La nomina da parte del presidente Trump di Jeff Landry, governatore repubblicano della Louisiana, come inviato speciale per la Groenlandia ha riaperto una crisi diplomatica con la Danimarca, alleata Nato degli Stati Uniti.
Annunciata domenica, la decisione ha provocato reazioni immediate e irritate da Copenaghen e dal governo locale groenlandese, che hanno ribadito con forza la propria sovranità sull’isola artica.
Trump e Landry hanno motivato la scelta sottolineando l’importanza vitale della Groenlandia per la sicurezza nazionale americana, legata alla sua posizione strategica e alle ricche risorse minerarie.
LA NOMINA
Domenica scorsa il presidente Trump ha reso noto tramite i social media di aver scelto Landry come inviato speciale per la Groenlandia.
Come riporta la BBC, Trump ha lodato il governatore per la sua comprensione di quanto l’isola sia “essenziale per la sicurezza nazionale americana” e per la capacità di promuovere gli interessi degli Stati Uniti.
Quello di Landry è un incarico informale e volontario, che non interferirà con i suoi doveri come governatore della Louisiana.
La mossa rappresenta una chiara ripresa delle ambizioni americane sull’isola, che Trump aveva già cercato di acquistare durante il suo primo mandato nel 2019, ricevendo allora un secco rifiuto da Danimarca e Groenlandia.
LE DICHIARAZIONI DI TRUMP E LANDRY
Le parole dei due protagonisti non lasciano spazio a interpretazioni.
Trump, in un post su Truth Social citato da Reuters, ha scritto: “Jeff capisce quanto sia essenziale la Groenlandia per la nostra sicurezza nazionale e avanzerà con forza gli interessi del nostro Paese per la sicurezza, la protezione e la sopravvivenza dei nostri alleati, e in effetti del mondo”.
Landry ha risposto immediatamente su X con entusiasmo, come evidenzia Axios: “È un onore servire in questa posizione volontaria per rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti”. Ha precisato che l’incarico non influirà sul suo ruolo di governatore, in carica dal gennaio 2024.
Il Guardian riporta il ringraziamento di Landry a Trump e ricorda un suo tweet di gennaio in cui affermava: “Il presidente Trump ha assolutamente ragione! Dobbiamo assicurare che la Groenlandia si unisca agli Stati Uniti. Ottimo per loro, ottimo per noi!”. Queste dichiarazioni hanno alimentato i timori di un’agenda apertamente annessionistica.
Per il New York Times la nomina di un inviato speciale costituisce una “escalation significativa”, con esperti che vedono la Groenlandia tra le priorità assolute di Trump.
TENSIONI DIPLOMATICHE
La reazione danese è stata rapida e dura. Reuters riferisce che il ministro degli Esteri Lars Løkke Rasmussen ha definito la nomina “profondamente sconvolgente” e ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore Usa Ken Howery per ottenere spiegazioni.
Rasmussen ha dichiarato a TV2: “Finché il nostro regno include Danimarca, Isole Faroe e Groenlandia, non possiamo accettare azioni che minino la nostra integrità territoriale”.
In una dichiarazione congiunta, sottolinea il New York Times, i primi ministri della Danimarca Mette Frederiksen e quello della Groenlandia Jens-Frederik Nielsen hanno affermato: “Non si possono annettere altri paesi, nemmeno invocando motivi di sicurezza internazionale. La Groenlandia appartiene ai groenlandesi e gli Stati Uniti non devono prenderla”.
Nielsen, su Facebook, ha minimizzato l’impatto pratico: “L’annuncio può sembrare importante, ma non cambia nulla per noi. Decidiamo da soli il nostro futuro”.
Axios nota che Copenaghen non era stata avvertita in anticipo e che la mossa contraddice rassicurazioni ricevute recentemente da funzionari americani durante colloqui a Nuuk.
Come riporta la BBC, l’Ue, con Ursula von der Leyen, ha espresso “piena solidarietà” alla Danimarca, mentre Svezia e Norvegia hanno difeso il diritto internazionale.
Non è la prima volta che si registrano frizioni: ad agosto, ricorda l’Associated Press, i danesi avevano già convocato diplomatici Usa per presunte operazioni di influenza coperte legate a figure vicine a Trump.
L’IMPORTANZA STRATEGICA DELLA GROENLANDIA
Al di là delle polemiche, la Groenlandia rappresenta un asset geopolitico di prim’ordine.
La BBC spiega che la sua posizione tra Nord America ed Europa la rende centrale per la sicurezza di Usa e Nato, con una base militare americana attiva fin dalla Seconda Guerra Mondiale.
Reuters evidenzia le immense risorse minerarie – tra cui terre rare – che potrebbero ridurre la dipendenza americana dalla Cina, oltre al ruolo chiave nel sistema di difesa missilistica.
Il Guardian aggiunge che l’isola si trova sul percorso più breve per eventuali missili tra Russia e Stati Uniti e che lo scioglimento dei ghiacci sta aprendo nuove rotte navali e accesso a ulteriori risorse, intensificando la competizione artica tra Stati Uniti, Cina e Russia.
GLI INTERESSI AMERICANI
La nomina si inserisce in una lunga storia di interesse americano per l’isola.
Come ricorda la BBC, Trump ha rilanciato l’argomento fin dal suo ritorno alla Casa Bianca a gennaio 2025, senza escludere nemmeno l’uso della forza.
L’Associated Press rievoca proposte di acquisto respinte nel corso del Novecento. Axios segnala che, dopo mesi di relativa calma, l’annuncio ha sorpreso Copenaghen nonostante recenti colloqui trilaterali.
Il Guardian cita un report dell’intelligence danese che accusa gli Usa di usare potere economico e minacce militari anche verso alleati. Reuters menziona la contemporanea sospensione di leasing per progetti eolici offshore, inclusi quelli della danese Ørsted, interpretata come possibile pressione.
Sondaggi locali, citati dallo stesso Guardian, confermano che la maggioranza dei 57.000 groenlandesi aspira all’indipendenza dalla Danimarca, ma rifiuta categoricamente l’idea di diventare parte degli Stati Uniti.







