Un ritiro militare degli Usa creerebbe una “finestra di vulnerabilità” per l’Europa compensabile in mille miliardi di dollari da investire in 25 anni.
È quanto emerge da uno studio dell’International Institute for Strategic Studies (Iiss) think tank specializzato in sicurezza con sede a Londra, pubblicato giovedì.
Secondo il rapporto, l’ipotetico ritiro decoupling degli Stati Uniti dall’Europa lascerebbe i membri della Nato del Vecchio continente vulnerabili alla minaccia russa e di fronte a “scelte difficili” su come colmare le immense lacune.
Nel frattempo la spesa militare in Europa è aumentata del 17% raggiungendo i 693 miliardi di dollari, dando il maggiore contributo all’incremento globale nel 2024, ha rivelato di recente un rapporto del Sipri. Con la guerra in Ucraina giunta al suo terzo anno, la spesa militare ha continuato ad aumentare in tutto il continente, spingendo la spesa militare europea oltre il livello registrato alla fine della guerra fredda.
Inoltre, il minacciato disimpegno di Washington alimentato dal presidente Trump insieme alle richieste del presidente affinché gli alleati europei contribuiscano maggiormente alla Nato hanno messo pressione sui paesi europei.
Tutti i dettagli.
LO SCENARIO EVENTUALE
Innanzitutto lo studio presuppone che entro la metà del 2025 la guerra in Ucraina si concluda con un accordo di cessate il fuoco e che il governo statunitense abbia indicato che avvierà il processo di ritiro dalla Nato. Dichiarando la necessità di dare priorità al teatro indo-pacifico, gli Usa inizierebbero anche a rimuovere equipaggiamenti, scorte, rifornimenti e personale militare dall’Europa.
I COSTI PER L’EUROPA PER SOSTITUIRE LE CAPACITÀ MILITARI USA
Pertanto, secondo lo studio i costi per la sostituzione degli Stato Uniti – a parità di condizioni di equipaggiamento e personale statunitense – ammonterebbero a circa mille miliardi di dollari in 25 anni. Questo include costi di approvvigionamento una tantum che vanno dai 226 ai 344 miliardi di dollari, a seconda della qualità dell’equipaggiamento acquistato, e spese aggiuntive associate alla manutenzione, al personale e al supporto militare.
Come evidenzia Politico, la voce più costosa nella lista della spesa sarebbe rappresentata da 400 aerei da combattimento tattici (Eurofighter, F-15, F-16, Gripen e Rafale), seguiti da 20 cacciatorpediniere e 24 missili terra-aria a lungo raggio.
E QUELLO PER IL PERSONALE
Inoltre sostituire 128.000 soldati statunitensi costerebbe oltre 12 miliardi di dollari stima l’Iiss.
I COSTI DIFFICILI DA QUANTIFICARE
Allo stesso tempo, la simulazione non include alcuni assetti, il cui costo è più difficile da quantificare. Tra queste rientrano il comando e controllo, il coordinamento, lo spazio, l’intelligence e la sorveglianza, nonché il costo delle armi nucleari.
SOSTITUIRE I VERTICI
Un altro fattore non quantificabile ma altamente significativo è la leadership fornita dagli Stati Uniti, sia essa la posizione di Comandante Supremo Alleato in Europa (SACEUR) o attraverso il coordinamento diplomatico tra alleati.
LE LACUNE DELL’INDUSTRIA EUROPEA
Dunque colmare la lacuna lasciata dagli Stati Uniti in Europa richiederebbe un mix di tempo, impegno politico a lungo termine e investimenti più ambiziosi, riassume Politico.
Secondo il rapporto, gli alleati europei si trovano ad affrontare sfide nel settore della difesa. Mentre gli ordini di acquisto hanno accelerato nel settore terrestre, l’urgenza è diminuita nel settore navale e in gran parte del settore aerospaziale, con pochi investimenti aggiuntivi in una maggiore capacità produttiva, rileva lo studio. Ciò è problematico poiché la fornitura su larga scala di piattaforme aeree e marittime sarebbe un requisito fondamentale se l’Europa dovesse sostituire il contributo militare statunitense in questi settori. Ulteriori sfide nel settore della difesa riguardano contratti, finanziamenti, carenza di manodopera, regolamentazione e sicurezza degli approvvigionamenti.
Di conseguenza, l’Iiss stima che entro il prossimo decennio l’industria della difesa europea avrà difficoltà a sostituire molte capacità statunitensi, in particolare nel settore aereo e marittimo. Tuttavia, i lunghi tempi di consegna potrebbero essere ridotti a condizione di investimenti significativi nella capacità industriale europea.
LA CORSA AL RIARMO UE
Infine, come rileva il rapporto del think tank londinese, la crescita della spesa per la difesa in Europa ha raggiunto un record dell’11,8% in termini reali nel 2024, in aumento rispetto al 5,2% del 2023 e al 2,8% del 2022. I finanziamenti erano aumentati in risposta alla guerra in Ucraina e a causa della pressione sugli alleati affinché rispettassero l’obiettivo Nato del 2% del Pil entro la scadenza del 2024.
Inoltre, la pressione per aumentare la spesa è ulteriormente aumentata all’inizio del 2025, con l’acuirsi della preoccupazione europea sull’affidabilità degli Stati Uniti come alleati.
Diversi paesi hanno annunciato aumenti di spesa, tra cui Belgio, Danimarca, Germania e Regno Unito. A questi si sono aggiunte importanti iniziative a livello Ue, tra cui il programma “ReArm Europe” della Commissione europea, ribattezzato “Readiness 2030”, che mira a mobilitare fino a 800 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi per la difesa europea.