, e dal sempre meno alleato, Donald Trump, pieno solo di sé e di dazi per tutti gli altri.

La Francia è parte integrante di una certa idea dell’Europa, basata sul diritto e sul rispetto, sulla pace e sul progresso.

Un’idea che la contestazione dei populismi a destra e a sinistra e la crescente impopolarità di Macron al centro rischiano di mettere in crisi ben al di là dell’Arco di un Trionfo mai così mesto.

 

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova

www.federicoguiglia.com 

            

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