Caro direttore,
nel leggere l’intervista del Sole 24 Ore con Francesco Gaetano Caltagirone – che poi di intervista ha ben poco, pareva più un monologo – i sospetti del capo azienda di Unicredit, Andrea Orcel, devono essere divenuti granitiche certezze.
Caltagirone dice che non consentirà il matrimonio tra Natixis e Generali, e che il Leone di Trieste farebbe meglio a considerare partner italiani. Si guarda bene dal fare nomi. Tuttavia il panorama domestico, all’infuori di Anima e delle gestioni di Intesa Sanpaolo (Fideuram e Eurizon), non offre altro. A Orcel le considerazioni del costruttore e finanziere non devono essere piaciute (eufemismo), ma al tempo stesso non lo avranno colto di sorpresa.
Ti precedo: io non credo affatto che Orcel provi simpatia per Alberto Nagel di Mediobanca, né per Philippe Donnet di Generali. Simpatie e antipatie nella testa di Orcel contano ben poco: il vero punto è impedire che Intesa Sanpaolo, giocando di sponda con due miliardari e il Tesoro, si prenda le Generali.
Io ho sempre creduto che sia questa la vera ragione della “discesa in campo” di Orcel nella partita Generali. Salire nell’azionariato del Leone, per Orcel, serve prima di tutto a impedire che Caltagirone, Milleri, il governo e Intesa Sanpaolo facciano un bello spezzatino delle Generali e se ne spartiscano le asburgiche spoglie.
Orcel ha quindi giocato d’anticipo, approfittando delle pastoie del calendario di Carlo Messina, ancora in attesa di riconferma da parte dell’assemblea di Intesa. Nel frattempo ha fatto i conti con la crescente ostilità dell’esecutivo. Non riuscendo a convincerlo ad assecondare Caltagirone e Milleri, il governo ha usato la mano pesante con le prescrizioni “golden power” sul matrimonio con Banco Bpm, nonostante l’uso di questo strumento nel comparto bancario abbia stranito la Commissione Ue.
Non è tutto: il governo ha anche ripetutamente incontrato emissari di Crédit Agricole, il grande azionista di Banco Bpm che è il principale argine alla conquista della banca guidata dall’ad, Giuseppe Castagna, da parte di Unicredit. Alla faccia della francofobia di Fazzolari!
Salutoni e buon lavoro
Francis Walsingham