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Voto alle regionali e scenari nazionali. L’analisi di Vassallo (Istituto Cattaneo)

Quali sono gli scenari politici ed elettorali dopo il voto in Veneto, Puglia e Campania. Conversazione di Stefano Feltri con Salvatore Vassallo, direttore dell'Istituto Cattaneo, tratta da Appunti.

Salvatore Vassallo è un politologo dell’Università di Bologna che dirige l’Istituto Cattaneo. Come dopo ogni elezione importante, il Cattaneo ha pubblicato un’analisi del voto in Puglia, Campania e Veneto che include una simulazione delle implicazioni a livello nazionale. Partiamo dall’analisi del voto nelle tre regioni.

Come si era già visto nelle regionali precedenti, anche le ultime — quelle in Campania, Puglia e Veneto — hanno confermato la sostanza e la stabilità degli elettorati e, più o meno, dell’equilibrio generale tra centrodestra e centrosinistra allargato ai 5 Stelle.

Ad esempio, il risultato presentato come straordinario in Campania è in perfetta continuità con quanto registrato alle politiche del 2022 e alle europee del 2024. Lo stesso si può dire, con poche differenze, per Veneto e Puglia: in Veneto il centrodestra ha leggermente sovraperformato, mentre in Puglia il centrosinistra — soprattutto grazie alla candidatura di Decaro — ha ottenuto risultati migliori.

Che cosa significa questo sul piano nazionale?

Abbiamo provato a verificarlo riportando i voti di tutte le elezioni regionali svolte dal 2022 ad oggi nei territori che costituiscono collegi uninominali della Camera. In pratica abbiamo fatto come se i voti attribuiti ai candidati comuni alla presidenza fossero equivalenti ai voti ai potenziali candidati comuni nei collegi uninominali delle varie coalizioni.

Abbiamo visto che rispetto al 2022, quando il centrodestra ha vinto quasi dappertutto grazie alla divisione degli avversari — 121 collegi su 147, da cui è derivata la sua maggioranza parlamentare — se tenessimo conto dei dati delle regionali il rapporto diventerebbe 89 a 55.

Il vantaggio del centrodestra quindi si ridurrebbe rispetto ai circa 198 seggi del 2022 ai 34-35 stimabili sulla base dei risultati regionali.

Il centrodestra resterebbe in vantaggio, con possibilità concrete di rivincere, ma diversi fattori — che indichiamo nell’analisi — potrebbero portare in un’altra direzione. Inoltre ci sono margini di recupero per il centrosinistra allargato in Calabria, Sicilia e Sardegna.

L’Italia risulterebbe quindi divisa in cinque: Nord e Centro stabilmente al centrodestra; ex “zona rossa” e le grandi regioni del Sud (Campania, Puglia) stabilmente al centrosinistra, tre regioni decisive (Calabria, Sicilia, Sardegna), potenzialmente molto incerte.

Questo scenario potrebbe produrre risultati compensativi: una coalizione che vince di poco oppure nessuna coalizione con una maggioranza parlamentare adeguata.

Da qui il quesito che i parlamentari dovrebbero porsi, valutando l’eventualità di modificare la legge elettorale: preferiscono mantenere questo quadro potenzialmente indeciso, oppure preferiscono ragionare insieme su una legge che consenta di produrre una vittoria o sconfitta nitida dell’una o dell’altra parte — così come è avvenuto in tutto il ciclo delle regionali di cui stiamo parlando?

(Estratto da Appunti)

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