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La verità giudiziaria su Marcello Dell’Utri

Il corsivo di Paola Sacchi

 

Ricordo ancora come ieri la mattina in Senato, riunione dei gruppi di Forza Italia, con Silvio Berlusconi che a un certo punto confidò ai suoi: “Prego ogni sera prima di andare a dormire e la mattina quando mi sveglio per Marceĺlo”.

Fu un piccolo, amaro, scoop per uno dei tanti giornali per i quali ho scritto, dopo la chiusura di Panorama del Gruppo Mondadori. Ecco, ora “Marcello”, ovvero il dottor Dell’Utri ,allora, seppur anziano e molto malato, incarcerato per anni prima a Parma, carcere di massima sicurezza, poi a Rebibbia per un reato diverso da quello per il quale è stato assolto ieri, pena ormai estinta, ovvero concorso esterno in associazione mafiosa, è tornato alla ribalta per l’assoluzione nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia. Che non poco contribuì a rinforzare il marchio mediatico di “mafioso” anche al quattro volte premier Silvio Berlusconi.

Mi fa notare Massimo Palmizio – dal 1982 ex stretto collaboratore di Dell’Utri oltre che di Berlusconi ancora solo big imprenditore, Palmizio, ex parlamentare a lungo, in Senato e Camera che nel 2018 si dovette far da parte per nuovi giovani  dopo essere stato top manager di Publitalia, diretta da MDU, primo embrione di Forza Italia – che per “Marcello” è stata usata nella sentenza di ieri la formula di assoluzione “perché il fatto non è stato commesso”, per i dirigenti dei Ros dei Carabinieri perché il fatto non costituisce reato.

Tradotto: Dell’Utri c’entra un tubo e i Cc pure colpiti da questa vicenda giudiziaria, che ha avuto anche ripercussioni notevoli su Berlusconi e Forza Italia, non hanno, appunto, commesso alcun reato. Ovviamente Palmizio è felicissimo per il fatto che l’onore dei Carabinieri ne sia uscito alla grande.

Ma, tornando a Dell’Utri, accompagnato una domenica dalla moglie Miranda a Rebibbia, già anziano e molto malato e lì rimasto a lungo, cercando di “evadere” con la lettura in biblioteca dei grandi classici, da bibliofilo e uomo colto quale è, un altro capitolo probabilmente bisognerà scrivere sulla condanna definitiva, la cui pena ora è estinta  per concorso esterno in associazione mafiosa.

I Radicali e non solo si spesero a sua difesa, perché questo non è reato contemplato nelle legislazioni di nessun altro Paese. E per lui si spese molto il suo ex stretto collaboratore, top manager Palmizio, il parlamentare che di fatto era delegato da Berlusconi ad andare a trovare in carcere “Marcello”, senatore Dell’Utri. La cui immagine nell’immaginario collettivo è stata mostrificata. E con la sua quella di un quattro volte premier.

“La verità viene ristabilita”, scrive in un tweet sulla sentenza di ieri, per Dell’Utri e i Carabinieri, il deputato Sestino Giacomoni, da sempre in prima fila nello staff del Cav.

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