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Johnson & Johnson inchiodata da un altro verdetto sul suo talco

La Corte Superiore di Los Angeles ha riconosciuto 40 milioni di dollari a due donne che attribuiscono al borotalco di Johnson & Johnson il loro cancro ovarico. L’azienda, che deve ancora affrontare decine di migliaia di cause simili, ha annunciato ricorso in appello. Tutti i dettagli

 

Dopo la recente class action avviata nel Regno Unito, Johnson & Johnson torna sotto ai riflettori per i suoi prodotti a base di talco di nuovo negli Stati Uniti. Una giuria di Los Angeles infatti ha condannato l’azienda a risarcire due donne con 40 milioni di dollari, ritenendo il borotalco per bambini responsabile dei loro tumori ovarici. Il verdetto si inserisce in un contenzioso più ampio composto da migliaia di cause.

L’ULTIIMO VERDETTO

La Corte Superiore di Los Angeles, riferisce Reuters, ha assegnato 18 milioni di dollari a Monica Kent e 22 milioni a Deborah Schultz e a suo marito, stabilendo che Johnson & Johnson fosse a conoscenza da anni dei rischi associati ai prodotti a base di talco senza informare adeguatamente i consumatori.

LA REAZIONE DI JOHNSON & JOHNSON

Il gruppo ha subito annunciato l’intenzione di impugnare la decisione. Erik Haas, vicepresidente mondiale per il contenzioso, ha affermato che l’azienda intende “presentare immediatamente appello contro questo verdetto e si aspetta di prevalere, come avviene tipicamente con verdetti avversi anomali”. In una dichiarazione separata, Haas ha inoltre ricordato che J&J ha vinto “16 dei 17 casi di cancro ovarico precedentemente portati a processo” e ha definito le conclusioni della giuria “inconciliabili con decenni di valutazioni scientifiche indipendenti che confermano che il talco è sicuro, non contiene amianto e non causa il cancro”.

I CASI DELLE DUE DONNE

Secondo i documenti giudiziari citati da Reuters, a Monica Kent è stato diagnosticato un cancro ovarico nel 2014, mentre a Deborah Schultz nel 2018. Entrambe residenti in California, hanno dichiarato di aver utilizzato il borotalco di Johnson & Johnson dopo il bagno per circa quarant’anni. Durante il processo hanno descritto percorsi di cura che hanno incluso interventi chirurgici rilevanti e numerosi cicli di chemioterapia.

LE ACCUSE

Nelle arringhe finali, l’avvocato delle due donne, Andy Birchfield, ha sostenuto che l’azienda fosse consapevole del potenziale cancerogeno dei suoi prodotti già dagli anni Sessanta. “Assolutamente lo sapevano, lo sapevano e facevano tutto il possibile per nasconderlo, per seppellire la verità sui pericoli”, ha dichiarato alla giuria. In un altro passaggio del procedimento, il legale Daniel Robinson ha affermato: “L’unica cosa che hanno fatto è stata essere fedeli a Johnson & Johnson come clienti per ben 50 anni”. E ha aggiunto: “Quella fedeltà era a senso unico”.

LA DIFESA DELL’AZIENDA

Per Johnson & Johnson, l’avvocata Allison Brown ha invece sostenuto che il presunto legame tra talco e tumori ovarici non sia supportato da autorità sanitarie statunitensi né da studi scientifici che dimostrino la migrazione del talco verso gli organi riproduttivi.

Un’inchiesta di Reuters del 2018, tuttavia, ha sostenuto che J&J fosse a conoscenza da decenni della presenza occasionale di amianto nei suoi prodotti a base di talco, sulla base di documenti interni, testimonianze e altre prove riferite al periodo tra il 1971 e i primi anni 2000. Nello stesso anno, una giuria di St. Louis ha ritenuto l’azienda responsabile di aver contribuito a causare tumori ovarici in 20 donne, accusandola di aver venduto consapevolmente prodotti contenenti amianto.

UN CONTENZIOSO MOLTO PIÙ AMPIO

Johnson & Johnson deve affrontare oltre 67.000 cause di persone che attribuiscono a prodotti a base di talco una diagnosi di cancro. L’azienda ha sempre dichiarato che i suoi prodotti sono sicuri, privi di amianto e non cancerogeni. Negli Stati Uniti il talco è stato sostituito con l’amido di mais nel 2020, mentre la vendita globale di polveri a base di talco è cessata nel 2023.

GLI ESCAMOTAGE TENTATI (E FALLITI) DI J&J

J&J ha cercato di risolvere il contenzioso attraverso la procedura fallimentare, ma i tribunali federali hanno respinto la proposta per tre volte, l’ultima ad aprile, inclusa l’ipotesi di un fondo da 9 miliardi di dollari per chiudere le cause legate a tumori ginecologici. Prima di questi tentativi, i processi sul talco avevano prodotto esiti contrastanti, con risarcimenti arrivati fino a 4,69 miliardi di dollari in alcuni casi di cancro ovarico e con altre sentenze ridotte o annullate in appello.

I CASI DI MESOTELIOMA

Una parte più limitata delle cause riguarda poi il mesotelioma, un tumore raro e aggressivo. Negli ultimi mesi diversi procedimenti sono arrivati a sentenza nei tribunali statali, con risarcimenti significativi. Tra questi, ricorda Abc News, un verdetto emesso a Los Angeles in ottobre ha condannato Johnson & Johnson a pagare oltre 900 milioni di dollari, mentre un’altra giuria californiana ha stabilito un risarcimento di 966 milioni di dollari alla famiglia di una donna deceduta per questo tipo di tumore.

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