Anche nel Regno Unito migliaia di persone hanno intentato una causa collettiva contro Johnson & Johnson, accusando l’azienda statunitense di aver venduto per decenni borotalco contenente fibre cancerogene come l’amianto.
L’azione legale, presentata all’Alta Corte britannica, coinvolge oltre 3.000 querelanti ed è stimata in oltre 1 miliardo di sterline. I fatti oggetto della causa coprono il periodo compreso tra il 1965 e il 2023. Si tratta della prima azione collettiva nel Regno Unito contro il gigante farmaceutico e riflette un contenzioso di lunga data già in corso negli Stati Uniti.
LE ACCUSE
Pure dall’altra parte dell’Oceano, secondo la denuncia, Johnson & Johnson avrebbe venduto prodotti a base di talco sapendo che potessero contenere fibre cancerogene come tremolite e actinolite, due forme fibrose classificate come amianto. I querelanti sostengono che l’azienda, pur conoscendo i rischi già dagli anni ’60, abbia scelto di non informare il pubblico e di mantenere il prodotto sul mercato per motivi economici.
LE PROVE: MEMO INTERNI E TESTIMONIANZE SCIENTIFICHE
La causa, spiega in un lungo approfondimento Bbc, si basa su memo aziendali interni e rapporti scientifici commissionati dalla stessa Johnson & Johnson. Un documento del 1969 menzionava già la necessità di limitare l’uso della tremolite nei prodotti. Nel 1973, un altro memo segnalava: “Il nostro borotalco contiene frammenti di talco classificabili come fibre. Occasionalmente sono identificabili quantità minime di tremolite o actinolite…”.
Nel corso degli anni ’70 e ’80, secondo quanto riportato dall’emittente britannica, l’azienda avrebbe condotto campagne pubblicitarie aggressive presentando il prodotto come simbolo di purezza, senza includere avvertenze sul potenziale rischio cancerogeno.
CHE C’ENTRA L’AMIANTO CON IL TALCO
Il talco è un minerale naturale che può essere contaminato da amianto durante l’estrazione, poiché spesso si trovano negli stessi giacimenti. La rimozione totale di tracce di amianto è tecnicamente difficile. Secondo gli esperti, le fibre di amianto nella forma fibrosa sono pericolose perché possono causare errori nel ciclo riproduttivo delle cellule, potenzialmente conducendo a forme di cancro, specialmente nei tessuti sensibili del sistema riproduttivo femminile.
“TENERE TUTTO RISERVATO”
Documenti interni, riportati dalla Bbc, rivelano che nel 1973 alcuni dirigenti avrebbero discusso di brevettare un processo per rimuovere l’amianto dal talco, concludendo tuttavia che fosse meglio mantenerlo riservato: “Potremmo voler mantenere tutto riservato piuttosto che farlo pubblicare come brevetto e così far sapere tutto al mondo”.
La denuncia afferma che, invece di procedere con rimozione o avvertenze, l’azienda avrebbe minimizzato i rischi anche nelle discussioni con le autorità di regolamentazione. Negli anni ’70, avrebbe poi cercato di influenzare la Food and Drug Administration (Fda) affinché accettasse soglie di rilevamento più alte per evitare che i test individuassero la presenza di amianto.
LE CONSEGUENZE PER I CONSUMATORI
Molti dei querelanti soffrono di cancro ovarico, mesotelioma, fibromi uterini e altre malattie che, secondo le accuse, sarebbero state causate dall’uso regolare del borotalco J&J.
“Mia madre lo usava e io lo usavo. […] Quando sono nati i miei figli lo usavo su di loro, pensando di agire nel miglior modo”, ha raccontato alla Bbc Siobhan Ryan, 63 anni, affetta da cancro ovarico. “È stato uno shock. Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. Non riuscivo a credere a quello che stavo sentendo quando il medico mi ha detto che avevo un cancro ovarico al quarto stadio”.
Ryan ha affrontato tre cicli di chemioterapia, un’infezione da sepsi e un intervento chirurgico maggiore. Ora il suo tumore è inoperabile.
LA VERSIONE DI J&J E KENVUE
J&J ha come sempre respinto le accuse, dichiarando che il proprio borotalco “era conforme a tutti gli standard normativi richiesti, non conteneva amianto e non causa il cancro”.
Inoltre, ha trasferito la responsabilità legale per le controversie internazionali alla controllata Kenvue, nata dallo scorporo della divisione consumer nel 2023. Kenvue ha dichiarato: “Comprendiamo che loro e le loro famiglie vogliano risposte – ed è per questo che i fatti sono così importanti. La sicurezza del borotalco è supportata da anni di test condotti da laboratori indipendenti e di alto livello, università e autorità sanitarie nel Regno Unito e in tutto il mondo”.
I CASI NEGLI STATI UNITI
Negli Stati Uniti, Johnson & Johnson è già coinvolta in decine di migliaia di cause simili. Nel giugno 2023 ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per chiudere un contenzioso nazionale sulle accuse di pubblicità ingannevole. Più recentemente, una giuria di Los Angeles ha condannato l’azienda a risarcire 966 milioni di dollari alla famiglia di una donna deceduta per mesotelioma.
Sempre negli Usa, la strategia dell’azienda di risolvere le cause attraverso una procedura fallimentare da 9 miliardi di dollari è stata rigettata dai tribunali federali.
COSA SUCCEDE ORA NEL REGNO UNITO
La causa collettiva britannica sarà esaminata dalla Circuit Commercial Court di Manchester, parte dell’Alta Corte, e verrà decisa da un giudice e non da una giuria, come avviene invece negli Stati Uniti. Gli avvocati stimano un valore totale del contenzioso pari a 1 miliardo di sterline, che renderebbe questo caso uno dei più significativi nella storia del diritto civile britannico.
“Per decenni Johnson & Johnson ha orchestrato una campagna di negazione e occultamento. I fatti sono chiari: il talco contaminato contiene materiali cancerogeni e Johnson & Johnson conosceva il rischio per i consumatori. Saremo implacabili nel chiedere giustizia a nome di tutti coloro che hanno sofferto a causa delle loro azioni”, ha dichiarato Tom Longstaff, avvocato principale dei querelanti.