Caro direttore, ma davvero l’ingresso del gruppo Caltagirone in Class Editori è una mossa ostile, come ambienti del gruppo fondato da Paolo Panerai hanno fatto trapelare?
La domanda non mi pare banale. Certo, il fondatore e maggiore azionista del gruppo editoriale che pubblica una serie di testate di taglio economico-finanziario, in primis il quotidiano Mf e il settimanale Milano Finanza (tutti pensano siano il medesimo giornale, ma quel genio di Panerai è un maestro nel moltiplicare pani e pesci…) di certo non è entusiasta dell’incursione di Francesco Gaetano Caltagirone nel recinto editoriale di Class, ma a pensarci bene non dovrebbe adontarsi troppo.
Prevengo subito il suo pensiero: no, caro direttore, non ho alcuna informazione-indiscrezione (altrimenti ti avrei proposto un pezzo e non scritto questa lettera); insomma non so davvero se la mossa del patron del Messaggero e di una lunga serie di altri quotidiani sia davvero ostile o amichevole. Ovviamente al costruttore ed editore, da tempo divenuto perno di un risiko banco-finanziario osservato con attenzione e piacere dal centrodestra tendenza Meloni sulle partite Mediobanca e Assicurazioni Generali, avrà vissuto con fastidio, se non con furore, lo stillicidio di attacchi, stilettate, critiche e brani pizzineschi che ha negli ultimi mesi hanno caratterizzato le prolisse omelie del deus ex machina del gruppo Class stampate ogni sabato nella sua rubrica su Milano Finanza.
Per questo, in primis anche il Panerai medesimo, avrà vissuto la notizia degli acquisti di Class da parte del gruppo Caltagirone come una sfida. Legittimo. Ma anche vero?
Ovviamente mettere una bandierina azionaria nel gruppo Class (esborso minimo per la liquidità di Caltagirone) mette quanto meno in imbarazzo i giornali del medesimo gruppo: potranno continuare a stimmatizzare manovre e obiettivi di un neo azionista del gruppo? Improbabile, diciamo.
Ma siccome, berlusconiamente, dal male può nascere anche del bene, l’entrata di Caltagirone nel gruppo che edita Milano Finanza e Italia Oggi potrebbe essere anche in prospettiva, nel caso Caltagirone davvero consideri l’ingresso solo un primo passo, una notizia positiva per il fondatore di Class.
A differenza di Caltagirone, che ha dietro di sé una famiglia pronta e liquida a seguire le molteplici attività dell’82enne imprenditore romano, il 79enne Panerai non penso abbia una schiera di eredi che possano farsi carico del futuro del gruppo Class.
Ma, soprattutto, la solidità economica e finanziaria del gruppo Caltagirone (attiva solo in parte nell’editoria) potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per Class Editori che, bilanci alla mano (anche il 2024 ha chiuso con un risultato negativo), mi pare che non navighi in acque finanziarie tranquille, come d’altronde la maggior parte delle più grandi società editoriali.
Certo, il sistema bancario italiano, a partire dai maggiori istituti di credito, continua a dare fiducia e tenere larghi i cordoni della borse bancarie per il gruppo editoriale fondato da Panerai, ma fino a quando?
Insomma una vera pluralità azionaria di Class è salutare per Class: perché – a dispetto dei sermoni anti ddl Capitali – la lista di minoranza, rispetto a quella imperniata su Panerai e non quella di Caltagirone, presentata in vista dell’assemblea pare molto vicina e allineata ai desiderata del fondatore-deus ex machina.
Per concludere, caro direttore, se fossi ai vertici del gruppo Class Editori mi chiederei: davvero “Timeo Danaos et dona ferentes”?
Salutoni e buon lavoro
Fernando Soto