“Reintrodurre in Italia un nuovo servizio militare, come in Francia e in Germania? Se lo deciderà il Parlamento sì”.
A confermarlo è il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, in conferenza stampa a Parigi sull’ipotesi di una reintroduzione del servizio militare in Italia, che sarebbe comunque su base volontaria, come in Francia e Germania.
Le dichiarazioni di Crosetto arrivano parallelamente al progetto di Servizio nazionale universale (Snu) annunciato ieri dal presidente Emmanuel Macron, che prevede un servizio militare per i giovani di 18 anni su base volontaria, 25 anni dopo la fine della leva in Francia.
L’annuncio colloca la Francia nel solco di altri Paesi europei che, spinti dal timore di una possibile aggressione russa, hanno già avviato forme – diverse tra loro – di servizio militare. Come ricordava ieri la Bbc, Belgio e Paesi Bassi hanno introdotto un modello volontario, mentre la Germania sta preparando una misura analoga.
Secondo il ministro Crosetto “se la visione che noi abbiamo del futuro è una visione nella quale c’è minore sicurezza, va fatta una riflessione sul numero delle forze armate sulla riserva che potremmo mettere in campo in caso di situazioni di crisi. Noi abbiamo costruito modelli, in Italia, come in Germania, come in Francia, negli anni scorsi che riducevano il numero dei militari. In questa nuova situazione tutte le nazioni, non soltanto europee, mettono in discussione quei modelli che avevamo costruito 10-15 anni fa e tutti stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate”.
Con questa riserva militare ausiliare di diecimila volontari si arriverebbe così a recuperare il gap più volte lamentato dalle forze armate sulla scarsa presenza di uomini e donne a servizio della Difesa, che oggi sono poco più di 160mila.
Tutti i dettagli.
LA BASE VOLONTARIA
La Difesa sta puntando a una riserva militare ausiliaria anche in Italia, articolata per specifiche competenze, capace di incrementare di almeno diecimila unità l’attuale forza armata attraverso un servizio di leva volontario, pronto a essere attivato in caso di necessità.
“È uno schema che in qualche modo non è molto diverso da quello tedesco, perché prevede una volontarietà” ha spiegato il ministro Crosetto ai giornalisti a Parigi. “Quello tedesco ha un automatismo che scatta, quello francese – da ciò che leggo – è totalmente volontario” ha aggiunto.
I NUMERI IPOTIZZATI
La riserva potrebbe essere composta da non oltre diecimila unità e si tratta di una disposizione già introdotta dalla legge 119 del 2022 dal precedente esecutivo, che forniva una delega al governo, segnalava ieri l’Ansa ricordando che già nelle scorse settimane, in un suo discorso ai vertici militari, nella sede del Comando operativo di vertice interforze, il titolare di Palazzo Esercito aveva detto lapidario che la legge 244, quella che fissa il limite sul personale della Difesa a 170mila unità, va “buttata via”, perché “lo spirito con cui è nata è morto” e i numeri vanno aumentati di almeno 30-40 mila.
LA COMPOSIZIONE
Dopodiché, una volta reclutata, formata e periodicamente addestrata, la riserva potrebbe essere composta da ex militari o personale con determinate specifiche (sempre su base volontaria), impiegabile nei casi di necessità durante eventuali conflitti e crisi internazionali, non impiegati sul fronte dei teatri operativi ma per il supporto logistico e la cooperazione, senza escludere interventi anche in caso di calamità come già avviene per i militari.
Si tratterebbe di professionisti a disposizione del Paese, sempre aggiornati con addestramenti periodici e da attivare in determinati casi: dunque non un servizio obbligatorio, proprio perché la difesa oggi più che mai ha bisogno di esperti.
IL CASO SVIZZERO
D’altronde altri Paesi hanno già aumentato il numero dei soldati, ricorda sempre Crosetto, citando il caso della Svizzera: “Ognuno ha un suo approccio diverso, alcuni hanno addirittura ripristinato la leva. Sapete che in alcuni Paesi come la Svizzera la parte della riserva in qualche modo comprende tutti i cittadini fino a oltre 50 anni. Lo stesso sistema di Israele, ma la Svizzera è da 500 anni che non ha una guerra. Anche noi in Italia dovremmo porci il tema di una riflessione che in qualche modo archivi le scelte fatte di riduzione dello strumento militare e in qualche modo porti a un suo aumento: ci sono motivi di sicurezza che secondo me rendono importante farlo”.
UN NUOVO MODELLO DI DIFESA
“Penso che l’Italia debba riflettere su un nuovo modello di difesa, che sia proporzionato ai tempi difficili che stiamo vivendo. E questa è una delle cose che vanno fatte in Parlamento, al di là della maggioranza di governo, perché le scelte del modello di difesa del futuro sono scelte che riguardano un paese intero, uno Stato, una nazione, non soltanto la maggioranza”, ha detto ancora Crosetto intervistato dal Tg1.
IN ARRIVO DDL IN CDM E POI IN PARLAMENTO
In ogni caso, per il ministro della Difesa l’ultima parola spetta alle Camere: “Io penso di proporre, prima in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento, una bozza di disegno di legge da discutere che garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni e che non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole”.






