Con una mossa a sorpresa Giorgia Meloni spiazza Elly Schlein che si era detta disponibile ad accettare l’invito alla storica festa di FdI “Atreju”, dal 6 al 14 dicembre a Roma, ma solo per un confronto con la padrona di casa, premier e presidente del partito.
Meloni, che era stata data in difficoltà un po’ troppo presto, replica con un post da scacco matto sui social: benissimo, ma venga anche Giuseppe Conte. Il presidente dei Cinque Stelle ed ed ex premier aveva da poco fatto uscire la sua disponibilità ad andare ad Atreju, dove è stato già presente, a differenza della segretaria del Pd. Meloni coglie la palla al balzo a quel punto per invitare anche lui con Schlein.
La segretaria Pd, colta di sorpresa, replica: allora ad Atreju Meloni inviti anche Matteo Salvini. Ma la differenza è proprio qui. Salvini non è Conte, che ambisce chiaramente alla candidatura alla premiership per il “campo largo”, dove ha sempre detto che intende stabilire patti “solo su programmi e progetti”. La mossa spiazzante di Meloni mette a sorpresa a nudo tutte le tensioni del “campo largo”, con i leader in lotta tra loro per la candidatura alla guida di Palazzo Chigi. Mentre il leader leghista, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ha sottoscritto con gli alleati Meloni, Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, un preciso patto di coalizione che prevede la candidatura alla premiership per il leader del partito che avrà preso più consensi alle elezioni politiche. Così è accaduto alle Politiche di tre anni fa, così, come l’altro ieri ha ribadito lo stesso Salvini in conferenza stampa, dopo la clamorosa rimonta della Lega in Veneto, è previsto per il 2027. Di più, Salvini ha dato anche l’ok a un bis di Meloni, mantenendo i piedi per terra dopo aver fatto volare con Luca Zaia la Lega al 36 per cento, bissando FdI, con la vittoria di Alberto Stefani, il più giovane governatore d’Italia.
A differenza del “campo largo”, il centrodestra ha per baricentro regole e programmi comuni, che ognuno porta avanti in una unità plurale, in cui ogni leader è complementare all’altro con la propria identità. E paradossalmente, a dispetto di semplicistiche e stereotipate analisi, la rimonta della Lega può rassicurare la stessa Meloni per la stabilità della maggioranza di governo. Salvini ne esce con la leadership rafforzata pronta a portare a casa l’Autonomia differenziata, decisiva per la Lega. Non è nelle regole della politica pensare che voglia logorare Meloni, nell’interesse stesso del suo partito. Conte, invece, uscito con il suo partito un po’ malconcio dalle Regionali, nonostante la vittoria di Roberto Fico in Campania, scavalcato clamorosamente dalla stessa Lega in Puglia, dopo peraltro la secca sconfitta del padre del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico, in Calabria, è facile immaginare che ora per riguadagnare terreno sia costretto a stressare sempre più i rapporti con il Pd, facendo valere richieste e identità, da battitore libero a cominciare dal nodo cruciale della politica estera. Settore strategico dove è contrario a nuovi aiuti all’Ucraina e gioca sul ruolo doppio di “Giuseppi” con Trump e il suo piano di pace.
Schlein sembra colpire a vuoto quando ripete il refrain: “Meloni scappa ancora una volta dal confronto” e ricorda che le opposizioni per la prima volta hanno vinto tutte insieme in Campania e Puglia. Il punto è che il ruolo di contendente di Meloni non è la premier a non riconosceglielo, ma il suo stesso alleato principale. E su questa oggettiva assenza di baricentro del “campo largo” la premier e presidente di FdI, padrona di casa di Atreju, ha affondato il colpo. “Certo, già l’anno scorso mi ero dichiarato disponibile e quindi lo sono anche quest’anno e sempre a un confronto con Giorgia Meloni”, ha fatto, invece, sapere il leader pentastellato attraverso il suo staff. Meloni ha colto la palla al balzo, uscendo a strettissimo giro (circa 40 minuti) con un post su Facebook: “Leggo che Elly Schlein avrebbe finalmente accettato l’invito di Fratelli d’Italia a partecipare ad Atreju, ma solo in caso di un confronto diretto con me. Atreju è sempre stata una casa aperta al dialogo, anche con chi la pensa diversamente. Sono quindi pronta a confrontarmi con l’opposizione. Ma ritengo che al confronto debba partecipare anche Giuseppe Conte”.
La motivazione data dalla premier suona come una bocciatura di Schlein come la contendente del campo avversario. Eccola: “Giuseppe Conte, a differenza di Elly Schlein, anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto anche da Presidente del Consiglio”. Prosegue Meloni: “Non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno. Da parte mia, quindi, sono disponibile a un confronto unico con entrambi”.
Replica di Schlein: “Mi dispiace – dice – che Giorgia Meloni abbia rifiutato di fare il confronto con me, tanto più che l’anno scorso prima delle Europee aveva accettato. Forse oggi faccio più paura, visti i risultati elettorali. Vuole fare il confronto anche con Conte, benissimo portasse pure Salvini”. Chiosa secca del responsabile organizzativo di FdI, Giovanni Donzelli: “Aspettiamo ancora il leader unico della sinistra”.






