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Europa e Italia sbrindellate con quel ganassa di Trump

 Il burro europeo, e non solo, nel quale Trump può affondare il coltello. I Graffi di Damato

Diviso nella immaginazione sarcastica di Stefano Rolli, sulla Stampa, fra i sogni del Nobel della pace e dell’economia, designato al primo dal governo israeliano dell’amico Netanyahu e al secondo dalle cronache dei dazi che salgono e scendono nei suoi rapporti con amici e nemici, il presidente americano Donald Trump si starà godendo dalle sue postazioni reali o di fantasia le divisioni che riesce a creare fra i suoi interlocutori. O delle quali profitta per sviluppare la sua complessa, spesso indecifrabile corsa alla scomposizione degli equilibri geopolitici per ricomporli diversamente: conformi -si può sospettare ogni tanto- più ai suoi umori o interessi personali che a quelli degli americani che lo hanno eletto. O debbono subire col fiato sospeso, e le mani fra i capelli, quando li hanno, la sua seconda esperienza alla Casa Bianca.

Questa storia delle divisioni e delle incertezze di cui Trump approfitta nella sua azione non è fantasiosa. E’ concreta. E’ dimostrata da fatti e circostanze. Non credo, per esempio, che sia un caso “la stangata” dei dazi, come la chiama Repubblica, che il presidente americano ha comunicato per iscritto alla presidente della Commissione dell’Unione Europea dopo avere registrato, e interpretato a suo modo, la confusione -a dir poco-nella quale Ursula von der Leyen è riuscita ad evitare la sfiducia promossa contro di lei da un praticamente sconosciuto sovranista romeno nel Parlamento di Strasburgo.

Nella votazione, fra sì, no, astensioni e assenze, si sono scomposte a livello europeo e interno, considerando cioè i singoli paesi dell’Unione, tutte le aree. La maggioranza su cui può davvero contare la Commissione di Bruxelles è quella di tipo cosiddetto variabile. Cioè il caos, che qualcuno scambia per ordine. Non certo Trump, che appunto ne approfitta, come dicevo.

In una Europa che il presidente americano ha preso di petto nella sua realtà istituzionale, interloquendo direttamente con la presidente tedesca al suo secondo mandato, l’idea di una reazione, di una risposta davvero unitaria, e perciò solida è debolissima. E lo è anche all’interno dei singoli paesi dell’Unione. In Italia, per esempio, si è subito replicato il solito spettacolo della maggioranza divisa e dell’opposizione lesta ad approfittarne a sua volta, come Trump alla Casa Bianca, per processare politicamente, se non si cercherà anche questa volta di tentare di farlo anche giudiziariamente, la premier Giorgia Meloni. Che si sarebbe lasciata prendere alla sprovvista dal pur amico, estimatore e quant’altro Trump e ora raccomanda solo calma. O esprime fiducia in un negoziato tutto da condurre.

Mai che da parte dell’opposizione, o delle opposizioni parlandone al plurale, venga la voglia, la consapevolezza di un momento di solidarietà nazionale di fronte alle emergenze.

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