Skip to content

Le news su Dagospia, Cingolani, Fubini, Travaglio, Vaticano, von der Leyen e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice di Dagospia, Cingolani, Fubini, Travaglio, Vaticano, von der Leyen e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

DAGOSPIA, ORGANO DEL QUIRINALE?

 

IL VATICANO SPIANA IL PIANO UE PER IL RIARMO

 

I CONTI IN TASCA ALL’ITALIA CON REARM EUROPE

 

LA FAME DI DRONI

 

CINGOLANI DI LEONARDO NON FA L’AMERIKANO

 

PURE L’EUROPA NON VUOLE FARE PIU’ L’AMERIKANA?

 

I RIGORISTI ORA VOGLIONO SBRACARE?

 

AGGIUSTAMENTI MELONIANI A REARM?

 

TRAVAGLIO TRAVAGLIEGGIA SU VON DER BOMEN

 

LA SVEGLIA TRUMPIANA SERVE ALL’EUROPA

 

UN CONFRONTO TRA EUTELSAT E STARLINK

 

LA VERITA’ DI BELPIETRO E’ DIVENTATA ECO-BIO CON VECCHIONI?

 

AMPLIFON NON SENTE TANTO BENE IN BORSA

 

IL SOLE ILLUMINA IL FENOMENO DEL CAPORALATO ANCHE AL NORD

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

CARTOLINA DALL’AMERICA

+++

ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SU REARM EUROPE:

Perché lo «scorporo» dai vincoli del nuovo Patto di stabilità Ue, chiesto a gran voce ma senza successo pochi mesi fa dall’Italia e ora in via di rapida concessione a Bruxelles, è essenziale per il rispetto delle regole fiscali Ue; ma non cambia lo sforzo richiesto per finanziarsi sui mercati, che nel chiedere il premio al rischio guardano al peso del debito più che ai meccanismi contabili europei. E il problema, com’è ovvio, assume a Roma connotati diversi rispetto a Berlino, dove il debito è al 62% del Pil contro il nostro 135,4% e la spesa per interessi è all’1% del prodotto e non al 3,88% come qui.

Anche ieri i rendimenti hanno registrato una crescita netta, nonostante il taglio di 25 punti base dei tassi deciso come da attese dalla Banca centrale europea. Il decennale italiano è tornato a toccare il 4%, livello che non vedeva più dai primi di luglio del 2024, prima di chiudere poco sotto (servizio a pagina 10).

Si spiega anche così la contrariata prudenza manifestata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di fronte alla ridda di ipotesi fatte circolare in questi giorni da Bruxelles. Ieri il titolare dei conti non è tornato sul tema, dopo aver bollato mercoledì la «frenesia» che rischia di partorire «un piano fatto in fretta e furia, senza logica».

Ma nelle stanze di Via XX Settembre si guarda con qualche sconcerto alla corsa delle cifre mossa dagli annunci della Commissione negli ultimi giorni, per una ragione di metodo prima ancora che di merito. Prima di far danzare i numeri, è il ragionamento, sarebbe indispensabile fissare modalità e tempistiche dei programmi di investimento un po’ più dettagliate. Ed è facile prevedere che Giorgetti tornerà a chiederle all’inizio della prossima settimana a Bruxelles, dove sono in programma Eurogruppo ed Ecofin.

Le cifre mosse dagli obiettivi abbozzati negli ultimi giorni infatti sono imponenti. La proposta della Commissione, che punta a un aumento medio delle spese per la difesa nell’ordine dell’1,5% del Pil di ogni Paese, può atterrare in Italia a una somma fra i 30 e i 35 miliardi di euro. Nel pacchetto sottoposto ieri all’esame del Consiglio europeo c’è anche la parte di risorse comuni, che potrebbe poggiare sui quasi 100 miliardi di inoptato del Recovery e allargarsi a 150 miliardi con l’aiuto di nuove emissioni. In questo contesto, seguendo le chiavi di ripartizione dei contributi al bilancio Ue proporzionali al peso economico di ogni Stato membro, all’Italia potrebbe essere indirizzata una fetta intorno ai 18 miliardi: ma sempre di prestiti si tratta, che vanno restituiti.

Torna su