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ponte sullo stretto

Chi vuole davvero il Ponte sullo stretto

Chi si sta mettendo già in fila pronto per attraversare il Ponte sullo stretto di Messina, leghisti e non solo. I Graffi di Damato pubblicati sul Dubbio

Solo qualche giorno fa l’ex guardasigilli leghista Roberto Castelli, che la buonanima di Francesco Saverio Borrelli sfotteva per la sua competenza di ingegnere acustico sprecata al vertice del Ministero della Giustizia, è stato sorpreso, diciamo così, a criticare la Lega del Ponte di Matteo Salvini. E lasciava intendere che Umberto Bossi non parla, cioè non se ne lamenta, solo per stanchezza o per carità di partito. Evidentemente rimpiange gli anni nei quali si lasciava attribuire striscioni e scritte sui ponti del Nord inneggianti all’Etna, che avrebbe potuto e dovuto risolvere con la necessaria energia i problemi della Sicilia. Striscioni e scritte che ancora Salvini si vede rinfacciare in certe città e piazze del Sud. Dove ricordano, non dimenticano.

Ebbene, il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture potrebbe vantarsi di un recente sondaggio di Demos, appena illustrato da Ivo Diamanti su Repubblica, dal quale risulta che il 68 per cento dell’elettorato nazionale della Lega, non più confinata nel pur importante, popoloso e ricco Nord, è favorevole al progetto del Ponte, con la maiuscola, sullo stretto di Messina. Che egli è deciso a realizzare come la premier Giorgia Meloni a proteggere il centro di raccolta, o come altro si deve chiamare, realizzato in Albania per gli immigrati clandestini diretti in Italia e soccorsi in mare. “F u n z i o n e r à”, ha detto e ripetuto la Meloni senza lasciarsi scoraggiare dalle intrusioni che contesta alla magistratura.

Il 68 per cento dell’elettorato dichiaratamente leghista a favore del Ponte è tanto più significativo se paragonato al 63 per cento dell’elettorato dichiaratamente meloniano o forzista, cioè del partito del compianto Silvio Berlusconi. Al quale gli amici hanno già chiesto di intitolare la grande opera di collegamento fra il continente e la Sicilia sentendosi rispondere da Salvini, che forse ha altri nomi per la testa, che a Berlusconi è già stato intestato, pur fra qualche protesta sgradita ai figli, l’aeroporto internazionale della Malpensa. Che Berlusconi peraltro frequentava meno di Linate.

Non parliamo poi dei confronti del 68 per cento dell’elettorato leghista a favore del Ponte con gli elettorati assegnati sulla carta, con o senza tenda, al cosiddetto campo largo dell’alternativa al centrodestra. O Araba Fenice, come la definiscono i detrattori.

A favore del Ponte risulta, almeno attualmente, il 63 per cento del modesto, diciamo pure modestissimo elettorato del pur ambizioso, anzi ambiziosissimo Matteo Renzi. E il 51 di Carlo Calenda, il 43 di +Europa, il 35 del Conte delle 5Stelle e il 32 del Pd di Elly Schlein. Che di conseguenza potrebbe aspirare a sorpassare un Beppe Grillo ritornato in azione attraversando a nuoto lo stretto di Messina, alla faccia delle tonnellate di acciaio e di cemento che serviranno alla costruzione del ponte, adesso con la minuscola, tanto voluto dal governo… sprecone della Meloni.

Pubblicato sul Dubbio

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