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La Cina punta sullo yuan digitale per rispondere ai dazi di Trump

La strategia della Cina contro i dazi di Trump non passa solo per le tariffe, ma anche per l'utilizzo dello yuan digitale. Ecco come Pechino sfida il dominio del dollaro e l'Occidente.

Alle minacce dell’aumento vertiginoso di dazi da parte degli Stati Uniti, la Cina ha reagito con altrettanti rialzi delle tariffe. Pechino non poteva abbassare la testa e mostrarsi debole agli occhi del mondo, e quindi si è arrivati a un vortice di rialzi che pare si sia fermato solo perché oltre a una certa soglia è praticamente inutile andare, come affermato da Xi Jinping. La strategia cinese per rispondere alla guerra commerciale si articola in diverse parti: dalla svalutazione dello yuan alla cooperazione rafforzata con i paesi vicini. In questa logica si inserisce l’utilizzo di Pechino dello yuan digitale, altrimenti detto e-CNY, per irrobustire la propria economia e sfidare l’Occidente.

IL BOOM DELLA MONETA DIGITALE CINESE

La Cina ha lanciato la propria moneta digitale ufficiale nel 2020, prima con test interni e poi allargandone sempre più la platea e il suo utilizzo, anche con incentivi e bonus diretti alla popolazione. Nel pieno delle tensioni economiche con gli Usa, le autorità cinesi hanno reso noti i dati più recenti attorno all’e-CNY, dando ovviamente sfoggio dei passi in avanti compiuti dalla valuta digitale. Secondo la People’s Bank of China, la banca centrale cinese, i portafogli personali di yuan digitale sono passati dall’essere 180 milioni a 800 milioni, con un aumento del 45% del volume delle transazioni, arrivato da 7 a 10,2 trilioni di e-CNY. Il tutto solamente nei nove mesi precedenti all’11 marzo 2025.

I DUBBI SUI DATI DI PECHINO E SULLO YUAN DIGITALE

Il successo dello yuan digitale è stato amplificato il più possibile da Pechino, a tal punto da far emergere alcuni dubbi sulla loro veridicità. Ma l’obiettivo per la Cina era mandare un segnale agli Stati Uniti e allo stesso tempo instillare la fiducia all’interno del paese riguardo questo strumento monetario. Infatti, visto che le transazioni tramite e-CNY possono essere tracciate dallo Stato e sono legate ai documenti d’identità digitali delle persone, sono sorte diverse preoccupazioni riguardo quello che può diventare un altro mezzo di controllo sulla popolazione.

L’INTEGRAZIONE DIGITALE CON IL SUD EST ASIATICO E I PAESI DEL GOLFO

Ma Pechino non ha solo pubblicato le cifre attorno allo yuan digitale. È andata oltre. L’e-CNY, infatti, è stato integrato nel sistema internazionale dei pagamenti, allargandosi ai dieci paesi dell’Asean (Associazione delle Nazioni del Sud Est asiatico), quindi Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Birmania, Laos e Cambogia, e a sei paesi del Medio Oriente, in particolare del Golfo, cioè Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Un progetto che Brunello Rosa, Ceo ed Head of Research di Rosa&Rubini, definisce “una sorta di Digital silk road, una Via della Seta digitale”.

Di fatto la Cina vuole realizzare “un sistema di pagamenti parallelo, più rapido, meno costoso e – soprattutto – indipendente dai caprici politici occidentali. In una sola transazione, il regolamento può avvenire in sette seconti, contro i tre-cinque giorni del sistema attuale”, ha spiegato Marco Casario, ceo di Quantaste.

LA CHIAVE ANTI DOLLARO E IL SISTEMA ALTERNATIVO ALLO SWIFT

Secondo Brunello Rosa, “l’obiettivo politico della Cina, destinataria ormai di dazi stellari, è quello di creare un’architettura finanziaria alternativa al dollaro. Si calcola che circa il 38% del commercio internazionale potrebbe aggirare il sistema dei pagamenti americano Swift”. Con il coinvolgimento dei paesi del Golfo e di quelli del sud est asiatico, quindi, “il Global South è pronto a una seria alternativa al dollaro”, spiega ancora Rosa sul Corriere della Sera. Potenzialmente, potrebbe causare effetti a catena per cui altri attori, come per esempio l’Unione europea, potrebbero creare nuovi strumenti monetari alternativi. Gli Stati Uniti sono avvertiti.

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