Tra i due litiganti, gli altri potrebbero gioire.
Dopo le scintille tra Donald Trump e l'(ex) alleato Elon Muk con la minaccia da parte del presidente Usa di revocare tutti i contratti federali con le aziende del miliardario e quella di ritirare Dragon (poi rientrata) da parte del patron di SpaceX, òa Nasa e il Pentagono si stanno muovendo rapidamente per individuare alternative ai razzi della società aerospaziale di Elon Musk.
Lo rivela il Washington Post (il cui editore è Jeff Bezos, patron di Blue Origin ndr), citando fonti ben informate. Secondo il quotidiano, l’agenzia spaziale statunitense e il Dipartimento della Difesa sarebbero rimasti fortemente irritati dall’ipotesi, ventilata dallo stesso Musk, di sospendere l’utilizzo della capsula Dragon per i voli verso la Stazione Spaziale Internazionale (Iss). Nonostante il successivo dietrofront del fondatore di SpaceX, l’allarme tra i vertici della Nasa non è rientrato.
Secondo quanto riportato dai media, i funzionari statunitensi hanno contattato almeno tre aziende spaziali commerciali per valutare lo sviluppo dei loro razzi e la loro disponibilità per missioni governative. Si tratta di Rocket Lab, Stoke Space e Blue Origin, quest’ultima fondata da Bezos nel 2000, con l’obiettivo di ridurre i costi dell’esplorazione spaziale creando razzi riutilizzabili.
La disputa tra il presidente Donald Trump ed Elon Musk evidenzia l’enorme dipendenza del governo da un’unica azienda per le missioni, aggiunge il Post. Nel frattempo, la Nasa sta posticipando al 2026 il primo potenziale prossimo volo della navicella spaziale Starliner di Boeing. Il ritardo di Starliner, l’unica alternativa statunitense per portare un equipaggio sulla Iss, mette in luce la dipendenza della Nasa da SpaceX e Musk, sottolinea Bloomberg.
Tutti i dettagli.
LA MINACCIA (RIENTRATA?) DI MUSK SU DRAGON
Dopo un post al vetriolo di Trump con cui ha minacciato di rescindere tutti i contratti federali con le aziende di Musk, mettendo a rischio una fonte di entrate cruciale per SpaceX, di rimando Musk ha minacciato di staccare la spina ai programmi spaziali della Nasa.
In particolare, il 5 giugno l’imprenditore americano ha minacciato di dismettere la navicella Dragon, prima di affermare in seguito che la navicella sarebbe rimasta operativa. In base a un contratto di circa 5 miliardi di dollari, la navetta spaziale Dragon dell’azienda SpaceX di Musk è attualmente l’unico veicolo americano in grado di garantire il trasporto verso la Stazione Spaziale Internazionale (Iss), sia di rifornimenti, con la versione cargo, sia di astronauti, con la Crew Dragon. Da qui il ruolo della navetta che ha reso l’azienda aerospaziale di Musk un elemento fondamentale del programma spaziale statunitense.
Il tira e molla tra Musk e Trump ha sollevato il timore che la Casa Bianca potesse escludere SpaceX dal suo ampio lavoro con la Nasa e il Dipartimento della Difesa, a scapito sia del governo che dell’azienda.
I CONTRATTI A RISCHIO E LE RIPERCUSSIONI
Circa 22 miliardi di dollari dei contratti governativi di SpaceX sono a rischio a causa delle conseguenze dell’esplosiva faida tra Musk e il presidente degli Stati Uniti.
Oltre al ruolo di Dragon, la Nasa fa affidamento sulla flotta di razzi Falcon 9 dell’azienda per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale di equipaggio e materiali. L’agenzia spaziale prevede inoltre di utilizzare il mega razzo Starship per inviare astronauti sulla Luna e infine su Marte, una volta sviluppato.
In base a quanto ricostruisce Breaking Defense, la cancellazione dei contratti con SpaceX potrebbe paralizzare il programma di lancio del Dipartimento della Difesa. Ma il punto è che SpaceX è stata, e finora sembra essere stata, per il prossimo futuro, la principale società di lancio spaziale statunitense. Secondo Jonathan McDowell, astrofisico dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, che gestisce il più grande database open source al mondo sui lanci spaziali, l’azienda è stata responsabile di 98 dei 109 lanci militari, civili e commerciali statunitensi nel 2023 e di 138 dei 145 nel 2024. Si prevede già che SpaceX di Elon Musk effettuerà più di due dozzine di lanci spaziali legati alla sicurezza nazionale nei prossimi anni.
