La Casa Bianca ha creato una lista di buoni e cattivi. Da una parte le aziende o i sindacati che hanno sostenuto e favorito il “One Big Beautiful Bill” del presidente Donald Trump, dall’altra le compagnie che sono state più tiepide o che si sono mostrate scettiche riguardo la legge di bilancio fortemente voluta dal tycoon. Un elenco, svelato da Axios, composto da 553 enti, tra aziende e associazioni di categoria, che mette in fila il sostegno alla finanziaria classificandolo o come “forte”, o come “moderato” o come “basso”.
LA CLASSIFICA DI TRUMP DELLE AZIENDE
In pratica la classifica si basa sulle dichiarazioni o sulle prese di posizione delle aziende nelle ultime settimane, specie quelle a ridosso dell’approvazione del “Beautiful Bill” di Trump. Tramite comunicati ufficiali, ma anche tramite post sui social media, video, pubblicità e anche partecipazioni ad eventi ufficiali della Casa Bianca, in particolare quelli legati alla finanziaria.
Tra i “buoni”, quelli che hanno sostenuto il piano, ci sarebbero – come racconta sempre Axios – Uber, United, DoorDash, Delta, AT&T, Cisco, Airlines for America, Steel Manufacturers Association. Ma è una lista in aggiornamento, hanno specificato le fonti dalla Casa Bianca. Il che implica potenziali aggiunte o potenziali cambiamenti, qualora alcune aziende si esprimessero o meno sostenendo la legge e Trump. I funzionari di Washington, come sottolineato da Axios, hanno confermato che la classifica “ci aiuta a capire chi si impegna davvero e chi si impegna, rispetto a chi si limita a fare promesse”.
BUONI E CATTIVI
Gli approcci utilizzati dalle aziende “buone”, secondo la Casa Bianca, sono stati diversi. Dalle esultanze sui social, come quella di Uber, alla legge trumpiana che non ha imposto tasse sulle mance, alla Airlines for America che con una dichiarazione ufficiale aveva sostenuto “fermamente” la finanziaria, applaudendo “l’inclusione di un investimento fondamentale di 12,5 miliardi di dollari per la modernizzazione delle strutture, dei sistemi e delle infrastrutture del traffico aereo della Federal Aviation Administration”.
PERCHÉ LA CLASSIFICA
Non è ancora certo come poi nella realtà questa classifica influenzerà le scelte dell’amministrazione Trump. Ma rimane il fatto che, come evidenziato da Bloomberg, questa lista è stata realizzata in un momento in cui “Trump fatica a convincere l’opinione pubblica dei benefici della legge”.
Secondo un sondaggio degli scorsi giorni, del Pew Research Center, “solo il 32% degli americani afferma di approvare la legge fiscale e di spesa, contro il 46% che la disapprova”. La spinta dell’amministrazione, quindi, è volta a far digerire meglio la finanziaria al pubblico. Anche con l’aiuto volontario e non di aziende e associazioni di categoria.
IL CAPITALISMO POLITICO DI TRUMP
Il rapporto tra l’amministrazione Trump, specie nel suo secondo mandato, e il mondo economico e societario è intricato. Ma in realtà è un rapporto che si inserisce nel contesto Usa, specie “dalla sentenza della Corte Suprema del 2010 il fatto che la politica possa essere finanziata in modo illimitato dagli attori del sistema economico (e sempre più tecnologico) è diventato un principio inaggirabile: se il denaro è libertà di espressione, allora chi ha più denaro vorrà comprare sempre più ogni libertà, mentre gli altri attori del sistema politico non potranno essere liberi se saranno poveri, perché non potranno partecipare al gioco”, ha scritto su queste pagine l’analista Alessandro Aresu.
Quindi, “il sistema degli Stati Uniti tende quindi verso questo controllo sempre più forte da parte di vari attori del sistema economico. Allo stesso tempo, l’altra tendenza è l’allargamento della sicurezza nazionale a sempre più ambiti dell’economia, e in particolare alle filiere tecnologiche, nell’epoca della competizione con la Cina”.
In sostanza, ha spiegato sempre Aresu, “i sistemi delle aziende statunitensi nella logica di Trump possono avere una clausola contrattuale che ne amplia l’uso a seconda della decisione del governo, che per questo deve ricevere qualcosa in cambio. «Non per me personalmente», precisa il presidente. Nella sua logica, non è tollerabile che un asset possa cambiare valore per decisione del governo, senza che il governo prenda la sua fetta, come un mediatore immobiliare o mediatore d’affari che si rispetti”.