Le conseguenze sul governo derivanti dalla cancellazione di tali contratti potrebbero essere molto gravi, secondo SpaceNews. Come già detto, sia la Nasa che il Dipartimento della Difesa fanno molto affidamento su SpaceX per i servizi di lancio, poiché i veicoli concorrenti di altre aziende sono stati lenti ad entrare in servizio. Senza dimenticare che SpaceX ha anche un contratto con la Nasa per lo sviluppo del Deorbit Vehicle statunitense, il veicolo spaziale che garantirà un rientro sicuro dalla stazione al termine del suo ciclo di vita.
ALLARMATI NASA E PENTAGONO DALL’ALTOLÀ DI SPACEX
Alla luce del quadro delineato, i funzionari governativi sono rimasti particolarmente sbalorditi dalle minacce di Elon Musk. Sebbene il fondatore di SpaceX abbia poi ritrattato la sua minaccia, questa ha allarmato i funzionari della Nasa, che affida a SpaceX la vita dei suoi astronauti, e del Pentagono, che fa molto affidamento sull’azienda per il lancio dei suoi satelliti più sensibili, scrive il Washington Post.
NON SOLO ROCKET LAB, STOCK SPACE E BLUE ORIGIN, SI FA AVANTI ANCHE SIERRA SPACE
Dunque, scrive il Post, i funzionari governativi si sarebbero messi in contatto con almeno tre aziende spaziali commerciali – Rocket Lab, Stoke Space e Blue Origin – per chiedere informazioni sullo stato dei loro razzi e su quando potrebbero essere disponibili per missioni governative, secondo quattro persone a conoscenza delle indagini.
Già lo scorso marzo il Comando dei Sistemi Spaziali della U.S. Space Force aveva annunciato di aver assegnato contratti a Rocket Lab e Stoke Space per espandere il proprio portafoglio di sistemi di lancio per capacità spaziali critiche. Si sono così unite ad aziende come SpaceX di Elon Musk, Blue Origin di Jeff Bezos e United Launch Alliance nel programma National Security Space Launch Phase 3 Lane 1 della U.S. Space Force, che mira a rafforzare le capacità di lancio spaziale degli Stati Uniti aggiungendo una gamma più ampia di fornitori di servizi.
Sempre nei giorni scorsi con il divampare dello scontro tra Trump e Musk, i dirigenti della Sierra Space, che sta sviluppando il velivolo spaziale Dream Chaser in grado di trasportare merci alla stazione spaziale, hanno incontrato i dirigenti della Nasa. “Sierra Space è pronta a garantire un supporto ininterrotto alla Stazione Spaziale Internazionale”, ha dichiarato Fatih Ozmen, ceo dell’azienda, in una dichiarazione al Post. Il numero di Sierra Space ha spiegato che “la Nasa ci ha comunicato di volere la diversità e di non voler dipendere da un singolo fornitore”.
Dream Chaser “è in fase di test e integrazione finale presso il Kennedy Space Center”, ha aggiunto Ozmen. “Stiamo lavorando a stretto contatto con i vertici della Nasa per far volare il veicolo entro la fine dell’anno”. L’azienda sta anche lavorando a una variante del Dream Chaser per il trasporto degli astronauti, ha sottolineato, “che la Nasa sta studiando”.
E STARLINER DI BOEING?
Infine, non va dimenticato che la Nasa ha già una potenziale alternativa a Dragon di SpaceX: la capsula spaziale Starliner di Boeing. Tuttavia, a causa dei numerosi problemi incontrati dal primo volo con equipaggio di Starliner verso la Iss la scorsa estate, la Nasa è stata costretta a ricorrere a SpaceX per riportare sulla Terra gli astronauti della Nasa Butch Wilmore e Suni Williams lo scorso marzo, dopo essere rimasti bloccati per mesi sulla Iss dopo il volo con Starliner di Boeing.
Proprio venerdì la Nasa ha dichiarato che la navicella spaziale Starliner della Boeing potrebbe tornare a volare non prima dell’inizio del 2026. L’agenzia aveva precedentemente affermato che il prossimo volo di Starliner verso la Stazione Spaziale Internazionale potrebbe avvenire già entro la fine dell’anno. Intanto la Nasa ha affermato di stare ancora valutando se il prossimo volo trasporterà astronauti a bordo o solo merci.
Le dichiarazioni giungono a un anno esatto di distanza dal primo volo quando i problemi al sistema di propulsione della capsula hanno costretto il suo equipaggio a rimanere sulla Stazione Spaziale Internazionale per circa nove mesi.